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Gli alberi sono un pericolo pubblico. L’editoriale ironico su Terra Nuova di marzo

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Il tema centrale della copertina del numero di marzo di Terra Nuova è quello della necessità di salvare gli alberi nelle nostre città, poiché si intensificano sempre più gli abbattimenti. E il direttore di Terra Nuova, Nicholas Bawtree, è voluto intervenire con un editoriale ironico (e un po’ amaro) proprio su questo tema, che nel numero vede un approfondimento speciale.
Gli alberi sono un pericolo pubblico. L’editoriale ironico su Terra Nuova di marzo
Il tema centrale della copertina del  numero di marzo di Terra Nuova è quello della necessità di salvare gli alberi nelle nostre città, poiché si intensificano sempre più gli abbattimenti. E il direttore di Terra Nuova, Nicholas Bawtree, è voluto intervenire con un editoriale ironico (e un po’ amaro) proprio su questo tema, che nel numero vede un approfondimento speciale.
Ecco il testo integrale pubblicato sulla rivista di marzo.
«Con tutto il rispetto per gli ecologisti, oggi dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà e renderci conto che nelle città moderne gli alberi non solo rappresentano un elemento di arredo urbano ormai obsoleto e démodé, ma costituiscono anche un grave rischio per la popolazione.
Prima di tutto, c’è la possibilità di beccare un ramo in testa o, peggio ancora, sulla nostra costosissima auto ecologica, già minacciata dalle radici che emergono ovunque dall’asfalto come fossimo in una scena di Stranger Things. Sì, gli statistici dicano pure che c’è una probabilità su 20.000.000 di essere colpiti da un albero, ma si dimenticano la legge di Murphy: vuoi vedere che quel caso sono proprio io? Ci sono poi i rischi specifici per le persone più vulnerabili. Il primo pensiero va agli anziani che, attratti all’esterno da illusorie immagini bucoliche legate alla loro infanzia, s’incamminano ignari verso il parco o il viale alberato più vicino abbandonando gli ambienti sicuri dei loro appartamenti domotizzati esponendosi al rischio di cadute, sbalzi di temperatura, polveri sottili, malintenzionati migranti climatici… e potrei continuare a lungo.
Non dimentichiamoci poi dei bambini che, vittime inconsapevoli di fiabe retrograde, potrebbero tentare l’arrampicata sul primo albero che si trovano davanti e che, cadendo, sottrarrebbero quei pochi posti di ospedale ancora rimasti a chi ne ha veramente bisogno. Tuttavia il pericolo maggiore per i nostri amati pargoli è rappresentato dalla distrazione causata dai parchi pubblici, veri e propri luoghi di perdizione a detrimento del loro rendimento scolastico… e quindi del loro futuro lavorativo. Volete una città infestata di alberi? Non mi venite poi a parlare di reddito di cittadinanza.
Va poi tenuta in considerazione l’ingente spesa delle amministrazioni comunali per la manutenzione del verde pubblico; non a caso i sacrosanti abbattimenti solitamente partono da esigenze locali, insomma a chilometro zero. E c’è pure chi viene a lamentarsi se il Comune rende questa operazione un po’ più efficiente con una bella capitozzatura. Ma dove vivete?! Vi rendete conto che tra segare rami, raccogliere foglie e curare le piante malate ci mangiamo tutto il PNRR? Sì, perché si ammalano pure questi cosi, capite? Magari sono pure contagiosi…
Nonostante tutto questo, cosa succede se c’è bisogno di rimuovere qualche pianta secolare per fare spazio a uno svincolo autostradale, una fabbrica o un nuovo centro commerciale? Fricchettoni di tutte le età si alleano per impedire il progresso e la crescita, salvo poi piangere miseria e scaricare la colpa sulle istituzioni.
Ma io vi aspetto al parco… ehm, volevo dire al varco. Quando saremo finalmente tutti passati al 5G e a una vita completamente smart, quando servirà una connessione internet anche per tirare lo sciacquone, come la metteremo col fatto che, secondo un recente studio del National Institute of Standards and Technology, gli alberi riducono di oltre 40 volte il segnale di questa altrimenti perfetta tecnologia? Allora sarete voi stessi ad acquistare una motosega elettrica, su cui sarà presto applicata l’IVA al 4%, e a togliere di mezzo quei pochi ostacoli che ancora si frappongono al progresso, lanciando un grido liberatorio: «SI… PUÒ… FAREEEE!».
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