La Rete dei Santuari per Animali Liberi ha organizzato una mobilitazione nazionale il 7 ottobre a Milano dopo i fatti che si sono verificati al rifugio Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, dove nei giorni scorsi era stata fatta irruzione nell’area per abbattere i maiali sopravvissuti.
La
Rete dei Santuari per Animali Liberi ha organizzato una
mobilitazione nazionale il 7 ottobre a Milano dopo i fatti che si sono verificati al rifugio
Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, dove nei giorni scorsi era stata fatta irruzione nell’area per abbattere i maiali sopravvissuti.
«Un santuario è un luogo di accoglienza per animali ex-da reddito in cerca di una casa, che nasce quindi in risposta ad una emergenza –
scrive la Rete nel proprio sito – Si trovano infatti rifugiati all’interno della struttura, generalmente cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, e tutte le altre specie che l’uomo ha creato e selezionato solo per un proprio obiettivo, un proprio utilizzo, peggiorando sempre la loro qualità di vita, oltre che privandoli della libertà».
«Un luogo per essere un santuario, deve ovviamente rispondere a certi requisiti ed è per questo che è stata sviluppata la “
Carta dei Valori”» spiegano sempre dalla Rete.
«Un santuario di animali liberi è un luogo che ospita animali cosiddetti “da reddito”: cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, ecc., gestito da un ente no profit – si legge nella Carta dei Valori – Il primo obiettivo è rivolto all’ospitalità degli animali rifugiati, cercando di sviluppare al meglio l’ambiente di vita dei vari soggetti, tenendo conto esclusivamente delle loro esigenze specie-specifiche. Ovviamente a nessun ospite deve essere chiesta alcuna prestazione, sia in termini alimentari, di pet, o di altro genere, e deve essere garantita la migliore qualità di vita fino alla sua fine naturale. In seconda battuta, ma non per questo meno importante, è fondamentale che il santuario sviluppi un suo lato divulgativo, per contribuire così non solo alla salvezza dei soggetti ospitati, ma in parte anche per quelli fuori. L’apertura al pubblico diventa così fondamentale, affinché ogni individuo salvato diventi ambasciatore della propria specie, portavoce dei suoi fratelli e sorelle meno fortunati. Ogni presa di consapevolezza e ogni scelta responsabile passa sempre dalla conoscenza e non c’è luogo migliore per conoscere un maiale se non davanti a lui, assorbendo le sue emozioni, le sue storie, difficoltà, caratteristiche ed esigenze. Al contrario, dall’ignoranza si può arrivare molto facilmente ad avere paura e di conseguenza a discriminare il diverso».
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