Urgono domande vere e persone libere. Il punto di vista di Massimo Angelini.
Da che parte stai?», «Sei a favore o contro…?», «Non sarai mica anche tu…?».
Quante volte, in questi ultimi mesi, mi sono state rivolte domande così!
Domande ripetute, domande illegittime, come sempre sono illegittime le domande quando chi le formula sa che c’è una risposta giusta e l’altra sbagliata, una sperata e l’altra deludente.
Domande che non nascono dal desiderio di apprendere ciò che non si conosce, ma dal bisogno – o forse dall’ansia – di controllare, confortarsi, misurare, definire fino a etichettare chi si ha di fronte: sei dei nostri o degli altri? Sei con me o contro di me?
Domande illegittime, come tutte le domande delle quali si crede di sapere già la risposta.
E tante, troppe persone hanno risposte preconfezionate, risposte di seconda voce, o millantano le risposte che non sanno.
Ma ci sarebbe bisogno di domande vere: quelle che aprono alla risposta che non sappiamo, la risposta che potrebbe sorprenderci, che potrebbe aiutarci a modificare il nostro punto di vista; domande ben pesate, non già orientate, mai manipolatorie.
Perché chiedere «Da che parte stai?» – così un’amica di cartapesta, a Genova, quindici giorni fa – è già manipolatorio, e intellettualmente poco onesto; proprio come domandare ciò che già conosciamo, come controllare la conformità di una risposta alle nostre aspettative, così come – ingannandoci da soli – facciamo quando cerchiamo fonti e notizie per confermare quello che già crediamo di sapere o vogliamo sentirci dire.
«Insomma, sei a favore o contro?» – l’amica di cartapesta.
«Io ho scelto di…».
«Cosa?? Ma hai pensato che…? Non sai che…? Hai letto che…? Ti rendi conto? Ti consiglio questo libro, questo video, questa intervista, questo documento, ti mando un link, devi leggerlo!».
Urgono domande vere e persone libere.
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Articolo tratto dalla rubrica Spunti di vista
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