Il Piano d’azione per l’uso sostenibile dei pesticidi deve essere revisionato immediatamente, per dare indirizzi chiari. Il punto di Maria Grazia Mammuccini, di Federbio.
Il nostro paese è in ritardo di oltre tre anni nella revisione del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi (Pan). Infatti, esso è in vigore da gennaio 2014 e la direttiva 2009/128/CE prevede che tali piani debbano essere revisionati almeno ogni cinque anni.
La questione è stata sollevata dall’europarlamentare Eleonora Evi che lo scorso dicembre ha presentato al Parlamento un’interrogazione sollecitando un intervento.
A fine gennaio Stella Kyriakides, commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, ha risposto sottolineando come il persistente ritardo dell’Italia nella revisione del Pan costituisca una violazione dell’articolo 4 della direttiva 2009/128/CE ed ha ribadito che la Commissione continuerà a seguire la vicenda sollecitando le autorità italiane a provvedere.
Eppure, nel febbraio 2019, la Camera dei deputati aveva approvato all’unanimità una mozione che indicava nuove strategie per la revisione del Pan, come lo sviluppo del biologico e la definizione, per i trattamenti fitosanitari, delle distanze minime di sicurezza dalle scuole, dalle abitazioni, dalle zone frequentate dalla popolazione e dalle coltivazioni biologiche, per tutelarle dal rischio della contaminazione accidentale. Pochi mesi dopo, il Ministero dell’agricoltura aveva presentato una prima bozza di revisione sulla quale si era aperto un utile confronto con i portatori d’interesse che avevano poi inviato le loro osservazioni e proposte. Da allora non si è più saputo niente.
Il Piano è un punto fondamentale per il futuro ed è strategico per poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa con le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, che puntano a ridurre del 50% l’uso dei pesticidi di sintesi chimica e a triplicare la superficie coltivata a biologico da qui al 2030.
Il Piano strategico nazionale della Pac a questo dovrà puntare. E il Pan deve dare indirizzi chiari e mettere in campo investimenti strategici in ricerca e innovazione, necessari per la transizione agroecologica. Tutto questo è indispensabile per la tutela della salute dei cittadini, soprattutto per i soggetti più vulnerabili, come i bambini, e per indicare concretamente gli strumenti per sostenere gli agricoltori nel cambiamento, mettendo loro a disposizione sistemi innovativi a partire dall’approccio agroecologico e dalle tecniche di biocontrollo, insieme a un’adeguata formazione e informazione.
Non si può aspettare oltre.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio
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