Gli alimenti funzionali sono quei cibi che contengono un ingrediente particolare che conferisce loro proprietà benefiche per la nostra salute, oltre al suo valore nutrizionale di base.
Il cibo che tutti i giorni portiamo più volte dalla mano alla bocca rappresenta il più frequente e incisivo stimolo ambientale in grado di influenzare l’espressione dei nostri geni. In pratica, ogni volta che mangiamo, cambiamo la composizione del nostro sangue in funzione delle molecole ingerite attraverso i cibi, digerite e poi assimilate. A ogni pasto si genera uno stato metabolico, ormonale e genico che rende il nostro corpo diverso da quello che era prima di mangiare o prima dell’assunzione di un nutraceutico.
Il cancro, ad esempio, è una malattia a più stadi, guidata da anomalie genetiche ed epigenetiche progressive.
La componente epigenetica è influenzata da diversi fattori di origine sia interna che esterna al nostro organismo, tra cui il cibo che mangiamo, gli inquinanti ambientali, l’etnia di appartenenza, l’età, lo stile di vita attivo o sedentario, l’assunzione di farmaci, l’esposizione a inquinanti e tossine, il sesso, lo stress e il patrimonio genetico famigliare.
L’epigenetica è una nuova area di studio per lo sviluppo di nutraceutici, la cui assenza di tossicità può rappresentare un aiuto efficace nelle strategie di prevenzione del cancro.
La comprensione dei meccanismi epigenetici, e dell’influenza su di essi dell’alimentazione e della nutraceutica, ha portato a individuare alimenti funzionali detti anche superfood, in grado di condizionare favorevolmente l’espressione dei nostri geni. La nutrigenomica analizza proprio gli effetti del cibo sull’espressione genica, ovvero la sua capacità di attivare o spegnere la trascrizione di alcuni geni.
Dobbiamo comunque tenere conto che la combinazione individuale di geni che ognuno di noi ha ereditato nel proprio DNA, che è immodificabile e che differisce da quello di qualsiasi altra persona, corrisponde a specifici bisogni nutrizionali legati a quello specifico profilo genetico. Alcuni di noi possiedono varianti genetiche collegate al metabolismo e al rischio di patologie legate alla nutrizione, come ad esempio l’obesità, il diabete di tipo 2, oppure l’aumento nel sangue del livello di alcune molecole associabili a malattie, come il colesterolo o l’omocisteina.
La nutrigenetica studia proprio i bisogni nutrizionali specifici legati al profilo genetico di ogni individuo al fine di ridurre il rischio di sviluppare le malattie a cui ognuno di noi è predisposto.
Studiare come ognuno di noi esprime i suoi geni (nutrigenomica) permetterà di rilevare anomalie in questo importante meccanismo e di identificare la composizione ottimale della dieta e quali alimenti e nutrienti sono adatti a ripristinare la normale espressione genica. Dall’altra parte, conoscere il proprio profilo genetico e i geni del metabolismo permetterà di individuare quali enzimi funzionano meno e quali blocchi metabolici abbiamo. Dal momento che molti di questi blocchi possono essere compensati e superati dall’aumento delle concentrazioni dei cofattori enzimatici (vitamine, minerali, oligoelementi), conoscere il profilo genetico individuale ci permetterà di aggiustare l’apporto di nutrienti attraverso alimenti mirati o nutraceutici.
Il confine tra nutrigenomica e nutrigenetica è piuttosto sottile, ma è sufficiente sapere che entrambe ci vengono in aiuto per formulare la dieta del futuro, ovvero una nutrizione personalizzata.
Oggi è sempre più importante cambiare il nostro atteggiamento verso il cibo: passare cioè dall’atteggiamento passivo di chi si lascia influenzare dal mercato, dalla moda o dalle promozioni sui media, a uno più attivo, da consumAttore, cioè un consumatore consapevole che si informa e si tiene aggiornato, diventando il principale responsabile della sua stessa salute.
Il sentirci in forma, in uno stato di benessere psico-fisico, dipende ormai da ognuno di noi e si basa sulla prevenzione e sulla riduzione dei fattori di rischio, con l’obiettivo di invecchiare in salute, nel pieno delle nostre forze preservando il più a lungo possibile la nostra autosufficienza.
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Non sono solo i nostri geni a decidere le sorti della nostra salute. È ormai chiaro che grandissima importanza l’hanno anche il nostro stile di vita, il modo in cui ci alimentiamo e l’ambiente in cui viviamo: ed è proprio questo che l’epigenetica studia.
Dunque rimbocchiamoci le maniche, perché se è vero che nasciamo già con predisposizioni e caratteristiche definite, è vero anche che siamo noi a poter cambiare in meglio o in peggio le cose: mangiare sano, vivere all’aria aperta, privilegiare il movimento e le relazioni positive, adottare sane abitudini ci permette di non subire passivamente un “destino” che non per forza è già scritto per noi alla nascita.
Questo libro ci accompagna alla scoperta delle potenzialità e degli strumenti che abbiamo per diventare i primi custodi della nostra salute, fornendoci informazioni, consigli e strumenti pratici per agire subito.