Dal referendum che si è tenuto lo scorso fine settimana in Svizzera è emersa una maggioranza netta di “sì”, il 78,5%, per la norma che prevede l’introduzione dell’aliquota minima del 15% per le grandi aziende.
Dal referendum che si è tenuto lo scorso fine settimana in Svizzera è emersa una maggioranza netta di “sì” all’aliquota minima del 15% per le grandi aziende. Lo fa sapere
swissinfo.ch. I risultati sono disponibili sul
sito del Consiglio Federale svizzero.
«Il 78,5% dell’elettorato ha dato luce verde all’imposizione minima per le grandi imprese. Anche in Svizzera, dunque, le multinazionali che realizzano una cifra d’affari annua di almeno 750 milioni di euro saranno tassate con un’aliquota minima del 15%. Si stima che si tratti di circa 2’000 gruppi di imprese. La riforma non riguarda invece le circa 600’000 aziende con un fatturato inferiore – scrive swissinfo.ch – In questo modo il Paese si allinea al progetto dell’OCSE e del G20 che ha lo scopo di adeguare a livello planetario le norme sull’imposizione dei grandi gruppi di aziende alla digitalizzazione e alla globalizzazione dell’economia. Al progetto dell’OCSE hanno aderito altri 140 Stati, ma la Svizzera è il primo Paese in cui il popolo ha potuto esprimersi in proposito».
«Per introdurre l’imposizione minima, la Confederazione ha previsto un'”imposta integrativa” che compensa la differenza tra l’aliquota di imposta effettiva prelevata dai Cantoni e quella minima del 15%. Ciò implica un intervento nella sovranità fiscale dei Cantoni. Una modifica della Costituzione si è quindi rivelata necessaria e, di conseguenza, il testo è stato sottoposto a referendum obbligatorio – scrive ancora swissinfo.ch – Le autorità prevedono che il nuovo regime fiscale entrerà in vigore il primo gennaio 2024. Nel primo anno l’amministrazione federale prevede che le entrate derivanti dall’introduzione dell’aliquota minima saranno comprese tra 1 e 2,5 miliardi di franchi. Il Parlamento ha deciso che il gettito generato dall’imposta integrativa sarà riversato al 75% ai Cantoni, mentre il 25% finirà nelle casse della Confederazione».
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