Isde-Medici per l’Ambiente ha lanciato un appello: «Le Olimpiadi invernali 2026 avranno un impatto negativo sull’evoluzione della crisi climatico-ambientale che si sta manifestando a livello globale e locale con una accelerazione drammatica. Il buon senso obbliga a un atto di responsabilità e di ripensamento circa la natura del progetto».
Isde-Medici per l’Ambiente
ha lanciato un appello: «Le Olimpiadi invernali 2026 avranno un impatto negativo sull’evoluzione della crisi climatico-ambientale che si sta manifestando a livello globale e locale con una accelerazione drammatica. Il buon senso obbliga a un atto di responsabilità e di ripensamento circa la natura del progetto».
«Le gravi alterazioni dell’ecosfera (ecosistemi, clima, biodiversità, suolo etc.) innescano dinamiche secondarie che accelerano il processo degenerativo globale a tutti i livelli, come evidenziato dagli eventi estremi di questi ultimi mesi –
scrive Isde in una nota – I fenomeni che stiamo osservando (siccità, ondate di calore, crollo dei volumi dei ghiacciai, alluvioni, frane, tempeste come quella di Vaia etc.) hanno una chiara origine antropogenica e mostrano i loro effetti devastanti sulle dinamiche ecologiche e sulla salute umana, sia su scala locale sia su scala planetaria. La manifestazione più eclatante è stata la disastrosa tragedia della Marmolada, che ha provocato 11 vittime tra morti e dispersi, ma il quadro degli eventi estremi che dobbiamo mettere in conto per il futuro è ancora più grave. Come ha scritto Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana:
“La dura lezione che traiamo dalla Marmolada è dunque che il progredire del riscaldamento globale con condizioni sempre più inedite per l’alta montagna, trasforma anche ghiacciai ritenuti stabili in nuove zone a rischio”. La funzione sociale e ambientale della montagna va salvaguardata con misure di adattamento e con un diverso modo di concepire il turismo, che può e deve essere promosso tramite iniziative prive di impatto ambientale e in grado di garantire l’economia delle aree interne e dei borghi che ospitano un’inestimabile ricchezza storica e culturale».
«Manca ancora una cultura del rischio, della resilienza e della sostenibilità, malgrado queste parole abbiano congestionato il dibattito politico e le pagine dei giornali di questi ultimi tempi – prosegue Isde – Eppure il cambiamento climatico sta già incidendo sulla salute della popolazione sia in Italia che in altri paesi, con una media annua di quasi 100 milioni di giorni-persona in più di esposizione alle ondate di caldo nei soggetti di età superiore ai 65 anni nel 2010-2020 rispetto al 1986-2005 e la mortalità correlata al caldo nelle persone di età superiore ai 65 anni è aumentata raggiungendo la cifra record di quasi 345.000 decessi nel 2019, l’80,6% in più rispetto alla media del periodo 2000-2005. Gli impianti per l’industria dello sci rischiano di modificare irreversibilmente il paesaggio e di produrre effetti e costi incalcolabili a medio e lungo termine. Basti pensare ai giganteschi consumi di acqua e di energia necessari per l’innevamento artificiale. Anche l’aumento delle opere edilizie e dei servizi per i turisti della stagione sciistica produce danni diretti, come l’erosione del suolo, che si sommano a quelli indiretti, come l’urbanizzazione e il traffico. ISDE ritiene indispensabile che gli interventi siano limitati alla manutenzione di infrastrutture esistenti e che nessuna nuova opera sia realizzata, facendo prevalere una prospettiva di ripensamento della fruizione, del valore e della conservazione della montagna. Questa è la sola condizione che può rendere accettabile la decisione di ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 in un territorio di immenso pregio ecologico, storico e culturale come le Alpi. A questo scopo si rendono necessarie la trasparenza più assoluta e la partecipazione di tutti gli stakeholder e dei cittadini su ogni decisione relativa all’uso del territorio connessa con i programmi Milano-Cortina 2026».