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Parte una petizione contro l’obbligo dei contatori digitali per l’acqua

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Il gruppo “Appello contro l’obbligo digitale” ha lanciato una petizione rivolta ad Arera, l’Autorità italiana per l’energia, per chiedere di fermare l’obbligo di installazione dei contatori digitali per l’acqua.
Parte una petizione contro l’obbligo dei contatori digitali per l’acqua
Il gruppo “Appello contro l’obbligo digitale” ha lanciato una petizione rivolta ad Arera, l’Autorità italiana per l’energia, per chiedere di fermare l’obbligo di installazione dei contatori digitali per l’acqua.
«Rileviamo una decisa e preoccupante attribuzione di diritti esclusivi da parte delle aziende distributrici e venditrici, in quanto la sostituzione dei contatori meccanici con quelli digitali (“smart metering”), a valvole tele‐gestite, non ha dato luogo a nuove clausole contrattuali che: 1) tutelino il diritto alla privacy dei cittadini (in quanto l’uso del dato digitale consente il controllo, non solo statistico, del comportamento dell’utenza, e questi dati debbono essere protetti); 2) che tutelino i consumatori dal punto di vista dell’equilibrio contrattuale, in quanto l’utilizzo di valvole tele‐gestite può consentire ai gestori la chiusura e apertura del flusso dei beni venduti indipendentemente dalla concertazione con l’utente (spesso ormai affidata a call‐center), inserendo quindi nel rapporto tra azienda e utente un punto di forza immediato (tele‐gestione) a favore dell’azienda in caso di disguidi e controversie, senza aggiornamento dei contratti; 3) che evitino sempre che nel caso della gestione del bene pubblico idrico, un bene pubblicoessenziale per la vita, si installino elettrovalvole che ne facilitino la gestione da remoto come un qualsiasi bene commercializzato; 4) che tutelino quindi i cittadini e i consumatori da azioni da remoto non concertate ma anche dall’obbligo di sostituzione di contatori meccanici perfettamente funzionanti con nuovi contatori “smart”, tele‐gestiti, alimentati a pila, connessi tramite rete 4G, potenzialmente inefficaci in caso di malfunzionamento della rete di connessione, di hackeraggio e guasti elettronicigeneralizzati; 5) che tutelino i cittadini dalla sostituzione coatta, già in atto in varie zone del paese, di contatori meccanici con contatori digitali, senza alcun preavviso per l’utenza. Ciò generando disservizi (interruzione del flusso del gas) e contraddicendo le disposizioni in merito di Arera, infatti spesso non solo non viene comunicata preventivamente la data di sostituzione, ma non viene nemmeno comunicata la sostituzione effettuata, facendo quindi sì che scadano i termini previsti da Arera per la richiesta da parte dell’utenza di verifica della lettura; 6) che introducano nei contratti garanzie per chi, invece di affidarsi alla telelettura digitale, intende continuare a servirsi della telelettura analogica, poiché nel passaggio allo smartmetering i ricavi ottenuti dai gestori non corrispondono a equivalenti risparmi per gli utenti».
I promotori chiedono l’intervento degli organismi di tutela dei diritti dei consumatori, «a prescindere o meno da iniziative legittime di denuncia dell’inquinamento da frequenze radio già attuate da autorità scientifiche e da associazioni di cittadini».
«Il fatto che lo “smart metering” consenta una controllo più preciso delle perdite delle reti non è dato sufficiente a concedere alle aziende venditrici e gestrici un potere di contrattazione e di controllo sproporzionato né a garantire i cittadini nei loro diritti alla scelta ed all’uso di tecnologie il più possibile semplici – proseguono i promotori della petizione – Se nel caso della energia elettrica, poi, bene per propria natura esistente come flusso continuo in rete, il monitoraggio domestico è in parte comprensibile, non è il caso di gas e acqua, per i quali non esiste la necessità di dare luogo a una rete digitale presentata come “efficientamento indispensabile”. Nel caso del bene pubblico acqua inoltre appare anche grottesco che i gestori propugnino il passaggio allo “smart metering” per il controllo delle perdite in rete, notoriamente diffuse nella distribuzione molto più che nel luogo domestico».
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