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Associazione Laif: «La Cassazione si pronuncia sull’homeschooling»

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L’associazione Laif segnala la sentenza della Corte di Cassazione del 4 agosto scorso in merito a un caso in cui era stata messa in discussione la responsabilità/libertà decisionale di due genitori sul percorso di istruzione della loro figlia.
Associazione Laif: «La Cassazione si pronuncia sull’homeschooling»
L’associazione Laif segnala la sentenza della Corte di Cassazione del 4 agosto scorso in merito a un caso in cui era stata messa in discussione la responsabilità/libertà decisionale di due genitori sul percorso di istruzione della loro figlia. 
«Nel 2022 i genitori ricorrenti si erano visti imporre dal Tribunale dei minorenni di Trento, sezione di Bolzano l’iscrizione all’esame di idoneità, l’iscrizione a scuola per l’anno scolastico 2022/2023 e il controllo degli assistenti sociali e la collaborazione con questi – spiega Laif in una nota – L’iscrizione all’esame di idoneità è avvenuta ma genitori hanno fatto ricorso in appello sugli altri due punti. In appello, l’obbligo di iscrizione a scuola in qualità di alunna frequentante è stato cancellato, ma è stato mantenuto il ruolo di supervisione degli assistenti sociali e il dovere della famiglia di collaborare. Un ulteriore ricorso, in Cassazione, ha prodotto la sentenza in questione, con l’eliminazione anche di quest’ultimo punto, relativo al monitoraggio da parte degli assistenti sociali sull’operato della famiglia».
«I genitori quindi potranno continuare a fare istruzione parentale, sollevando i servizi sociali da un’incombenza che non li compete – prosegue l’associazione – Tra le motivazioni leggiamo che il controllo da parte degli assistenti sociali era stato introdotto come funzionale all’obbligo di iscrizione a scuola. Essendo venuto meno quest’ultimo, a ragion di logica cade anche il controllo che lo completa e l’intervento degli assistenti sociali si configura come un’indebita, seppur lieve, limitazione della responsabilità genitoriale. Le motivazioni contengono anche: un inquadramento dell’istruzione parentale nell’ambito del sistema italiano dell’istruzione; il conseguente riconoscimento della dignità della stessa; una puntualizzazione dei ruoli delle istituzioni, tra cui anche di quelli della famiglia».
In particolare, Laif segnala questo passaggio: «In tema di esercizio della responsabilità sui figli minori, la legge consente ai genitori di scegliere di provvedere direttamente alla loro istruzione, senza che i medesimi frequentino istituti scolastici, ma sotto il controllo delle autorità competenti, e nell’effettivo rispetto delle regole stabilite che, quando sono assicurate, non tollerano misure limitative della responsabilità genitoriale (nella specie il monitoraggio dei servizi sociali e la prescrizione rivolta ai genitori, di collaborare con questi ultimi) giustificate solo all’esito dell’accertamento del rischio di pregiudizio per il minore, che non può essere dato dalla sola scelta di procedere all’istruzione parentale, in sé pienamente legittima e costituente, anzi, espressione di un diritto costituzionalmente garantito».
Quindi l’associazione Laif conclude che: «L’istruzione parentale è pienamente legittima e costituzionale e rappresenta una delle modalità possibili per garantire l’istruzione ai figli minorenni; la scelta sulle modalità di assolvimento del dovere di istruzione è posta in capo ai genitori; la vigilanza deve essere svolta, entro i limiti di legge, dalle autorità competenti, tra cui non compaiono i servizi sociali; qualsiasi limitazione della libertà/responsabilità genitoriale è illegittima, a meno che non scaturisca dalla comprovata presenza di un rischio di pregiudizio per la/il minorenne; la sola scelta di istruzione parentale non costituisce di per sé indizio di una qualche incapacità genitoriale, quindi non giustifica limitazioni della responsabilità genitoriale. Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha voluto definire con chiarezza i limiti della questione e invitare, indirettamente, scuola, tribunale dei minorenni e comunque tutte le istituzioni coinvolte, a esercitare la loro funzione con misura e adeguatezza costituzionale, nel rispetto della libertà dei genitori. La Corte ha altresì sottolineato che le limitazioni della libertà/responsabilità genitoriale non sono lecite se non sono state precedute da una dimostrata esistenza di una situazione potenzialmente dannosa per la/il fanciulla/o».
«Questo riconoscimento ufficiale e documentato della liceità e dignità dell’istruzione parentale è un grande passo avanti verso una gestione veramente inclusiva e rispettosa della stessa – spiega il presidente di Laif, Sergio Leali – È anche un prezioso contributo sulla questione delle “capacità tecniche o economiche”: nessuno ha mai spiegato bene cosa siano concretamente, come si manifestino, come il loro possesso sia verificabile e quale sia la loro vera ragion d’essere nel terzo millennio. Dalla sentenza emerge chiaramente che l’unico fattore che giustifichi in qualche modo una preclusione della possibilità di avvalersi dell’istruzione parentale è la dimostrata “incapacità dei genitori”, di cui all’art. 30 della Costituzione della Repubblica italiana. Solo l’accertamento di questa “incapacità” consente alla legge di intervenire. Altrimenti il diritto-dovere di mantenere, istruire, educare i figli è in capo ai genitori. Ma cos’è la “capacità” richiesta? Quella di essere genitori in grado di compiere scelte appropriate e di risponderne a fronte di verifiche intelligenti e rispettose, da parte delle istituzioni competenti». 
«Richiamando la sentenza del Tribunale dei minorenni di Trento, la Corte di Cassazione cita la verifica dell’assolvimento del dovere di istruzione attraverso gli esami annuali – prosegue Leali – Lo svolgimento di questi esami è chiaramente un tema ancora tutto da ricollocare, soprattutto alla luce degli art. 1 e 2 del D.Lgs 62/2017, delle Indicazioni nazionali, del principio di inclusione, della libertà di insegnamento, del rispetto della dignità e delle peculiarità dell’istruzione parentale e del riconoscimento del ruolo genitoriale. Spesso le questioni (tra le quali certamente anche quella degli “esami”) si collocano su un versante o un altro, sulla base delle conoscenze e competenze di cui si è in possesso». 
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LETTURE UTILI

«Come sarebbe a dire, che non mandate i vostri figli a scuola? Ma non è obbligatorio? E allora come fanno a imparare a leggere, a scrivere e a far di conto? E in che senso, imparano da soli? E la socializzazione?».
Queste domande nascono spontanee quando si affronta il tema dell’unschooling, e il libro che avete tra le mani cerca di fornire le risposte a partire dall’esperienza di chi ha fatto questa scelta per i propri figli.
L’apprendimento spontaneo in un ambiente familiare e sociale incoraggiante e ricco di stimoli, costituisce un valido percorso di istruzione, anzi di autoistruzione, in grado di sostituire quello scolastico. I bambini semplicemente continuano, come hanno fatto in millenni di evoluzione, a imparare da soli: sono biologicamente programmati per farlo e non ne possono fare a meno.
Le numerose esperienze di unschooling sparse per il mondo ci dimostrano che i bambini, anche senza un programma didattico prestabilito e imposto dall’esterno, sviluppano con successo le loro capacità in autonomia, seguendo i propri ritmi.
Rifacendosi a un nutrito corpus di studi sull’apprendimento, le neuroscienze e la psicologia dell’età evolutiva, questo libro racconta come e perché adottare l’unschooling, riportando con decisione al centro del dibattito sull’educazione i legittimi protagonisti: i bambini.

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La scuola parentale è una scelta possibile sancita dalla Costituzione, anche se poche famiglie la conoscono.

Il termine “parentale” indica proprio che si tratta di una forma di organizzazione e proposta educativa che parte dalla volontà e dalle riflessioni dei genitori; di quei genitori, soprattutto, che cercano una vera e propria alternativa alla scuola statale.
Questo libro offre la possibilità di conoscere che cosa sono le scuole parentali e quali sono i valori pedagogici fondanti.
Il volume contiene anche indicazioni legali e amministrativo-burocratiche, per affrontare correttamente ogni passo nella costruzione e gestione di un progetto educativo. E propone un paradigma fondato sulla dimensione partecipata e partecipativa al progetto educativo, che si potrebbe riassumere nel termine co-schooling, sottintendendo l’educazione come bene comune.
È una guida utile a genitori, educatori e insegnanti che desiderano mettersi in gioco e pensare fuori dagli schemi.

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