Le colture stanno soffrendo per la siccità, che si avvia a diventare problema strutturale più che emergenziale. In proposito, il team del
Bosco di Ogigia, che da anni sensibilizza sulle tecniche agricole rispettose dell’ambiente e della salute, fornisce suggerimenti e consigli per affrontare la scarsità d’acqua nei campi.
La
crisi idrica, la siccità, era in agguato da tempo. Le scarse piogge invernali e primaverili avevano fatto presagire da tempo che l’
estate 2022 sarebbe stata critica. Purtroppo le previsioni non sono state smentite e ci troviamo a vivere una
situazione molto difficile, con razionamenti e
divieti di irrigazione in alcune regioni per preservare le riserve d’acqua. I primi provvedimenti per risparmiare acqua riguardano proprio
gli orti, ovvero la produzione di cibo. C’è da chiedersi se sia la strada giusta, viste le minacce che incombono anche sulle forniture alimentari. Cosa possiamo fare per affrontare la siccità?
Cosa fare per affrontare la siccità: le strategie
Un suggerimento per
le coltivazioni è quello di cogliere
l’opportunità della crisi per mettere in atto tutte le strategie possibili per
limitare al massimo il consumo di acqua e portare comunque a casa un raccolto. In attesa che si mettano in campo provvedimenti più sostanziali per favorire il
ciclo naturale dell’acqua, come la tutela e il ripristino delle foreste. Ecco un elenco di consigli da mettere in pratica subito per un orto produttivo anche con la siccità.
Controllare l’umidità del suolo prima e dopo l’annaffiatura
Per prima cosa impariamo a non usare una goccia in più dell’acqua necessaria. Quando l’acqua è abbondante capita anche di sbagliare in eccesso, ovvero di dare agli ortaggi più acqua di quanta ne serva. Per far sta bene le piante non serve la terra zuppa, tutt’altro. Serve il giusto grado di umidità e, inoltre, con troppa acqua, le radici non sono stimolate a crescere e le piante resteranno totalmente dipendenti da irrigazioni continue. Quindi, prima di aprire gli irrigatori o prendere l’innaffiatoio, mettiamo un dito nella terra e sentiamo come sta. Se dopo i primi centimetri sentiamo umidità, non ci sarà bisogno di annaffiare. Dopo aver annaffiato, poi, facciamo un altro controllo. Se la terra è umida solo nei primi tre centimetri e non è bagnata più in basso, l’irrigazione non è stata sufficiente o il nostro suolo non è nelle condizioni migliori per assorbire H2O.
Non annaffiare tutte le piante nello stesso modo
L’orto non è tutto uguale. Ci sono ortaggi che hanno più bisogno di acqua e altri molto bravi a cavarsela senza irrigazione. Usiamo questa preziosa risorsa
solo dove e quando serve. Va tenuto conto anche della fase di crescita in cui si trovano le piante.
L’aglio in estate per esempio, deve asciugarsi e innaffiandolo faremmo solo danno. I pomodori non hanno bisogno di molta acqua e in fase di maturazione evitiamo di annacquarli, ne rovinerebbero anche il sapore.
Aumentare la materia organica nell’orto
La presenza di
materia organica fa diventare la terra una spugna per l’acqua capace di ottimizzare la pioggia scarsa, le irrigazioni e anche la condensa notturna. Se serve, quindi, aggiungiamo
compost o letame maturo in superficie, che nutrirà anche le piante in crescita. Non c’è riserva d’acqua più capiente della terra stessa, quando abbiamo una terra ricca di materia organica il fabbisogno di irrigazioni si riduce, anche fino ad annullarsi. L’1% di sostanza organica di un terreno di un ettaro, accumula circa 80.000 litri di acqua
Accertarsi che la pacciamatura sia sufficiente
La
pacciamatura, ovvero la copertura del suolo, è la strategia numero uno del risparmio idrico ed ha anche altre funzioni, tra cui la protezione dall’eccesso di caldo che può arrivare a danneggiare le radici. Se non piove e fa molto caldo accertiamoci che la pacciamatura sia abbastanza spessa, anche 20 centimetri. Ci sorprenderà quanta umidità in più il suolo sarà in grado di conservare.
Stendere dei teli ombreggianti
Le piante, come noi, usano la traspirazione per mantenere nei tessuti una temperatura compatibile con i processi vitali, sudano anche loro! Più fa caldo, più avranno bisogno di acqua. Inoltre il gran caldo spinge le piante a bloccare la fotosintesi e quindi la crescita. Se riusciamo a garantire, nei mesi e negli orari più caldi, un po’ d’ombra risparmieremo acqua e avremo piante più vitali e sane. Anche le piante che amano il sole, come le solanacee (pomodori, peperoni, melanzane) saranno felici di avere un po’ di tregua dal caldo torrido. Con i teli ombreggianti possiamo creare strutture di vario tipo, da adattare al modificarsi delle condizioni climatiche. I teli ombreggianti posti sopra alle colture le difendono anche da eventi meteorologici aggressivi per i vegetali come acquazzoni e grandinate.
Proteggere le radici delle piante in vaso
Se le nostre colture sono in vaso è il caso di proteggere le radici dal caldo, soprattutto se i materiali di cui è fatto il contenitore non garantiscono un buon isolamento. Un metodo di intervento veloce è quello di inserire il vaso di coltura dentro un vaso più grande e riempire lo spazio tra i due con un materiale coibentante, come paglia o fieno.
Alzarsi presto la mattina per annaffiare
L’orario migliore per dare acqua alle piante è la mattina molto presto, per varie ragioni. Le piante hanno bisogno di acqua per la fotosintesi e gli altri processi vitali, è perciò necessario che sia disponibile appena il sole sorge e il lavoro comincia. Inoltre la mattina la terra è più fresca e l’arrivo dell’acqua non crea stress termici. La sera e la notte sono, in alternativa, gli altri momenti giusti per irrigare, ma quando la terra è calda c’è una maggiore evaporazione, perciò si spreca più acqua. Nelle ore diurne e soleggiate vanno evitate le irrigazioni.
Smettere di annaffiare a pioggia
Non bagnare mai le foglie è una buona regola, per non sprecare acqua e anche per limitare il rischio di alcune malattie, come quelle fungine. Anche se non si dispone di un sistema di irrigazione a goccia, ricordiamo di distribuire l’acqua vicino al suolo. Tra i vantaggi anche quello di ridurre il compattamento della terra. Usiamo sistemi che ci permettano di dividere il getto in modo da farlo assomigliare alla pioggia e concentriamo l’irrigazione in zona radici, senza disperderla in tutto lo spazio del bancale coltivato. Questo metodo serve anche a limitare la crescita delle erbe spontanee.
Usare un contenitore per avere acqua a temperatura ambiente
Se si utilizza acqua del pozzo è buona regola non distribuirla prima di averla fatta decantare un po’ in un contenitore fuori terra, così che la sua temperatura possa avvicinarsi a quella ambiente. Alle piante non fanno bene gli shock termici, esattamente come a noi. Se il contenitore si trova rialzato sul livello del suolo, potremo irrigare per caduta, risparmiando energia e facendo scendere l’acqua più dolcemente. La terra ha bisogno di tempo per assorbire acqua e più la distribuiamo lentamente, meno sprechi avremo.
Creare riserve d’acqua con oggetti riciclati
Bottiglie di plastica usate e altri contenitori usa e getta possono essere utilizzati come piccole riserve di acqua da interrare a poca distanza dalle piantine da irrigare. Riempiremo i contenitori bucati e lasceremo che l’acqua si distribuisca gradualmente sulla terra, a disposizione delle piante. Calibrando i fori di uscita possiamo anche ottenere dei piccoli irrigatori che distribuiscono acqua nel tempo, così da garantire qualche giorno di autonomia alle piante.
_____
Letture utili
La tecnica del cippato in agricoltura per risparmiare acqua, petrolio e lavoro.
Il cippato di ramaglie fresche è una tecnica ecologica di coltivazione che consiste nell’arricchire il terreno con ramaglie sminuzzate in modo da apportare sostanza organica, migliorare la struttura e aumentare la ritenzione idrica.
I terreni così trattati consentono di coltivare ortaggi e cereali senza bisogno di trattamenti chimici, irrigazione e riducendo al minimo le lavorazioni.
Senza contare che grazie al maggior contenuto di sostanza secca gli ortaggi risultano più ricchi di elementi nutritivi, più gustosi e di più facile conservazione.
Il libro ”
L’orto senz’acqua” racconta in modo chiaro e completo come applicare il cippato nel proprio orto e le varie sperimentazioni che ne hanno dimostrato la validità non solo ecologica, ma anche economica.
Completa il volume un resoconto delle prime esperienze dell’applicazione del cippato di ramaglie fresche in Italia con un indirizzario utilie a cui rivolgersi.
Grazie alla lunga frequentazione e alla diretta partecipazione ai lavori agricoli nell’azienda di Masanobu Fukuoka, nessuno meglio di Larry Korn ha conosciuto così da vicino la filosofia e il metodo di lavoro del pioniere dell’agricoltura naturale.
Oltre a narrare il lungo percorso che ha portato l’autore di
La rivoluzione del filo di paglia ad abbandonare la sua carriera di fitopatologo per dedicarsi all’agricoltura del non fare,
in queste pagine Korn illustra, attraverso le parole di Fukuoka, le basi scientifiche e pratiche di un metodo agricolo rivoluzionario in grado di assicurare rese abbondanti limitando al minimo gli interventi in campo, evitando le lavorazioni del terreno e l’impiego di concimi e pesticidi di qualunque tipo.
Con un linguaggio semplice ed esperienziale l’autore ci fa comprendere e amare la profondità del messaggio di Fukuoka, insieme metodo di coltivazione a impatto zero e filosofia di vita, con al centro un profondo amore per la natura.