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Mamme (in)sostenibili

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Educare i figli al consumo critico e al rispetto dell’ambiente può rendere le madri, spesso anima di queste scelte, parecchio antipatiche, soprattutto quando in casa ci sono adolescenti. Ma, come ci spiega la bioeconomista Alessandra Guatteri, convintissima mamma in-sostenibile, «arriverà il momento in cui, da adulti, metteranno in pratica quanto abbiamo insegnato loro e allora capiremo che i nostri sforzi hanno avuto successo».
Mamme (in)sostenibili
L’educazione alla sostenibilità, all’acquisto critico, al rispetto dell’ambiente, dei diritti e della salute è qualcosa che è bene fornire ai bambini fin dai primi anni di vita. È così che poi, da adulti, le loro scelte si baseranno su una consapevolezza già sedimentata senza che nulla venga vissuto come una privazione ma, al contrario, come un valore aggiunto.
Bene, d’accordo. Ma questo ha un «prezzo», se così si può dire: se è la mamma (e spesso lo è) il «motore» delle buone pratiche, ecco che allora rischia di rendersi antipatica, soprattutto negli anni che seguono la fanciullezza e che proiettano i ragazzini nell’adolescenza complicata della nostra «moderna» società. Mamme in-sostenibili, dunque, come spiega Alessandra Guatteri, che senza dubbio appartiene alla «categoria», ma che vive, racconta e condivide con ironia e sempre rinnovata convinzione la sua scelta di campo. Lo fa anche nell’efficacissimo libro che porta appunto il titolo di Mamme in-sostenibili e che si rivolge, con consigli, suggerimenti, informazioni e concretezza, a tutte le mamme (ma anche ai papà!) che si cimentano ogni giorno su questo durissimo terreno.
Alessandra, quali sono state le tappe che hanno contraddistinto la tua scelta?
Beh, non ci si improvvisa. Per fregiarsi del titolo di «mamme in-sostenibili» occorre avere un buon curriculum da rompiscatole ambientale. Ed è il mio caso. Negli anni ’80 a Reggio Emilia, la mia città, le cooperative del biologico muovevano i primi passi e ho avuto così le prime informazioni. Poi ho approfondito il sistema di consumo entro il quale ci stavamo muovendo e ho cominciato a scegliere cosa mangiare, leggendo le etichette di tutto quello che compravo. Ero certamente più rigida perché non avevo ancora figli, anche perché avevo avuto un forte esempio dai miei genitori. In casa mia non è mai entrata una bibita gassata o una merendina. Mio padre mi ha insegnato a non comprare valore aggiunto, uno dei capisaldi della nuova economia domestica che spiego nel libro, per razionalizzare gli acquisti e gli impatti ambientali.
Mia madre è sempre stata attentissima alla raccolta differenziata e a evitare di consumare acqua.
Ciò che si apprende in famiglia è fondamentale, anche se da adolescenti non ce ne accorgiamo. Mi ha fatto molto bene anche lo scoutismo, che ha voluto dire «vivere» la natura, accamparsi in mezzo alle montagne, cucinare sul fuoco, farsi emozionare dal cielo illuminato solo dalle stelle. Avevo il minimo indispensabile, che stava dentro a uno zaino da portare sulle spalle in salita. Poi, al corso di laurea in economia aziendale ho avuto la fortuna di incontrare il professor Marco Vitale, pioniere della sostenibilità: ci parlava di valori imprenditoriali, di etica e di impatto sociale delle aziende. Questo ha spostato le mie riflessioni anche a livello di sistema economico. Insomma, tanti elementi che, messi insieme, mi hanno indicato la  rotta da seguire. L’attenzione alle scelte di consumo si è poi rafforzata come regola mano a mano che diventava evidente il disastro ambientale e sociale del nostro modello di consumo. Vent’anni fa ho anche conosciuto l’alimentazione macrobiotica e ho compreso meglio le relazioni tra cibo e salute, provandone su di me gli effetti. Il mio è un cammino di consapevolezza che inizia da lontano e che prosegue ogni giorno, arricchendosi sempre di nuovi spunti e informazioni.
Sei una mamma «lancia in testa» sulla sostenibilità, che si è fatta carico dell’educazione controcorrente dei figli, accettando anche di renderti «antipatica». Spiegaci perché a conti fatti ne vale la pena.
Nati i figli, non c’è stato nemmeno bisogno di scegliere. Da subito, sia per l’alimentazione che per tutte le altre scelte di acquisto, sono stata molto decisa, per usare un eufemismo che chi mi conosce potrebbe tradurre in «una tremenda rompiscatole». Quando i bambini sono piccoli, la mamma detta le regole e non ci sono discussioni. I dolori arrivano quando i figli cominciano a uscire con gli amici e iniziano a confrontarsi con le abitudini differenti delle altre famiglie. «Perché noi ci dobbiamo fare tanti problemi mentre gli altri stanno tranquilli?» diventa il leit motiv a cui dobbiamo fare fronte. È una lotta molto dura. Si pensi solo allo spreco alimentare. Io ho abituato i miei figli al fatto che, ovunque ci troviamo, devono mangiare quello che c’è nel piatto. Non si butta nemmeno un chicco di riso. È un segno di rispetto per chi muore di fame, per il cibo e per chi ha cucinato ed è, a mio parere, un gesto denso di significati educativi. Ma non tutti i genitori la pensano così. In alcuni momenti la sensazione di sconfitta sarà palpabile, così come la voglia di essere anche noi quelle che fanno finta che tutto vada bene facendo finta di nulla. Ma non ci arrendiamo, perché ne va del futuro dei nostri figli e perché la nostra consapevolezza ci sostiene.

Inoltre, quando meno ce l’aspettiamo, arriva il segnale che non tutto è perduto, la certezza che qualcosa sta entrando anche nelle teste dei nostri faticosissimi adolescenti. Capita ad esempio quando ascoltiamo qualche loro ragionamento critico, quando constatiamo che comprano in un certo modo o tornano a casa senza essersi strafogati di cibo spazzatura. Piccole soddisfazioni che ci fanno capire che stiamo lavorando bene.

Perché nel tuo libro ti sei rivolta di preferenza alle mamme?
Se vogliamo tentare di arginare il disastro ambientale e sociale che stiamo vivendo dobbiamo darci da fare in prima persona. Il nostro stile di vita non è sostenibile e prima ce ne rendiamo conto meglio è. Dobbiamo diventare «influencer» positivi; la politica del fare la spesa è alla portata di tutti. Per fare ciò però bisogna essere consapevoli, informarsi, non limitarsi agli slogan della Tv o alle riverniciatine di verde dei «soliti noti». Su questo noi mamme in-sostenibili non ci faremo certamente gabbare: i nostri figli non devono diventare la preda del modello imposto finora. Mi rivolgo alle mamme come simbolo della forza della famiglia, in quanto parte che ne determina lo stile di vita e le abitudini di acquisto. So di dirlo in modo crudo, ma sono convinta che le donne siano quelle che mettono la testa fino in fondo nella vita della famiglia e se vogliono cambiare lo fanno, trascinandosi dietro tutta la truppa. Meglio se al loro fianco hanno partner, come nel mio caso, disponibili a lasciarsi guidare o con lo stesso coraggio.
Un messaggio di conforto, fiducia o coraggio per chi legge e avrebbe voglia di arrendersi…
Non ci si deve arrendere. Negli anni ho notato che la tentazione di mollare la presa è forte, se non altro per il quieto vivere. Una mamma insostenibile d’assalto può anche andare in crisi, ma non mollerà, perché non è nella sua natura. Esorto chi è in trincea come me a continuare a spiegare, ad agire, a dare l’esempio, perché sappiamo che, anche se per qualche momento i nostri figli adolescenti ci seppelliscono sotto occhiatacce e sbuffi, prima o poi tutto tornerà in superficie e il loro modo di consumare di domani sarà determinato dalle nostre scelte di oggi. Insomma, noi mamme in-sostenibili siamo delle inguaribili romantiche. Restiamolo. L’educazione dei figli è un investimento a lungo termine, non dobbiamo deprimerci per il loro comportamento di oggi, dobbiamo preoccuparci di come si comporteranno domani, del loro modo di essere e agire quando saranno diventati adulti e, a loro volta, dovranno fare da esempio ai loro figli.
Arriverà il momento in cui si ricorderanno di quello che abbiamo insegnato loro e tutti i nostri sforzi avranno avuto successo.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Ottobre 2021

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Il LIBRO

Nessuno ci regalerà la soluzione per salvare l’ambiente e il Pianeta senza sforzo. Siamo noi, insieme alle nostre famiglie che dobbiamo capire cosa sia la sostenibilità, per iniziare ad agire e acquistare in modo diverso. Come spendiamo i nostri soldi e come modifichiamo i nostri comportamenti quotidiani può fare un’enorme differenza.

Iniziamo dal carrello della spesa, mettendoci prodotti a minore impatto ambientale; convinciamo i nostri figli a ridurre il consumo di bevande gassate e cibo industriale, dannosi per la salute e l’ambiente; lasciamoci alle spalle gli abiti usa e getta e scegliamo di comprare meno ma meglio.
Tutto ciò, però, farà di noi delle «mamme (in)sostenibili», che lottano per la sostenibilità, ma diventano insostenibili per il loro figli, adolescenti e ribelli. Sarà dura, ve lo dico fin da ora. Verremo messe in discussione, ma dovremo andare avanti a testa bassa, forti e consapevoli del fatto che il cambiamento immediato del nostro stile di vita è necessario per la difesa dell’ambiente e dell’uomo e per provare a garantire un futuro alle nuove generazioni.
L’educazione dei figli è un investimento a lungo termine. Arriverà il momento in cui si ricorderanno di quello che abbiamo insegnato loro e capiranno i nostri sforzi, diventando, a loro volta, esempio per gli altri.
 

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