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BIOAgroecologia: servono ricerca e innovazione

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«Siamo in una fase di cambiamento strategico a livello europeo che vede il passaggio del biologico da metodo agronomico a strumento di politica agricola per affrontare la transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari»: la riflessione di Maria Grazia Mammuccini presidente di FederBio.
BIOAgroecologia: servono ricerca e innovazione
Condividiamo con i nostri lettori l’intervento di Maria Grazia Mammuccini presidente di FederBio pubblicato sul numero di settembre 2022 della rivista Terra Nuova.
«Siamo in una fase di cambiamento strategico a livello europeo che vede il passaggio del biologico da metodo agronomico a strumento di politica agricola per affrontare la transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari. Per raggiungere l’obiettivo del 25% di superfici europee coltivate a bio al 2030 saranno decisivi investimenti in ricerca e innovazione. Contrariamente a quanto molti vorrebbero lasciare intendere, il biologico è una praticata fondata su una visione che guarda al futuro, dove innovazione, ricerca e digitalizzazione rappresentano pilastri fondamentali per la sua diffusione. Non è un caso, infatti, che tra i produttori agricoli biologici vi sia un numero consistente di aziende tecnologicamente avanzate e un’imprenditoria rappresentata in gran parte da giovani e donne, con un elevato livello di istruzione.
Le politiche europee stanno aiutando ad affrontare con nuovo vigore le principali sfide dell’agricoltura biologica e a creare opportunità di miglioramento delle pratiche e dei livelli di produttività. Ad esempio, il programma Horizon ha delineato strumenti per sostenere azioni di ricerca e innovazione suitemi della sicurezza alimentare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile. Tra le priorità per ricerca e innovazione per il biologico ci sono le strategie di difesa delle colture con prodotti a base di sostanze di origine naturale, comei mezzi di biocontrollo. L’utilizzo di questi prodotti a base disostanze di origine naturale e minerale contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici, a ridurre la perdita di biodiversità e a contrastare l’inquinamento ambientale grazie a un minor apporto di sostanze chimiche di sintesi.
Inoltre, il nuovo Regolamento Eu sul bio, entrato in vigore agennaio 2022, apre scenari interessanti per l’utilizzo dei semi delle popolazioni evolutive. Si tratta di semi che si sviluppano per eterogeneità, grazie alla selezione naturale, adattandosi anno dopo anno all’ambiente in cui vengono coltivati, al tipo di terreno e alle tecniche agronomiche, diventando più resistenti alle malattie in maniera naturale. Le popolazioni evolutive sono inoltre in grado di controllare le infestanti senza l’uso della chimica contribuendo a mitigare il cambiamento climatico.
Infine, tra le innovazioni di rilievo, da segnalare l’agricoltura di precisione applicata al bio e l’utilizzo di macchinari agricoli evoluti. Tali esempi rendono evidente come il biologico, al di là dei falsi miti, si fondi sulla conoscenza profonda delle dinamiche naturali, accogliendo al tempo stesso le tecnologie di ultima generazione e i metodi monitorabili, misurabili e certificabili in grado di garantire un’agricoltura sostenibile, la produzione di cibo sano e la salvaguardia dell’ambiente. La ricerca e l’innovazione non sono solo quelle che guardano alle nuove tecniche d’ingegneria genetica, ci sono approcci scientifici innovativi, ancorati ai principi dell’agroecologia che garantiscono ai prodotti biologici una chiara distintività e soprattutto un approccio sistemico e inclusivo, che vede l’azienda agricola e il territorio rurale come sistemi integrati basati sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali eagronomiche orientate all’incremento della fertilità del suolo, al mantenimento di un alto livello di biodiversità e alla salvaguardia delle risorse naturali.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio

Leggi la rubrica sul mensile  Terra Nuova settembre 2022 

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