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Le riviste cambiano, tempi migliori in arrivo?

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Fino a qualche anno fa le riviste era pubblicazioni periodiche stampate esclusivamente su carta patinata lucida o opaca, generalmente pubblicate con cadenza regolare, con una ricca varietà di contenuti e per lo più finanziate dalla pubblicità, dal prezzo d’acquisto, da abbonamenti prepagati o da una combinazione delle tre cose.
Le riviste cambiano, tempi migliori in arrivo?
Oggi, c’è una tendenza crescente nella digitalizzazione delle riviste, che sono generalmente fornite dagli editori in due formati: quello cartaceo e quello digitale. Quindi, grazie a piattaforme specifiche, è possibile accedere agli stessi contenuti pagando una quota inferiore, in quanto le versioni digitali tagliano i costi della carta e della stampa. Il mercato delle riviste può essere segmentato in base al tipo (cartaceo e digitale), all’argomento e al panorama geografico.
Il mercato globale delle riviste è stato valutato a 70,3 miliardi di dollari nel 2021, ed è previsto che cresca con un CAGR dell’1% nel periodo dal 2021 al 2025.
In Italia, più che in altri paesi, è possibile valutare lo spostamento della scelta del formato da quello cartaceo alle versioni digitali. Infatti, i ricavi dalla vendita di copie sono diminuiti del -11,3% nel 2018, e si prevede che continueranno a diminuire nei prossimi anni. D’altra parte, per la versione digitale delle riviste, le entrate sono aumentate del 7% nel 2018, e si prevede che presto supereranno la versione cartacea.
D’altra parte, è possibile vedere come le case editrici stiano facendo sforzi per puntare a un maggior numero di clienti per le riviste digitali. Quindi, grazie a sconti sulle tariffe o alla messa a disposizione dei primi mesi di abbonamento gratuitamente, gli editori stanno riuscendo ad allargare la loro base di clienti e, quindi, il numero di clienti che riusciranno a mantenere in futuro.
Dopo la crisi pandemica del 2020, sembra che i lanci di nuove riviste abbiano registrato una ripresa.
Secondo Wessenden Marketing, nella sua analisi del mercato britannico delle riviste nel 2020, sostiene che il futuro della stampa è proprio questo: pubblicazioni a basso volume e bassa frequenza, all’interno di nicchie ristrette. Wessenden ha rilevato che il numero di copie distribuite dalle nuove riviste al momento del lancio è sceso del 22% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una media di 8.400 copie, mentre il prezzo medio di copertina è aumentato di oltre il 10%, arrivando a 4,52 sterline. I prezzi più alti hanno un vantaggio commerciale: permettono alle riviste di “concentrarsi di più sul loro pubblico e di allontanarsi dal business che porta a vendere la propria audience all’inserzionista.
Nonostante queste nuove riviste abbiano spesso contenuti diversi, al di fuori di alcuni lanci mainstream (come l’edizione britannica di Rolling Stone) la maggior parte ha qualcosa in comune. Tendono a essere orientate a una nicchia, avere una bassa frequenza (spesso trimestrali o biennali) e a basarsi sui ricavi editoriali piuttosto che su quelli pubblicitari, il che solitamente comporta un prezzo di copertina elevato.  
Seguendo questo modello la rivista si presenta come un titolo di fascia alta, da tenere in libreria anziché da eliminare nella raccolta differenziata.
Come sottolinea il rapporto Wessenden, le pubblicazioni di nicchia spesso utilizzano carte e finiture di qualità superiore per posizionarsi come un prodotto premium.
Un’altra caratteristica distintiva della nuova ondata di riviste di nicchia è la ferma convinzione dei loro fondatori dell’importanza cruciale della stampa nel loro business. 
Come osserva Wessenden, le tirature sono generalmente più basse, come nel caso di The Continental Literary Magazine, che ha una diffusione di appena 5.500 copie in Europa e negli Stati Uniti. Grazie ai progressi tecnologici, come la stampa digitale inkjet, per gli editori può aver logica – in senso commerciale – stampare prodotti di maggior qualità e che risultino convenienti per le basse tirature.
Secondo Jim Bilton, amministratore delegato di Wessenden Marketing, il panorama delle riviste sta cambiando rapidamente: “I lanci di magazine esclusivamente digitali sono ormai una rarità. La stragrande maggioranza affianca alle piattaforme digitali una versione cartacea. Tuttavia, il prodotto cartaceo sta abbassando la frequenza di pubblicazione e sta diventando meno voluminoso, più costoso e, di solito, di migliore qualità in termini di pagine e carta”.
Questi cambiamenti comportano anche un ruolo sempre maggiore per gli editori più piccoli. “Quindici anni fa, l’editoria era dominata da Burda, IPC, EMAP, Condé Nast e Hachette”, afferma Bilton. Oggi le cose sono cambiate: “I grandi editori si sono ridotti. La vera creatività nelle riviste proviene dai piccoli ‘editori per passione’, mentre le grandi multinazionali ridimensionano e rimodellano le loro attività”.
Per molti versi, le riviste cartacee si stanno evolvendo insieme ai loro modelli di business per diventare prodotti curati e di nicchia.
Le edicole stanno sparendo e non ci sono più reti di distribuzione facili ma ci sarà sempre il desiderio di riviste cartacee, perché Internet è come un fiume in piena senza fine mentre la rivista di carta è uno spaccato meno effimero, che offre una cura rigorosa in un momento in cui tutti hanno 1.000 schede aperte sullo schermo.
Per sopravvivere una rivista oggi “deve essere un’attività che crea esperienze e che dà la sensazione di uno scambio tra amici fidati”.

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