Significativo, attualissimo ed efficace: è lo stralcio tratto dal libro
“Blackout” di Gabriele Bindi, per la collana di attualità
“Formiche Verdi” di Terra Nuova.
«La nostra è una civiltà del rischio, di chi vive sempre al limite delle proprie risorse. Con l’espansione del modello di produzione capitalistico globale sono caduti gli argini e i deliri di potenza dei paesi economicamente più forti si trovano davanti ben poca resistenza. Sul piano economico e politico assistiamo a un continuo accentramento di poteri, che non favorisce una ragionevole dialettica a difesa della democrazia e di interessi comuni.
La cultura del limite non è connaturata alla nostra epoca. Il limite appare fugacemente come necessità morale e come avvertimento di qualche scienziato, ma la tensione della nostra civiltà è quella del progresso illimitato. Assomiglia al folle volo di Icaro verso il sole. Alla fine le ali di cera che gli aveva fabbricato il padre si sciolsero e il giovane Icaro precipitò nel vuoto.
I rischi di un blackout energetico, economico e culturale sono reali e sarà bene farsene un’idea più approfondita. È il manifestarsi di reazioni di causa effetto che abbiamo sempre la possibilità di indagare, comprendere e ove possibile disinnescare.
Meglio conoscere le cause e affrontare le sfide del presente in modo costruttivo. Il blackout così come lo intendiamo comunemente è l’interruzione dell’erogazione di energia elettrica. Ma per estensione può essere inteso come una brusca sospensione del funzionamento di altri servizi essenziali. Tra questi servizi oggi possiamo includere l’approvvigionamento idrico e alimentare, la rete internet, i telefoni, le radio, la fornitura di combustibili, i sistemi di pagamento.
Se estendiamo ancora di più l’applicazione del concetto possiamo parlare di blackout economico, sociale e culturale. Una condizione che è portata a generare altri blackout, dovuti soprattutto a un deficit strutturale: il panico che deriva dalla perdita di controllo. Tutte le certezze sono soggette a cadere e laddove si tenti di irrigidire, attraverso il controllo, le nostre strutture e la nostra organizzazione, si perde un po’ della flessibilità necessaria per poter affrontare le emergenze. Non esiste un solo blackout, ma esiste un insieme di reazioni a catena, innescato da un fenomeno destabilizzante, che non siamo stati capaci di prevedere, o che al contrario abbiamo predetto e temuto, ma mai affrontato seriamente.
Siamo esseri fragili. Viviamo in una condizione di straordinaria eccezione all’interno dell’universo e la nostra vita si basa su un equilibrio molto precario. Basta un grado di temperatura in più per sterminare specie viventi, sconvolgere ecosistemi, causare inondazioni e disastri naturali. Eppure, a livello politico, nessuno sembra essersene realmente occupato. Il controllo è solo apparente.
La digitalizzazione, dopo l’euforia iniziale e la percezione di onnipotenza, ci presenta il suo rovescio della medaglia, facendoci scoprire sempre più inermi, interdipendenti e assoggettati a chi manovra i pulsanti dell’economia globale. Le nostre capacità di resilienza sono ridotte al lumicino. Ma è il nostro stesso sistema economico a mostrare i piedi di argilla, schiacciato dai consumi e dagli sprechi, minacciato dai capricci del clima, esposto ai cambi di vento della politica e a quelli di un’opinione pubblica sempre più confusa. E se fossimo davvero di fronte al pericolo di un collasso di una società e di un’economia che non vuole fare i conti con i propri limiti?».
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Il blackout è l’inevitabile collasso di una civiltà sempre al limite delle proprie risorse, minacciata da sconvolgimenti climatici, crisi energetiche, e turbolenze politiche.
Senza luce non avremmo cibo, acqua, telecomunicazioni, denaro e mezzi di trasporto.
Ma il blackout è anche il collasso di una società che ha scommesso tutto sul digitale, illusa nell’eterno benessere e spaventata dalla perdita di controllo.
La via della transizione tra nuova fiducia nelle rinnovabili e un ritrovato rapporto con il buio.
Gabriele Bindi, scrittore, traduttore e giornalista, scrive sul mensile Terra Nuova, occupandosi di stili di vita, transizione energetica, cibo e filiere agroalimentari. Collabora con aziende ed enti di formazione in materia di comunicazione e sostenibilità.