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Navdanya: «Bisogna sostenere la sovranità alimentare e l’agroecologia»

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«Il G7 dovrebbe smettere di promuovere un sistema alimentare che crea fame e malnutrizione e sostenere i movimenti per la Sovranità alimentare e l’Agroecologia»: così in una nota l’associazione Navdanya International guidata da Vandana Shiva.
Navdanya: «Bisogna sostenere la sovranità alimentare e l’agroecologia»
«Il G7 dovrebbe smettere di promuovere un sistema alimentare che crea fame e malnutrizione e sostenere i movimenti per la Sovranità alimentare e l’Agroecologia»: così in una nota l’associazione Navdanya International guidata da Vandana Shiva.
«Secondo la FAO, la Banca Mondiale e l’ International Panel of Experts on Sustainable Food Systems (IPES) attualmente non c’è alcun rischio di scarsità di cibo a livello mondiale. Questo grazie a scorte di grano più alte del normale e a un buon rapporto scorte/utilizzo. Secondo il Ministero dell’Agricoltura ucraino, il Paese è riuscito a esportare i raccolti del 2021/2022, anch’essi superiori alla media, prima dell’invasione. Perché allora così tanti Paesi stanno affrontando un rischio maggiore di insicurezza alimentare e, nei casi peggiori, di carestia?» si legge nella nota di Navdanya International.
«Nonostante l’adeguata offerta globale, nella settimana del 7 marzo 2022, i prezzi dei generi alimentari hanno raggiunto il picco più alto della storia» si legge ancora nella nota che sottolinea come dall’inizio della guerra in corso «la speculazione finanziaria sul mercato delle materie prime» abbia subìto «un forte incremento, in quanto massicce quantità di capitali sono state movimentate da società di investimento in cerca di profitto. L’eccesso di speculazione, l’aumento dei prezzi dei future sulle materie prime e la maggiore volatilità del mercato sono alla base della crisi. Il che significa maggiori guadagni per gli operatori finanziari e le grandi aziende agricole ma anche un’impennata dei prezzi reali degli alimenti».
Vandana Shiva, presidente di Navdanya International,  afferma che «ogni crisi nella storia è stata usata dai monopoli del grano per aumentare i loro profitti e il loro controllo. Il cibo è stato trasformato in una merce, in un bene finanziario. La crescita finanziaria e la crescita del denaro generata dal casinò della finanza non portano a una crescita reale dei processi che supportano e sostengono la vita. La deregolamentazione ha invece destabilizzato il sistema finanziario e alimentare globale. Ha creato fondi di gestione patrimoniale come Blackrock e Vanguard. I fondi di gestione degli indici possono moltiplicare le finanze, non il cibo».
«Ciò che viene trascurato dalla maggior parte delle analisi sull’attuale crisi alimentare è che il problema non risiede nella mancanza di offerta o di integrazione del mercato, ma nel modo in cui il sistema alimentare è strutturato e dai poteri forti che lo controllano – scrivono da Navdanya – Il mondo ha già affrontato una crisi alimentare e di malnutrizione molto prima dell’attuale conflitto. Dall’epoca coloniale, che ha visto l’inizio dell’estrattivismo e dello sfruttamento dei piccoli agricoltori, all’avvento della Rivoluzione Verde e alla concretizzazione del regime di libero scambio globalizzato, abbiamo assistito alla distruzione deliberata della sovranità alimentare a favore delle grandi aziende multinazionali. Non è quindi una coincidenza che oggi stiamo assistendo alla terza grande crisi alimentare degli ultimi 15 anni».
«Il sistema agroalimentare globalizzato e industrializzato è responsabile di queste ripetute crisi alimentari, nonostante i suoi continui proclami di essere la migliore soluzione alla sicurezza alimentare globale. Il rigido sistema globalizzato basato sull’agricoltura industriale, sulla finanziarizzazione e sul dominio delle imprese, la mancata trasformazione dei sistemi alimentari, l’eccesso di speculazione e le conseguenze della pandemia, ci stanno esponendo al rischio di carestie – prosegue Navdanya – A prescindere dalla sua evidente insostenibilità, le istituzioni internazionali, i governi e le multinazionali stanno usando la crisi attuale, come hanno usato ogni crisi, per consolidare ulteriormente questo modello fallimentare. Approcci fallimentari continuano a essere spacciati come soluzioni, fra cui “incrementare la produzione a tutti i costi”, produrre grano OGM non testato, commercializzare un maggior numero di alimenti sintetici e aumentare la dipendenza dalla digitalizzazione».
«In Europa, molti stanno spingendo per la deregolamentazione dei nuovi OGM e dei pesticidi come soluzione alla crisi alimentare. Ogni disastro è stato sfruttato come un’opportunità dalla lobby degli OGM, che rappresenta lo stesso conglomerato che vende anche prodotti agrochimici tossici –  commenta ancora Vandana Shiva – I cittadini europei devono insorgere e difendere la loro libertà di mangiare cibo senza OGM, il loro diritto alla biosicurezza. Devono scoprire il bluff dei governi che cercano di usare la guerra in Ucraina per scaricare sui cittadini europei OGM non testati e non regolamentati».
«Oggi stiamo raggiungendo un punto di non ritorno. L’attuale crisi dei prezzi e la crisi del cibo non sono un sintomo di guerra, ma di un sistema che si è spinto troppo oltre – si legge ancora nella nota di Navdanya – Nell’attuale stato di crisi multiple che si sovrappongono, spingere ulteriormente su questa strada continuerà a creare crisi globali sempre peggiori. Dobbiamo invece ripartire dal consenso internazionale sulla necessità di creare un’alternativa all’agricoltura industriale e al modello di distribuzione su larga scala».
La dottoressa Vandana Shiva spiega come ci siano altre soluzioni all’attuale crisi alimentare: «L’agroecologia basata sulla biodiversità produce più cibo se misurato in termini di nutrizione e non in termini di resa. I redditi netti degli agricoltori sono più alti quando coltivano la biodiversità per le economie alimentari locali, invece di prodotti di monocoltura ad alta intensità chimica per le catene di approvvigionamento globali. La biodiversità, l’assenza di sostanze chimiche e il cibo locale vanno a vantaggio degli agricoltori, dei cittadini e della Terra».
«L’agroecologia non solo aumenta il reddito degli agricoltori, ma aumenta anche la qualità nutrizionale e la salute delle persone, rigenerando il suolo, tutelando l’acqua e la biodiversità e, allo stesso tempo, mitigando i cambiamenti climatici e migliorando la resilienza – si legge ancora nella nota – Abbiamo bisogno di strategie radicalmente trasformative che riconoscano i bisogni dei popoli, accordino dignità, rispettino la natura, mettano le persone al di sopra dei profitti, si oppongano alla cattura delle imprese e lavorino collettivamente per un sistema alimentare equo e dignitoso per tutti. Abbiamo bisogno di creare Sistemi Alimentari Locali, Biodistretti e reti di economia sociale e inclusiva basate sulla democrazia economica, che includano programmi educativi e mercati agricoli per collegare gli agricoltori biologici locali con la comunità. I governi e le istituzioni regionali e internazionali devono sostenere questi percorsi per trasformare i sistemi alimentari aziendali attraverso l’agroecologia e la sovranità alimentare. Il conflitto russo-ucraino ha messo ancora una volta a nudo la fragilità dei sistemi alimentari globalizzati e la rapidità con cui le fluttuazioni del mercato si ripercuotono sui più poveri. L’attuale impianto agroalimentare industriale e globalizzato crea crisi alimentari in modo sistematico».
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Letture utili

Manuale di RESISTENZA ALIMENTARE. Con un intervento di Franco Berrino.

Una vera rivoluzione oggi può e deve partire dalla produzione del cibo, un grande campo di azione dove il sistema agroalimentare globalizzato ha cancellato la biodiversità, avvelenato il suolo e reso la nostra dieta sempre più omologata e insostenibile.
Il cambio di paradigma si impone anzitutto nella produzione agricola e nella salvaguardia dell’ambiente, da cui dipende il mantenimento degli ecosistemi e della salute dell’uomo.
Gli autori del libro, tra cui spiccano le figure di Vandana Shiva e Franco Berrino, tracciano un’inversione di rotta a cominciare dal nostro stile di vita: bisogna dire sì ai sistemi agricoli naturali su piccola scala, per recuperare la vitalità del cibo e garantire un accesso più democratico alle risorse della terra.
E bisogna dire no all’avanzata di un modello produttivo basato sullo sfruttamento dei popoli e degli ecosistemi.
In gioco c’è la nostra salute e la sopravvivenza pacifica sul pianeta Terra.

Le soluzioni sostenibili per affrontare il fallimento dell’agroindustria e diffondere una nuova forma di resilienza.

La crisi ambientale, sociale ed economica che viviamo oggi ha un principale colpevole: l’attuale modello agroalimentare, che espone l’intero Pianeta ai pericoli di una nuova estinzione di massa, depredando le risorse naturali, come l’acqua e la fertilità dei suoli. In questo nuovo libro, Vandana Shiva e Andre Leu presentano i risultati delle ultime ricerche scientifiche, dimostrando che un altro modello agricolo non solo è possibile, ma anche necessario, per combattere la fame, frenare i cambiamenti climatici e arginare la devastazione del Pianeta.
La questione ha anche una valenza di ordine sociale e politico. L’agricoltura industriale, basata su monocolture, pesticidi e biotecnologie, rende sempre più dipendenti e indebitati gli agricoltori consegnando i saperi, i mezzi di produzione e gli stessi semi nelle mani di poche multinazionali, con una concentrazione di potere senza precedenti nella storia.
In un testo destinato a fare storia, gli autori smontano un modello produttivo a lungo celebrato come efficiente, ma che ad uno sguardo più attento si mostra del tutto incapace ad affrontare le sfide della crisi climatica, la fame nel Sud del mondo e la malnutrizione cronica nei paesi cosiddetti sviluppati. La soluzione è nelle pratiche agricole sostenibili supportate da nuove conoscenze agronomiche in grado di valorizzare la complessità del vivente, garantire cibo sano per tutti e una nuova democrazia per il futuro del Pianeta.

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