Condividiamo con i nostri lettori l’Introduzione del volume, che aiuta a comprendere l’importanza di conoscere queste tematiche.
«Basterebbe concentrarsi un attimo e ricordare. Ricordare tutti insieme: la corsa agli armamenti non ha mai portato bene. Basterebbe questa considerazione, nota a tutti fin dai banchi di scuola, per convincere noi stessi a domandarci se ha senso quello che sta accadendo negli ultimi anni – scrivono i due co-autori – Ci stiamo riarmando. Tutto il Mondo lo sta facendo, in nome di una “sicurezza” che sembra messa in discussione da una divinità ignota e cattiva. La nuova fase della guerra in Ucraina, con l’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha solo creato l’alibi perfetto a politiche già in atto da tempo. Così, la spesa militare è balzata in avanti, togliendo soldi – tanti – alla cooperazione internazionale, allo stato sociale, alle politiche di integrazione e di limitazione delle disuguaglianze».
«La beffa – assolutamente nota a chi governa i processi – è che ognuno di questi tagli ha creato le condizioni per nuove insicurezze, nuovi conflitti, dettati dalla necessità per molti di spostarsi, migrare, cercare un futuro, conquistarsi la vita. È un terribile buco nero, che trascina sempre e solo in basso. Lo dimostrano i dati: maggiore è l’insicurezza sociale, maggiore è la possibilità di scontro. La corsa agli armamenti ha quindi molti aspetti pericolosi e dannosi, non solo all’interno dei Paesi. Le ripercussioni toccano inevitabilmente le relazioni fra Stati. Ne è un esempio quanto sta accadendo all’interno dell’Unione Europea, fra Francia e Germania. La decisione di Berlino di mettere in campo 100 miliardi di euro per il proprio apparato militare, abbandonando definitivamente la linea pacifista del secondo dopoguerra, ha generato una crisi senza precedenti con Parigi. In gioco non c’è solo il prestigio militare francese, unico esercito dell’Unione ad essere capace di interventi rapidi in qualsiasi luogo del Mondo. In ballo ci sono precisi aspetti economici e commerciali».
«La Francia teme vengano traditi gli accordi bilaterali messi in cantiere negli ultimi anni, che prevedevano l’acquisto, da parte tedesca, di materiale bellico di produzione francese. Ora rischiano di venire accantonati, perché il governo tedesco si rivolgerà a fornitori americani o alla industria nazionale. La coalizione “semaforo” che guida la Germania, cioè l’alleanza fra socialdemocratici, liberali e verdi, in questi anni guarda, infatti, alla rivitalizzazione di una filiera interna di produzione bellica, che dovrebbe essere finanziata grazie ad un fondo speciale. È un piccolo esempio della complessità e pericolosità della partita riarmo. Pericolosità che emerge anche sul fronte “emergenza climatica”. Le risorse destinate agli interventi per contenere il riscaldamento globale sono costantemente dirottate sulla spesa per il riarmo, ritenuta prioritaria. Inoltre, la produzione bellica – l’industria, insomma – e l’attività militare generano emissioni spropositate e incontrollate nell’atmosfera, contribuendo al disastro. Sono solo alcuni esempi, molto pratici, di quali sono le conseguenze della corsa al riarmo. Capire cosa accade è centrale per decidere che fare, cosa pensare e cosa proporre. Lo scopo di questo piccolo libro è proprio questo».