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Oleoliti, che passione!

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Gli oleoliti sono estratti vegetali in cui l’olio è utilizzato come solvente, hanno numerose proprietà cosmetiche e dermatologiche e possono essere realizzati in casa a partire da pochi ingredienti.
Oleoliti, che passione!
Gli oleoliti sono estratti vegetali che si ottengono attraverso la macerazione di piante officinali all’interno di un solvente oleoso. Più propriamente, la parte della pianta che viene messa a macerare e che contiene i principi attivi da estrarre si chiama droga. Va da sé che in questo modo verranno estratte solo le componenti lipofile (cioè solubili in olio) della stessa. Pertanto, questo metodo non è indicato per tutte le specie officinali per le quali si preferiranno altri solventi, come l’alcool, l’acqua o la glicerina, in grado di estrarre componenti diversamente solubili.
Per quanto la preparazione degli oleoliti possa sembrare solo appannaggio di erboristi e farmacisti, in realtà vengono comunemente realizzati anche in cucina. Il classico olio aromatizzato al peperoncino, al rosmarino o all’aglio non è nient’altro che un estratto oleoso, ovvero un oleolito. Questo accade di sovente anche per altri tipi di «estrazione domestica», come il limoncello o gli amari, che altro non sono che estratti idroalcolici. Ovviamente si tratta di prodotti aromatici per uso alimentare e non medicale o dermocosmetico, ma il concetto è quello.

Come si preparano

Gli oleoliti hanno numerose proprietà cosmetiche e dermatologiche, e possono essere preparati in casa a partire da pochi e selezionati ingredienti e nel rispetto di alcune semplici norme igieniche. Possono essere utilizzati per applicazioni locali, come oli da massaggio, o come base per preparare unguenti e pomate.
Per prima cosa occorre pulire accuratamente tutte le superfici e gli utensili che si utilizzeranno e sterilizzare barattoli e vasi nei quali si metteranno a macerare le erbe.
Per l’estrazione, generalmente, si utilizza la pianta secca ma, in alcuni casi, come per l’iperico, la melissa o l’elicriso, è necessario utilizzare la pianta fresca perché l’essiccazione determina un’alterazione dei principi attivi contenuti. Se le piante officinali secche non sono state comprate in erboristeria ma provengono da raccolta spontanea o coltivazione domestica, il consiglio è quello di passarle qualche minuto al microonde per scongiurare eventuali contaminazioni microbiche di vario tipo.
A questo punto, il materiale di partenza va sminuzzato e poi messo all’interno di un contenitore di vetro o di acciaio e coperto con olio d’oliva. Per 250 grammi di pianta secca si impiega un litro di olio. In genere questa quantità è sufficiente a coprire tutto il materiale, in caso contrario basta aggiungerne dell’altro.
A questo punto si può procedere in due modi: con la digestione solare o con l’estrazione a bagnomaria.
La digestione solare è sicuramente il metodo più tradizionale e sfrutta il calore del sole per l’estrazione dei principi attivi. Il materiale di partenza va messo in un vaso di vetro scuro (o oscurato con della carta stagnola) munito di coperchio e posto al sole di giorno e in un luogo fresco e buio di notte. Trascorse due settimane può essere filtrato, torchiato e riposto in contenitori di vetro puliti, sterilizzati e muniti di etichetta, su cui va riportato il nome e la data di produzione.
Con il metodo a bagnomaria, il vantaggio è quello di ridurre notevolmente i tempi di estrazione e preparazione. Si pone il recipiente contenente la droga sminuzzata e l’olio a bagnomaria per un paio di ore, per poi procedere filtrando, torchiando e invasando come per la digestione solare.
L’oleolito così ottenuto va conservato in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce e da fonti di calore. Per aumentare la conservabilità ed evitare l’irrancidimento è consigliabile aggiungere in 100 ml di olelito 0,5 grammi di tocoferolo (si ac- quista in farmacia o sui siti che vendono materie prime cosmetiche), così facendo si conserva per circa un anno.
Quando si utilizza la pianta fresca, per evitare problemi di irrancidimento o contaminazione batterica dovuti all’acqua, la pianta fresca, dopo la raccolta, va lasciata asciugare all’ombra per quattro-cinque ore su un telo di cotone o carta assorbente o comunque finché non abbia perso metà del suo peso. Allo stesso modo, quando si prepara l’oleolito, per evitare la formazione di condensa e permettere all’acqua di evaporare, invece del coperchio, va posto un telo di garza sul contenitore. Dopo la filtrazione, inoltre, va fatto riposare per tre-quattro giorni, trascorsi i quali l’eventuale acqua residua si sarà separata dall’olio ponendosi alla base del contenitore. A questo punto basterà travasare l’olio delicatamente in un altro contenitore, stando attenti a non versarvi anche l’acqua. Per maggiore sicurezza questo procedimento può essere ripetuto una seconda volta.

Oleoliti e proprietà dermocosmetiche

Gli oleoliti hanno numerose proprietà dermocosmetiche e possono essere utilizzati come oli da massaggio e per risolvere piccole problematiche cutanee. Per esempio, gli oleoliti di calendula e di lavanda sono indicati per lenire e risolvere infiammazioni e abrasioni della pelle, quello di ippocastano è indicato per le emorroidi, le vene varicose e la couperose, quello di iperico e di arnica per contusioni e infiammazioni muscolari. Per massaggi riscaldanti e decontratturanti sono indicati invece gli oleoliti di pepe, peperoncino e zenzero, preparati a partire dalla droga in polvere.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Marzo 2022

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