«Ci sono forme di agricoltura che aiutano l’efficienza idrica dei campi, che salvano l’acqua coltivando»: condividiamo con i nostri lettori l’intervento di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, tratto dalla rubrica Il Punto Biodinamico del numero di settembre della rivista Terra Nuova.
«Ci sono forme di agricoltura che aiutano l’efficienza idrica dei campi, che salvano l’acqua coltivando»: condividiamo con i nostri lettori l’intervento di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, tratto dalla rubrica Il Punto Biodinamico del
numero di settembre della rivista Terra Nuova.
«Come salvare l’acqua e come salvare noi stessi in questa guerra torrida del genere umano? Coi cambiamenti ambientali e geopolitici l’acqua è sempre più contesa, privatizzata e inquinata. Sempre più esseri sono esclusi dalla disponibilità dell’acqua dolce. L’Istat calcola poi che la rete idrica italiana perde il 42% dell’acqua che passa dalle condotte. L’agricoltura è «accusata» di essere il primo consumatore di acqua, per oltre il 70%. In realtà l’uso che l’agricoltura fa dell’acqua dovrebbe essere di conservazione e rigenerazione. Si dice per esempio che un chilo di riso richieda più di 3 mila litri di acqua. Si tratta però prevalentemente di acqua che è stata conservata in una risiera e preservata per creare un areale sano, che accoglie la vita e le specie animali selvatiche. Se non intervengono pesticidi ed erbicidi a inquinarla l’acqua ne esce rigenerata. Non è corretto quindi mettere sullo stesso piano l’uso di questi litri col consumo dei litri per i processi industriali, che spesso degradano l’acqua gravemente.
Certo, l’agricoltura deve porre massima attenzione alla sacralità dell’acqua, cambiando il modo di irrigare e di concimare, evitando gli inquinanti e gli sprechi. Ha anche poco senso far diventare irrigui suoli vocati a grano e a pascolo. Ma soprattutto ci sono forme di agricoltura che aiutano l’efficienza idrica dei campi, che salvano l’acqua coltivando. Uno studio dell’Università di Sidney, in collaborazione con l’istituto di ricerca elvetico Fibl, ha trovato che i campi biodinamici conservano al loro interno il 55% in più dell’acqua. Non è un miracolo. Questo avviene grazie all’humus.
L’humus ha la più grande capacità di trattenere l’acqua ed è composto da essa per circa il 90%. In biodinamica c’è l’obbligo di concimare con humus prodotto dall’azienda stessa. Ossia non basta la concimazione naturale da sostanza organica, ma questa va prima compostata in azienda fino a essere umificata. Ed è tutto quest’humus dato al terreno che permette alle aziende biodinamiche di conservare meglio di altri l’acqua e di cederla lentamente alle piante. Gandhi per liberare l’India produceva il sale e filava i tessuti. L’humus è la pacifica risposta contadina alla guerra dell’acqua, una liberazione mondiale che tutti gli agricoltori possono avviare compostando il letame».
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Articolo tratto dalla rubrica Il punto biodinamico
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