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La perdita di biodiversità

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Il declino della biodiversità è sempre più drammatico e dipendente dalle azioni umane. Cosa possiamo fare per proteggere la biodiversità e, di conseguenza, l’equilibrio della vita del Pianeta?
La perdita di biodiversità
«La cosa peggiore che può succedere e, anzi, sta
già succedendo, non è la scarsità energetica, il collasso economico, la guerra, né la diffusione di governi totalitari.
Certamente queste sono tutte tremende catastrofi, ma è anche vero che nell’arco di qualche generazione potremmo porvi rimedio. Per rimediare alla perdita di diversità, genetica e di specie, in corso ora a causa della distruzione di habitat naturali, invece, ci vorranno milioni di anni. Di tutte, questa è la pazzia che difficilmente i nostri discendenti ci perdoneranno.»
– E. O. Wilson1
Negli ultimi 300 anni il declino della biodiversità si è fatto sempre più drammatico. Il nostro Pianeta ha attraversato altri periodi di estinzione di massa, ma i tassi di estinzione che rileviamo oggi sono conseguenza diretta delle azioni umane. Le specie si estinguono soprattutto a causa della distruzione, della frammentazione, e dell’inquinamento dei loro habitat.
Gli studi dimostrano che l’eterogeneità dei territori è fondamentale per mantenere la biodiversità2. Per le aziende agricole, questo può voler dire includere pratiche rigenerative e mantenere intatti spazi boschivi, siepi di confine, parcelle lasciate al selvatico. Nelle zone urbane, significa progettare cinture verdi, parchi ricchi di biodiversità, aree costiere protette, e riserve naturali.
Per proteggere la biodiversità abbiamo bisogno di una gestione del territorio fatta a mosaico, con tante tessere diverse. La biodiversità sostiene gli ecosistemi e viceversa; questa dinamica, a sua volta, sostiene l’equilibrio della vita del Pianeta, da cui tutti dipendiamo.
La nostra società è pienamente dipendente da tre tipi di diversità: genetica, di specie e di ecosistema. Oggi, tutte e tre stanno andando perdute.

Specie in pericolo e specie estinte

La perdita di biodiversità è drammatica: sono in pericolo innumerevoli specie, in tutti i biomi della Terra. Secondo la Lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, sono oltre 28 mila le specie attualmente a rischio di estinzione (da un censimento di sole 105.700 specie, una frazione del totale). I tassi dell’attuale estinzione di massa sono molto superiori ai tassi di estinzione precedenti all’arrivo degli esseri umani, ed indicano che stiamo entrando nell’epoca della sesta estinzione di massa sulla Terra3. Questa volta, l’impatto delle attività umane è una delle cause principali. Le ultime cinque estinzioni di massa furono provocate da eventi come attività vulcanica estrema, aumento del livello del mare, impatti di asteroidi. Questi scossoni destabilizzarono le catene alimentari e causarono condizioni ambientali inospitali per moltissime specie, che morirono in massa. Oggigiorno, stiamo attraversando un’epoca di estinzione antropogenica, provocata da inquinamento e perdita di habitat a causa dello sviluppo umano e della gestione non-rigenerativa del territorio.

Ecosistemi e diversità

Ancora oggi si disboscano le ultime foreste pluviali finora intatte, per trasformarle in pascoli, terreni agricoli, e altri progetti di sviluppo, nonostante sia ben noto che quei suoli non sono in grado di sostenere la produzione agricola senza un massiccio apporto di sostanze di sintesi. La produttività delle foreste pluviali in climi caldi e umidi, su terreni poveri, è legata a rapidi scambi di sostanze nutritive al loro interno, resa possibile dalla diversità delle funzioni ecosistemiche. Un singolo ettaro di foresta pluviale tropicale può includere dalle 20 alle 86 specie di alberi e centinaia di altre piante, animali e forme di vita. Solo il 7% della massa terrestre è coperto di foreste pluviali, eppure queste contengono più di metà della biodiversità di specie viventi del pianeta4, in continua evoluzione da 60 milioni di anni. Se paragoniamo questo alle coltivazioni di soia e mais con cui vengono rimpiazzate, è chiaro che si tratta di una drastica perdita di servizi ecosistemici per tutta l’umanità.
Si stima che nei primi anni 2000 furono distrutti ogni giorno 32 mila ettari di foresta pluviale tropicale. Nonostante si parli di una diminuzione della deforestazione, in realtà gli anni recenti sono stati i peggiori di tutti i tempi, con circa sedici milioni di ettari persi nel solo 20175. Secondo la piattaforma di monitoraggio Global Forest Watch, nel 2018 l’Amazzonia brasiliana ha perso una zona di foresta vergine grande quanto il Belgio: le foreste primarie di questo tipo sono le più ricche di diversità biologica, e le più in pericolo6.

Note

1. E.O. Wilson, citato dal sito AZ Quotes, consultato in ottobre 2019, www.azquotes.com/quote/556856.
2. Tim Benton, Juliet Vickery e Jeremy Wilson, «Farmland biodiversity: is habitat heterogeneity a key?» Trends in Ecology and Evolution 18:4 (aprile 2003): 182-188, https://doi.org/10.1016/S0169-5347(03)00011-9
3. Gerardo Ceballos et al., «Accelerated modern human-induced species losses: Entering the sixth mass extinction,» Science Advances 1, no. 5 (giugno 2015), https://doi.org/10.1126/sciadv.1400253
4. «Smithsonian Tropical Research Institute Panama», consultato in agosto 2019, https://striresearch.si.edu/rainforest
5. Chelsea Harvey, «2017 Was a Really Bad Year for Tropical Forests», scientificamerican.com, 28 giugno 2018.
6. Global Forest Watch, «Forest Monitoring Designed for Action», globalforestwatch.org.
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Trasformare il territorio in ecosistemi alimentari fa parte dell’evoluzione umana e alla base di società prospere ci sono ecosistemi diversificati, ricchi di prodotti commestibili differenti.
Allora perché oggigiorno città e periferie sono ricoperte da prati e piante ornamentali, senza alcuna attenzione per la biodiversità e la possibilità di offrire cibo?

Questo manuale pratico ci guida alla progettazione di sistemi alimentari per trasformare terreni incolti e paesaggi poveri di biodiversità, in prati e giardini fondamentali per il nostro benessere individuale e collettivo, con profondi benefici per l’ambiente, la cultura e la costruzione di comunità resilienti. Si può iniziare anche da piccole aiuole, o dai viali che attraversiamo ogni giorno in città, per rendere i luoghi in cui viviamo ogni giorno dei laboratori viventi di biodiversità e di abbondanza.
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Si rivolge a tutti coloro che hanno accesso a un piccolo fazzoletto di terra, un balcone, un orto, un cortile, per poi espandersi su terreni, vicinati, città e regioni intere. Un testo unico per chi è convinto che l’umanità abbia il diritto di vivere e prosperare in un ecosistema ricco, abbondante e capace di rispondere alle sfide del presente.
 

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