Il Qi come ponte tra mente e corpo
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«Gli occidentali però, essendo maggiormente inclini alla categorizzazione, tendono a perdere il legame tra le parti. In quest’ottica l’ipotesi è che il Qi, l’energia che riempie l’Universo e che si differenzia in Qi del Cielo, della Terra (influenzato e governato dal primo) e dell’Uomo, possa costituire una sorta di ponte (uno tra i possibili ponti) che collega mente e corpo – spiega la dottoressa Natali – Lo scopo del ben-essere infatti è quello di mantenere un costante equilibrio nel fluire del Qi. Siamo pertanto ben lontani da molte teorie, prima tra tutte quella di J.B.Watson che bandiva concetti come “mente”, e “anima” poiché inutili per spiegare il comportamento umano. Non più una visione lineare problema-soluzione, bensì la consapevolezza di avere di fonte un sistema complesso (non complicato) che con il suo malessere sta manifestando un blocco nel fluire del Qi attraverso il quale vuole comunicarci qualcosa. Esso può presentarsi attraverso una malattia fisica vera e propria o come un momento di “crisi” in attività o comportamenti che fino a quel momento erano ritenuti del tutto normali».
«Vi è quindi una “Krisis”, nella sua connotazione greca antica, ovvero una scelta e non come siamo abituati ad intenderla, con un’accezione negativa. E’ solo partendo dal Qi prenatale, quello derivante dai nostri avi poiché, come afferma Bertold Ulsamer nel titolo di uno dei suoi libri più famosi: “Senza radici non si vola”, che possiamo ritrovare il “nostro Qi” quello detto post-natale che dipende da ciò che avviene nella vita dopo la nascita e dalle interazioni che si hanno con il mondo – prosegue Natali – Ma per arrivare a fare ciò è necessario interrogare, ascoltare ed accogliere quegli avi. Il blocco infatti può anche risiedere lì, senza che neppure la persona ne sia cosciente. Spesso invece le persone chiedono di essere “aggiustate”: tolto il malessere risolto il problema. Ancora una volta ci viene in aiuto il mondo orientale con il kintsugi, l’arte di riparare la ceramica mettendone in evidenza la crepa. Siamo ben lontani da un mondo occidentale in cui le ferite vanno eliminate possibilmente senza lasciare cicatrici. E soprattutto vanno eliminate nel più breve tempo possibile. Per lo psicosofo il tempo non è importante, “ci si mette seduti sul tappeto” e si ascolta “da Qi a Qi”, attraverso un ascolto sottile fatto di vibrazioni, di balsami attraverso i giochi, le parole e i piccoli gesti fino alla commozione e alle lacrime. Un intreccio di “sottili energie” che possono entrare in risonanza con il Qi dello psicosofo e di quello dei suoi avi, un Qi di cui ci si è già presi cura e verso il quale si è sempre molto attenti ed accoglienti».
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Jwing-Ming Yang (1989). The root of Chinese Qigong. Trad. it. Le radici del qigong cinese. (2013). Roma:Ed. Mediterranee, Roma.
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Murakami H. (2002), Umibe no Kafuka. Shinchosha. Trad.it. Kafka sulla spiaggia (2008). Torino:Einaudi.
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Von Bertalanffy L. (1996), Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni. Milano, Mondadori.