«L’essere umano può essere inteso come un’entità in continuum con la realtà che percepisce, dove il corpo fisico, le emozioni, i pensieri e l’ambiente sono in egual modo influenzabili dalla Coscienza che ne fa esperienza?»: se lo chiede Alessandra Martignoni, co-autrice del libro
“Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità”, che propone un nuovo paradigma nella conoscenza di sé e nel superamento dei disagi che oggi ci ritroviamo a vivere.
Nell’intervento di cui è autrice, e che va a comporre la rosa di interventi che animano il volume con grande profondità e competenza, la dottoressa Martignoni si propone di indagare le risposte offerte nell’ambito delle ricerche in fisica quantistica.
«Sembrerebbe che ogni pensiero e ogni emozione abbia un correlato sul piano biologico capace di modificare la sensibilità della cellula ai segnali che può ricevere. Nell’effetto placebo, ad esempio, si osserva una risposta biochimica, ormonale e immunitaria del corpo al significato attribuito dal soggetto all’atto terapeutico (Moerman, 2002)» spiega Martignoni.
«L’ipotesi, dunque, è che il pensiero e il suo correlato emozionale, come Energia di Informazione, sull’acqua corporea in stato di coerenza, realizzino un fenomeno di olografia (di memorizzazione di un’informazione in un mezzo coerente) e agendo a livello del DNA interagiscano sul meccanismo on/off dei geni regolatori di una certa funzione – prosegue la co-autrice del volume – Un punto fondamentale è che noi non vedremmo le cose “per come sono”, ma “per come siamo”, infatti secondo l’interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica, la mente partecipa nel determinare le proprietà di quanto osservato e la realtà sarebbe essenzialmente soggettiva. Troviamo un parallelo nelle tradizioni orientali col concetto di “vacuità”».
Sottolinea ancora la dottoressa Martignoni: «Secondo la scuola Vijnanavada, con le parole autorevoli di Vasubandhu (IV secolo) “La vacuità è la fine della differenza tra soggetto e oggetto, la sua sede è la coscienza che è la sola ad esistere. Ciò non significa confutare l’esistenza degli oggetti cognitivi, ma semplicemente negare che tali oggetti abbiano riscontri esterni, dato che ciò che riteniamo oggetti esterni non sono, in realtà, altro che nostre proiezioni mentali. Tutto ciò che pensiamo, conosciamo o sperimentiamo ci arriva attraverso il nostro sistema sensoriale, quindi avviene solo nella nostra coscienza”. La realtà sarebbe così l’incontro tra il Campo quantistico che potenzialmente può assumere infinite forme e l’osservatore, che ne determina con la sua Coscienza la forma manifesta. Con le parole del fisico Bernard d’Espagnat “La dottrina secondo cui il mondo sarebbe fatto di oggetti la cui esistenza sarebbe indipendente dalla consapevolezza umana risulta essere in conflitto con la meccanica quantistica e coi fatti dimostrati dalla sperimentazione” (1979)».
«Gli esperimenti di Mind over Matter (ad esempio il progetto PEAR e il Global Consciousness Project) hanno trovato evidenze dell’impatto della coscienza umana sulla materia – spiega la dottoressa Martignoni – La posizione umanistica della Psicosofia contempla l’animo umano e quegli aspetti che per loro natura non sono misurabili, ma non per questo meno reali. L’intervento di psicosofia è un percorso in grado di agire sia come segnale epigenetico, capace di Informare l’ambiente corporeo mediante modificazioni nell’espressione genica del DNA (corpo inteso come sistema fisico, emotivo e mentale), sia come modificatore del Campo energetico in cui l’individuo è inserito, riconoscendo all’anima il ruolo di ponte con il Tutto».
Bibliografia essenziale:
D’Espagnat B. (1979). The Quantum Theory and Reality. Scientific American, Nov. 1979, 158.
Moerman, D. E. (2002). Meaning, Medicine and the “Placebo Effect”. Cambridge Studies in Medical Anthropology. Cambridge University Press. November 18