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«Boicottiamo il cambio di stagione»: la satira di Arianna Porcelli Safonov

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Condividiamo anche con chi ci segue sul web l’intervento satirico di Arianna Porcelli Safonov pubblicato sul  numero cartaceo di aprile della rivista Terra Nuova  , che trovate in edicola, nei punti vendita del naturale e del biologico e sul  nostro shop online
«Boicottiamo il cambio di stagione»: la satira di Arianna Porcelli Safonov
Condividiamo anche con chi ci segue sul web l’intervento satirico di Arianna Porcelli Safonov pubblicato sul  numero cartaceo di aprile della rivista Terra Nuova  , che trovate in edicola, nei punti vendita del naturale e del biologico e sul  nostro shop online
«Il cambio di stagione è una di quelle sporadiche occasioni che ancora ci ricordano il nostro penoso essere creature partorite dalla madre Terra, e anche per questo motivo possiamo dire che si tratta di uno dei processi naturali che più ci infastidisce.
Ci dispiace dover ammettere che il nostro corpo sia ancora vittima di stupidaggini come la meteorologia e che sia lui a doversi adattare alle sue circostanze e non il contrario, ci innervosisce dover affidare il nostro benessere a qualcosa che non si possa pagare con Nexi, che non si possa programmare con Alexa. Il cambio di stagione arriva inaspettato, sempre più umorale, con le sue pretese assurde, i rovesci improvvisi, il caldo che scioglie la pelle e le altre calamità che fino a ieri avevamo visto soltanto nei paesi tropicali ed ora, invece, sembrano essere arrivate anche qui, tra Cortina e Caltanissetta, senza però aver portato anche tutto il resto di buono dai tropici, tipo la papaya, i percussionisti sexy e il tucano.
A noi resta solo la copertina felpata del tucano urbano, da usare in motorino mentre andiamo a lavorare e affrontiamo un meteo a dir poco bipolare.
Il cambio di stagione mette in discussione le nostre poche certezze in campo di stile, ci costringe a risultare sciatti perché ci dobbiamo vestire a cipolla per sopportare il freddo londinese quando camminiamo all’ombra dei palazzi, e l’afa marocchina non appena ci troviamo sotto al sole nefasto del mezzogiorno: tutto nella stessa giornata, allo stesso orario, nella stessa città, come se vivessimo dentro a un videogioco che ha moltissimi quadri di esperienza, tutti diversi fra loro, creati apposta per stordire il sistema immunitario dei guerrieri che dovranno combattervi dentro.
La meteorologia durante il cambio di stagione non ci permette di vestire come si vestono sui giornali, di uscire di casa con le mutande glitterate e il gilet in visone sintetico, come le pop star: siamo costretti a usare capi e accessori di cattivo gusto, come il cappotto nero, il berretto di pile, e questa schiavitù è insopportabile per gente come noi che frequenta i mixology bar e le fondazioni, per gente come noi che compra tutto su internet, persino i rapporti interpersonali.
Bisognerebbe smetterla di ostinarsi a combattere la battaglia contemporanea contro le aziende che stanno sfasciando il clima e bisognerebbe farlo per svariati e ragionevoli motivi: il primo, perché il clima lo sfascia la gente che consuma i prodotti di quelle aziende e la gente siamo noi, ma pare brutto arrabbiarsi contro noi stessi, un colpevole fa sempre la sua figura; un altro motivo è che ci farebbe più comodo combattere tutti insieme, uniti contro il meteo, una volta per tutte, se solo capissimo in che modo poterlo rendere completamente stabile, flat, in che modo poterlo ridurre ad un’unica, molle onda permanente che oscilli fra i venti e i ventiquattro gradi, almeno in occidente.
Che poi, se a qualcuno vengono pruriti strani da clima tropicale, abbiamo sempre i paesi poveri dove andarci a bagnare per poi rientrare al solito benessere, e quando invece si ha voglia di fare una settimana bianca in famiglia, abbiamo tutte le tecnologie per poterci organizzare, allestendo un manto nevoso sintetico su cui sfoggiare le nostre tute termiche, griffate.
A pensarci bene, praticamente siamo già arrivati a questo punto di eccezionale progresso, dobbiamo solo trovare il modo di contenere la recidiva creatività di questo nostro compagno di viaggio troppo esuberante che è il clima».
Arianna Porcelli Safonov, nata a Roma e laureata in Storia del costume, ha scritto due libri umoristici, Fottuta Campagna e Storie di matti (Fazi Editore), ed è performer di monologhi di satira e critica al costume sociale. Dal 2018, collabora con l’Università di Pavia, con una docenza legata alle tecniche di improvvisazione applicate agli ambiti manageriali – www.ariannaporcellisafonov.com
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