Kamlesh Patel, conosciuto anche come Daaji, è l’attuale Guida spirituale della tradizione Heartfulness. È maestro di Raja Yoga e appassionato studioso dell’evoluzione della coscienza. Nel suo libro,
Creare il proprio destino, tradotto in numerose lingue in tutto il mondo e da Terra Nuova anche in italiano, ci fornisce spiegazioni chiare sul potere trasformativo della meditazione Heartfulness, che aiuta a riconnetterci con la sorgente di energia interiore.
«Cosa è già prestabilito? Cosa si può cambiare? La vita è governata dal fato oppure disponiamo del libero arbitrio per definire il nostro destino? Nel corso dei secoli si è discusso a lungo sull’influenza che il karma, l’astrologia, gli dei, il fato e il libero arbitrio esercitano sulla nostra vita. Alcuni credono nel fato, mentre altri pensano che il libero arbitrio e la libertà di scelta siano diritti innati di ogni uomo. A mio parere, la verità sta nel mezzo: non c’è né un libero arbitrio assoluto né un fato immutabile. La vita scorre tra questi due estremi. È come nella genetica: c’è una sequenza genetica fissa, definita dal genoma umano, e una componente epigenetica variabile. La struttura genetica di base è stabile, ma l’ambiente, i pensieri e le emozioni influenzano il modo in cui i nostri geni si esprimono, attivandoli o disattivandoli. La genetica è in parte fissa e in parte variabile, proprio come il destino. Altrimenti non sarebbe possibile nessuna evoluzione! Ciascuno di noi esiste nello spazio e nel tempo, e lascia una traccia in queste dimensioni. Forma impressioni nel proprio campo energetico, e in questo modo crea un’impronta, una personalità, un carattere, il programma del proprio karma futuro. Se potessimo rimuovere queste impressioni, facendo tabula rasa, il progetto karmico verrebbe cancellato, le nostre limitazioni svanirebbero e le possibilità del nostro destino si amplierebbero. La buona notizia è che queste impressioni possono essere facilmente rimosse, così da ripulire il nostro campo energetico e trasformare la nostra personalità e il nostro karma. Il libro Creare il proprio destino ci mostra come fare e ci spiega in che modo la rimozione delle impressioni possa cambiare completamente la nostra vita.
I principi del destino
Ci sono alcuni principi che ci consentono di affrontare il tema del destino in modo molto pratico. Il primo è che è possibile cambiarlo solo nel presente. Il passato è già accaduto e non può più essere modificato. Restarvi ancorati è sconsigliato, rappresenta uno spreco di energie, soprattutto perché impareremo a rimuovere le impressioni lasciate dal passato in modo da cancellarne ogni traccia. Il futuro è determinato dal presente, da come viviamo in questo momento. È quello che facciamo oggi che conta. Ogni giorno, ogni singolo istante è un’occasione per tracciare la nostra traiettoria futura.
Il secondo principio del destino è che lo creiamo noi stessi con i nostri pensieri quotidiani: i nostri desideri, ciò che ci piace o non ci piace. Avete notato che alcune cose ci attraggono, mentre altre ci disgustano e altre ancora ci lasciano indifferenti, come se fossero neutre? Se qualcosa ci piace, lo attiriamo verso il nostro campo energetico; se non ci piace, proviamo a respingerlo, ma in realtà ci influenza comunque: la differenza è che creiamo un legame negativo anziché positivo. L’odio, ad esempio, può indurci a pensare a qualcuno tanto quanto l’amore. (…)
Il terzo e ultimo principio del destino è che non siamo soli, siamo tutti connessi. Non creiamo soltanto il nostro destino individuale, ma evolviamo come specie e comunità. Questo fatto è conosciuto come “coevoluzione”, ma si verifica soltanto se prima evolviamo come individui. Molti si prefiggono di cambiare il mondo partendo dall’esterno: attraverso la politica, le azioni governative, le cause sociali, i cosiddetti “movimenti dal basso” e così via. Tutto ciò ha un valore, ma la società è composta da individui, e come disse Tolstoj: “Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso”. Per cambiare il mondo, dobbiamo prima cambiare noi stessi. Per creare il destino dell’umanità, iniziamo prima dal nostro e poi espandiamo il raggio d’azione per includere gli altri. In questo modo, arriverà il giorno in cui tutti insieme saremo in grado di cambiare la direzione presa dall’umanità.
L’importanza di allenare la mente
Purtroppo, la maggior parte di noi non ha mai cercato di sottrarsi al vagare della mente e alla sua modalità reattiva. Come le foglie d’autunno cadono dagli alberi e vengono trasportate dal vento di qua e di là, così noi ci lasciamo portare dagli eventi, senza una direzione o uno scopo superiore. Con una mente simile, quello che ci capita finisce per segnare il nostro destino, senza alcuna programmazione attiva e lungimirante da parte nostra.
Cosa fare, allora? Possiamo allenare la mente, lo strumento che ci permette di creare il nostro destino. (…) Solo se ci occupiamo della sua manutenzione, se la alleniamo, avremo uno strumento con cui definire il nostro destino. Ciò significa regolare i pensieri in modo da trovare quiete e chiarezza interiore, ripulirci dal groviglio di emozioni che continuano a emergere dal subconscio e imparare ad accedere alla parte più profonda del nostro potenziale umano, all’interno del cuore, che è in grado di guidarci come un radar. Per questo, abbiamo bisogno di una pratica meditativa (…)
Dare forma al proprio fato.
Dove ci sta portando il destino? La parola “destino” lascia intendere che stiamo andando da qualche parte o verso qualcosa. Se il destino è prestabilito, abbiamo bisogno di porci uno scopo nella vita? Se invece crediamo di essere noi a creare il nostro destino, allora diventa fondamentale stabilire una direzione e un obiettivo da perseguire. Che cosa vogliamo dalla vita? Le risposte più comuni, date da persone di qualsiasi origine e provenienza, sono la felicità, la contentezza e l’amore.