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Michel Odent: «Occorre studiare le conseguenze del modo in cui si nasce oggi»

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«Sarebbe opportuno innanzitutto studiare le possibili conseguenze sul futuro della nostra specie del modo moderno di nascere. (…) Nell’era dell’ossitocina sintetica a buon mercato e della tecnica semplificata del cesareo, il numero di donne che partorisce bambino e placenta grazie alla liberazione di un cocktail di ‘ormoni dell’amore’ è diventato improvvisamente insignificante»: così Michel Odent nel suo libro “Sopravviveremo alla medicina?”.
Michel Odent: «Occorre studiare le conseguenze del modo in cui si nasce oggi»
Il chirurgo francese tra i padri del parto naturale, Michel Odent, nel suo libro “Sopravviveremo alla medicina?”, analizza le possibili conseguenze del modo in cui la donna partorisce oggi e lo fa dati alla mano e proponendo possibili differenti prospettive rispetto all’attuale massiccio ricorso al cesareo.
«Sarebbe opportuno innanzitutto studiare le possibili conseguenze sul futuro della nostra specie del modo moderno di nascere. (…) Nell’era dell’ossitocina sintetica a buon mercato e della tecnica semplificata del cesareo, il numero di donne che partorisce bambino e placenta grazie alla liberazione di un cocktail di ‘ormoni dell’amore’ è diventato improvvisamente insignificante – scrive Odent – Inoltre oggi il sistema immunitario della maggior parte dei neonati non viene più educato subito alla nascita dai microbi familiari alla madre (e quindi familiari al bambino, poiché la placenta umana è particolarmente efficace nel trasferire gli anticorpi materni). Come se non bastasse, un certo numero di discipline scientifiche che si stanno affermando, come l’epigenetica, la microbiologia metagenomica e la branca di epidemiologia nota con il nome di ricerca sulla salute primale, ci spinge a considerare il periodo attorno alla nascita critico, vale a dire con effetti a lungo termine, perfino transgenerazionali».

Come scrive Odent, dai grafici «risulta una tendenza costante verso un aumento del tasso di cesarei. Nei paesi industrializzati, a metà del Ventesimo secolo il tasso di cesarei era pari a circa il 2%, mentre oggi in paesi come gli Stati Uniti, la Germania, l’Australia e la Nuova Zelanda corrisponde a uno o due parti su tre. Il tasso di cesarei è aumentato a una velocità ancora maggiore in Cina e in gran parte dell’America latina. A partire da questi dati, qualsiasi proiezione suggerisce che, su scala mondiale, la via addominale sarà il modo normale di nascere nella seconda metà del Ventunesimo secolo». (…)

«La tendenza a considerare il cesareo come il modo normale di partorire è già percepibile – scrive ancora Odent – È significativo che molte ginecologhe, di fronte a una gravidanza senza complicanze a termine, scelgano un cesareo programmato per far nascere i propri figli. L’idea stessa di cesareo a richiesta è stata una tappa storica rilevante accettata, perfino promossa, da alcune delle associazioni mediche più influenti. È altrettanto significativo che, già nel 2003, il comitato etico dell’ordine statunitense dei medici ginecologi ostetrici abbia dichiarato pubblicamente come il cesareo elettivo sia eticamente accettabile». (…)
«Di fronte alle argomentazioni che spiegano come il cesareo potrebbe diventare il modo normale di nascere, molti reagiscono subito dicendo che sarebbe inaccettabile. Cosa succederebbe se questa posizione, finora limitata per lo più a un’istintiva reazione individuale, venisse supportata da discipline scientifiche emergenti che si stanno sviluppando a gran velocità? – scrive ancora Odent nel suo libro – Mi riferisco alla branca di epidemiologia conosciuta con il nome di ricerca sulla salute primale, alla batteriologia metagenomica, all’epigenetica, nonché ad alcune branche della fisiologia e della biologia evoluzionistica: tutte discipline in grado di ampliare i nostri orizzonti e obbligarci a pensare a lungo termine, oltre che in termini di futuro della nostra specie. Se consideriamo inoltre che, grazie alla fisiologia moderna, siamo in grado di comprendere i bisogni fondamentali di base della donna quando partorisce, sembra accettabile prendere in considerazione scenari diversi da quelli che sono sembrati ragionevoli finora. L’ostacolo principale verso una nuova consapevolezza è la specializzazione, ed è per questo che ci serve un approccio interdisciplinare. Tuttavia, per riassumere cosa offrono queste discipline emergenti in rapido sviluppo, abbiamo bisogno di un punto di partenza, che potrebbe ben essere la ricerca sulla salute primale: la branca dell’epidemiologia che esplora le correlazioni tra ciò che accade nel periodo primale e ciò che accade più tardi, in termini di salute e tratti caratteriali».
E Odent incoraggia anche a trovare «il coraggio di valutare in che modo si potrebbe rompere il circolo vizioso grazie a un’improvvisa, nuova consapevolezza… prima che sia troppo tardi». 

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