Diverse sono le figure professionali che si occupano di cani e di altri animali. Ogni figura è nata in un periodo storico diverso in base alle necessità del suo tempo. E del facilitatore sistemico ci parla Valentina Armani, educatrice e istruttrice cinofila, oltre che co-autrice del libro
“Vite connesse” (Terra Nuova Edizioni).
«É proprio in questo periodo che si apre sempre più la necessità per le persone che si trovano ad affrontare delle difficoltà con i loro animali di avere persone che siano in grado di ascoltarle profondamente, di riconoscere cosa il loro animale sta comunicando, cosa sta cercando in tutti i modi di fargli capire, non solo da un punto di vista etologico, cioè del comportamento specifico di una determinata specie, ma anche animico, cioè nel riconoscere e portare in luce il profondo legame che li interconnette – spiega Valentina Armani – Questo tipo di approccio all’animale, che include tutto il suo sistema, permette di risolvere anche le situazioni più complesse, spesso date per “cause perse”, se la persona è pronta e disposta ad ascoltarsi interiormente. Gli animali sanno percepire le nostre corde più intime, i nostri stati d’animo diventano per loro istruzioni su come muoversi nel mondo e queste istruzioni se non sono portate a coscienza e agite in modo consapevole rischiano di dare informazioni contrarie a quello che razionalmente vorremmo da loro».
«Se ad esempio una persona ha scelto un cane con un talento per la guardia, pronto a proteggerla in ogni situazione e per senso del dovere invita tutte le settimane a casa i parenti che puntualmente la mettono in difficoltà criticandola, sarà probabile che il cane cercherà di bloccare i parenti sulla porta di casa. Inutile sarebbe arrabbiarsi per questo comportamento, spontaneo e necessario – prosegue Armani – Se invece per lavoro un’altra persona si trova sempre seduta a una scrivania sognando boschi e montagne non può dare dell’opportunista al gatto perché torna sempre solo per mangiare, è la fuori per mostragli la via, come una freccia che indica la direzione migliore per il benessere della persona. Più corriamo nel nostro mondo frenetico più diventa difficile ascoltare le proprie emozioni, lasciare che possano guidarci o anche solo esprimersi, e questo diventa spesso il più grande ostacolo tra la persona e il suo animale. La comunicazione animale avviene proprio attraverso le emozioni, se non siamo in grado di riconoscere le nostre diventa inevitabilmente più difficile riconoscere anche quelle degli animali. Succede davvero spesso che le intenzioni degli animali vengano fraintese, a volte il mio ruolo è semplicemente quello di tradurre le richieste dell’animale, quando arriva la comprensione è frequente che siamo già alla risoluzione del problema. Altre volte invece le necessità da mostrare sono molto più profonde, la persona si trova a incontrare aspetti di sé un po’ scomodi o che magari non si sentiva pronta ad affrontare».
«Un facilitatore delicatamente accompagna la persona, l’animale e tutto il suo sistema nella comprensione, affinchè una situazione stagnante riprenda a fluire – prosegue ancora Armani – Il facilitatore non si occupa di insegnare comportamenti al cane, quelli che spesso vengono chiamati “comandi”; si occupa invece del suo mondo emozionale, di comprendere il significato di un certo comportamento all’interno del suo sistema familiare, perché ogni comportamento ha un significato diverso in base alle dinamiche interne della famiglia in cui è manifestato. Cani che hanno paure particolari, che si mostrano aggressivi in determinate situazioni, che abbaiano in modo esagerato, che faticano a relazionarsi con le persone o altri cani e altri animali, che tirano al guinzaglio. È di aiuto anche a chi vive con un gatto, tematiche frequenti sono le marcature con urina o feci fuori dalla cassettina per le deiezioni, l’aggressività verso gli altri animali di casa o le persone, fughe da casa per diversi giorni, la gestione della convivenza con dei cani. Il facilitatore accompagna la persona, la stimola e incoraggia affinchè possa da sé riconoscere il senso nella propria biografia del comportamento dell’animale con cui vive. Per farlo si avvale di diversi strumenti sia per portare chiarezza che per supportare la persona».
«È un approccio alla relazione che permette di aiutare qualsiasi animale di cui si abbia studiato prima le necessità etologiche, ogni facilitatore può specializzarsi verso un animale piuttosto che un altro – spiega ancora Armani – Per fare degli esempi dalla mia esperienza ci può essere il cavallo insicuro, l’asino prepotente, l’anatra depressa, il gallo aggressivo… tutti stanno comunicando una necessità che ha bisogno di essere messa in luce all’interno della loro famiglia umana. Ciò che apprezzo di più è osservare il grande percorso di crescita interiore che avviene, di come tutte le relazioni della persona possano migliorare, di come le famiglie si sentano più unite e di come nuova armonia nasca con i propri animali. Accogliere completamente, in tutte le loro peculiarità, i nostri animali significa accogliere ogni parte di noi stessi, tutte sono importanti e chiedono di essere viste quanto le altre, se non le guardiamo noi arriverà qualcun altro (come i nostri animali) ad obbligarci, con amore, a guardarle».
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