Come capita a tutte le cose misteriose, anche del sonno si danno definizioni diverse.
Per i latini Somnus, “figlio della Notte”, era il nome della divinità che proteggeva il sonno e i sogni. Somnus riposava in una grotta così profonda da non essere mai raggiunta dalla luce. Un’indicazione che, come vedremo, ha un’importanza fisiologica assai rilevante.
Su Wikipedia il sonno è definito come uno stato di riposo contrapposto alla veglia.
Nel Dizionario Treccani, invece, la descrizione è più articolata: il sonno è uno stato e periodo di riposo fisico-psichico dell’uomo e degli animali, caratterizzato dalla sospensione totale o parziale della coscienza e della volontà, e accompagnato da sensibili modificazioni funzionali (diminuzione del metabolismo energetico, riduzione del tono muscolare, della frequenza del polso e del respiro, della pressione arteriosa ecc.) di fondamentale importanza nel ristoro dell’organismo.
In ambedue le definizioni si sottolinea dunque come elemento caratterizzante del sonno la sospensione dell’attività e della coscienza. Innegabile. Tuttavia da queste descrizioni traspare evidente la concezione statica del sonno, considerato come l’effetto obbligato dell’interruzione da parte del cervello della sensibilità agli stimoli esterni.
Il sonno, dunque, emergerebbe come fenomeno passivo conseguente alla mancanza di stimoli che arrivano dall’ambiente.
Altri studiosi concepiscono piuttosto il sonno come un fenomeno che deriva da un processo attivo, dovuto dunque non tanto allo “spegnimento” del cervello, ma piuttosto al funzionamento di alcuni centri specifici dell’encefalo, in particolare della formazione reticolare, localizzata nella parte posteriore e più bassa del cervello. Ed è questa definizione quella che ci convince e ci interessa maggiormente.
Fenomeno attivo e ricco di conseguenze per l’organismo
Oggi gli studi che cercano di approfondire e ampliare le nostre conoscenze sulla natura e sulle funzioni del sonno sottolineano come si tratti di un fenomeno attivo e che, se non altro per la sua estensione temporale (dormiamo per circa un terzo della nostra esistenza), non possa non avere un ruolo fondamentale per la salute del nostro organismo. Un ruolo ben più ampio del pur necessario ristoro muscolare. Infatti durante il sonno lo stato di quiete è solo apparente. Mentre dormiamo il cervello e l’organismo lavorano per recuperare le energie spese nell’attività diurna, per eliminare le scorie tossiche e per organizzare e rafforzare la memoria e le altre funzioni cognitive. E per molto altro.
Le fasi del sonno
La scienza moderna ha studiato il sonno soprattutto mediante l’utilizzo di alcuni esami. Il primo è l’elettroencefalogramma (EEG) che registra le onde elettriche prodotte dall’attività cerebrale. Il secondo esame è l’elettrooculogramma (EOG) che testimonia l’esistenza dei movimenti oculari, li trasforma in onde elettriche che sono poi registrate.
È anche possibile utilizzare una tecnica più evoluta, la polisonnografia, che combina gli esami precedenti con la misurazione del tono muscolare (elettromiografia-EMG). In ogni caso, questi esami producono delle tracce grafiche dalle quali risulta evidente che durante il sonno si susseguono con regolarità ciclica alcune fasi, ciascuna caratterizzata da un’attività elettrica specifica e da variazioni peculiari di alcuni parametri biologici (temperatura corporea, pressione arteriosa, battito cardiaco, tonicità muscolare ecc.).
Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso si scoprì che in alcuni periodi del sonno si verificavano movimenti oculari rapidi (Rapid Eye Movement-REM) mentre in altri momenti questa attività oculare era assente. Questo permise di suddividere il tempo del sonno in due grandi aree temporali dette fasi: quella caratterizzata dai movimenti oculari (fase REM o “sonno attivo”) e quella nella quale questi movimenti sono assenti (fase NonREM o “sonno tranquillo”).
La fase NonREM è a sua volta composta da diversi stadi identificati con i numeri da 1 a 4.
Mentre dormiamo le due diverse fasi e gli stadi che le compongono si susseguono l’uno all’altro fino alla conclusione di un primo ciclo del sonno, che dura complessivamente circa 80-100 minuti. Nei cicli successivi (sono normalmente 4-5 durante il riposo notturno, pressappoco di lunghezza simile), cambia però la durata dei diversi stadi. In effetti, con il passare delle ore e con la successione dei cicli il sonno profondo diventa progressivamente più breve fino ad arrivare al risveglio definitivo.
La fase NonREM
La fase NonREM (che comprende nell’adulto circa il 75-80% del tempo totale del sonno, mentre nei neonati è il 50%) è composta da quattro stadi durante i quali il sonno diventa progressivamente più profondo.
STADIO 1: l’addormentamento
Si passa gradatamente dallo stato di veglia al sonno.
In questo stadio la temperatura corporea si riduce, la muscolatura inizia a rilassarsi e il cuore rallenta la sua attività. In parallelo, anche l’attività del cervello diminuisce con gradualità.
È una condizione simile a quando, da svegli, si tengono gli occhi chiusi e si praticano esercizi mentali di rilassamento (meditazione, respirazione consapevole) oppure quando ci si sottopone a pratiche particolarmente distensive come il massaggio.
STADIO 2: il sonno leggero
In questo stadio alcune importanti funzioni organiche, soprattutto la frequenza cardiaca, la tensione muscolare e il respiro diminuiscono ulteriormente favorendo così l’inizio del sonno propriamente detto.
In questo stadio i movimenti oculari sono molto lenti e praticamente assenti.
È questo un sonno molto rilassante, che riduce le conseguenze dello stress e modera gli stati ansiosi.
In questo stadio, inoltre, l’attività cerebrale è particolarmente adatta per consolidare la memoria, eliminare le informazioni non necessarie e ridurre l’eccesso di collegamenti (sinapsi) tra i neuroni (le cellule del cervello), collegamenti che si erano stabiliti durante il giorno per gestire l’enorme massa di informazioni che caratterizza lo stato di veglia.
Queste attività sono molto preziose per mantenere l’efficienza e l’elasticità funzionale del cervello. Un po’ come quando noi eliminiamo i documenti inutili che appesantiscono la memoria del computer proprio per renderne più veloce il funzionamento.
STADIO 3: il sonno profondo
In questo stadio e in quello successivo il sonno è così profondo che il risveglio provocato in questi periodi è seguito da una fase di disorientamento e di confusione che necessita talvolta di qualche minuto per essere superata. In questo stadio i sogni sono assenti.
STADIO 4: il sonno molto profondo
È lo stadio nel quale il sonno è più profondo e riposante. Qui la temperatura corporea si abbassa ancora, i consumi metabolici del cervello (ossigeno e glucosio) si riducono al minimo e l’organismo nel suo complesso ne approfitta per riparare e sostituire le cellule malfunzionanti o anomale. Insomma, durante questo stadio del sonno l’organismo tutto si rigenera, anche dal punto di vista strutturale, e ricostituisce le sue riserve energetiche fisiche e mentali.
La fase REM
In questa seconda fase del grande ciclo del sonno il cervello e per certi versi anche l’organismo si comportano, almeno in parte, come se fossero svegli. Si tratta, in effetti, di una situazione un po’ paradossale: si dorme, ma l’attività cerebrale è particolarmente intensa (i consumi di ossigeno e di glucosio del cervello sono paragonabili a quelli dello stato di veglia), gli occhi si muovono rapidamente, la circolazione sanguigna e il ritmo respiratorio aumentano gradualmente.
In questo stadio nel quale molte funzioni fisiologiche riprendono a correre si comincia a sognare. A tanta attività fa da contraltare una sorta di paralisi della muscolatura di gambe e braccia. Paralisi che secondo alcuni scienziati servirebbe proprio per evitare movimenti improvvisi ed esagerati generati da sogni vivaci o inquietanti.
Come detto, le diverse fasi Rem e NonRem si alternano circa 4-5 volte nel corso di ogni notte. Perché il sonno sia riposante e rigeneri l’organismo (oltre ad assolvere, come vedremo, a molte altre funzioni, indispensabili per la nostra salute) è necessario che questa struttura ciclica e l’alternanza delle diverse fasi sia rispettata.
Il cervello è sempre attivo, anche nel sonno profondo
La scienza, per definizione, ci propone conoscenze e dati che rimangono validi fino a che nuove ricerche e ulteriori acquisizioni ne modifichino la fondatezza. Oppure, come capita spesso, ne cambino, anche parzialmente, il significato. Anche le conoscenze sulla struttura e sulle funzioni del sonno appena esposte sono tutt’altro che un edificio granitico. Lo testimonia il lavoro di ricercatori francesi (Science, vol. 366, n. 6463, 18 Oct 2019, pp. 377-381). Questi scienziati con le loro ricerche mettono in discussione il fatto che durante il sonno profondo la corteccia cerebrale sia del tutto “spenta”, un’acquisizione che ha costituito una sorta di pilastro della fisiologia del sonno degli ultimi decenni.
In realtà, anche negli stadi 3 e 4 (caratterizzati dal sonno profondo), il cervello lavora con lena e alcuni neuroni restano attivi elaborando le informazioni, i ricordi e le acquisizioni della veglia per consolidarle nella memoria. Un’attività che probabilmente è facilitata dalla relativa “calma” neuronale che caratterizza questi stadi del sonno.
Anche durante il sonno profondo, dunque, il cervello è molto attivo, dedicandosi a un vero e proprio lavoro di pulizia e di valutazione delle esperienze vissute durante il giorno. Pulizia e valutazione che avvengono eliminando i ricordi meno importanti e consolidando quelli rilevanti.
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In modo chiaro e sapiente, Paolo Pigozzi ci spiega come trasformare il terzo della vita che passiamo a letto in
una risorsa fondamentale per la salute, offrendo numerosi
consigli pratici.
Se la luce artificiale, quella delle lampade a led e degli schermi, è acerrima nemica del prendere sonno, tanti semplici accorgimenti aiutano invece a scivolare con serenità nelle braccia di Morfeo.
Camminare, cenare presto e con poco, scegliere alimenti vegetali e una tisana, preferire un buon libro a tablet, cellulare e Tv sono semplici accorgimenti per andare a letto con una buona predisposizione ad addormentarsi. Anche alzarsi dal letto se il sonno non arriva e svegliarsi di buonora rendono più felice il rapporto con il riposo notturno.
La seconda parte del libro è ricca di informazioni sui rimedi e le pratiche naturali che possono aiutare in caso di insonnia: fitoterapia e omeopatia, ma anche la meditazione, l’idroterapia secondo il sistema Kneipp, i sali tissutali di Schüssler, l’oligoterapia sono alcune delle risorse a disposizione di chi cerca un riposo ristoratore.
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