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Il lungo viaggio degli Zapatisti

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Dopo la prima insurrezione armata, gli Zapatisti hanno dato vita alla costruzione attiva di una società solidale e di un’economia basata sull’autogestione. L’associazione YA BASTA! Milano e il progetto Cafè Rebelde sostengono le loro lotte e il viaggio che hanno intrapreso per incontrare i protagonisti dei movimenti dal basso in tutto il mondo. Italia inclusa.
Il lungo viaggio degli Zapatisti
Il primo Gennaio 1994, mentre chi poteva festeggiava il nuovo anno, allo scoccare del trattato di «libero» commercio Nafta tra Usa, Canada e Messico, nel più povero e meridionale degli stati messicani, il Chiapas, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), composto dalle ultime e dagli ultimi della Terra, si rivelava al mondo occupando con le armi (fondamentalmente vecchi schioppi) alcuni dei principali municipi. Inizia così uno dei molti momenti della guerra di «quelli in basso» contro «quelli in alto», completamente diversa da tutte le altre conosciute. Quella guerra di resistenza che si combatte quotidianamente nelle strade di qualsiasi angolo dei cinque continenti, nei campi e nelle montagne. Una guerra portata avanti  da un «esercito» il cui fine ultimo è quello di sciogliersi. Una guerra per l’umanità e contro il neoliberismo, per la vita e contro la morte.
Dopo alcuni giorni, però, gli Zapatisti, invece di formare guerriglieri e soldati, si fecero promotori di educazione, di salute e si costruirono le basi della loro autonomia che ancora oggi meraviglia il mondo. Al posto di caserme, muri e trincee, misero su scuole, ospedali e centri di salute. E invece di ambire ad occupare un posto in Parlamento, scelsero la costruzione dei Caracol (territori autogestiti) per dar spazio a nuove forme di vita.
Da subito, prima come gruppo politico informale e poi come associazione, YA BASTA! Milano si è attivata per dare sostegno al loro sistema scolastico, alla loro indipendenza economica e al loro sistema sanitario con l’invio di tre ambulanze. Il progetto del Cafè Rebelde Zapatista, distribuito in Italia, è diventato un progetto politico e concreto di questo sostegno, basato sul commercio equo.

Il caffè ribelle, simbolo del riscatto

In Messico, più di tre milioni di persone vivono grazie alla coltivazione e all’esportazione del caffè. Il 91,7% sono piccoli produttori con meno di 5 ettari di terreno e più del 60% sono indigeni. Gli altri operano su un piccolo numero di grandi latifondi, frutto dell’occupazione delle terre delle comunità indigene, permessa e sostenuta del governo.
Con la rivolta del primo gennaio 1994 i coltivatori di caffè all’interno delle comunità Zapatiste, per svincolarsi dalle logiche del mercato capitalista, si sono riuniti nella cooperativa Yachil Xojobal Chu’lchan («Nuova luce nel cielo»). I circa 800 membri raccolgono il caffè nella zona de Los Altos de Chiapas in appezzamenti coltivati quasi interamente con metodi biologici e artigianali. Con i proventi delle vendite, i membri Yachil hanno investito nel miglioramento dei macchinari e delle strutture nelle loro comunità, e nella costruzione di un magazzino centrale per garantire lo stoccaggio sicuro del caffè Pergamino prima dell’esportazione. Organizzano corsi tecnici di formazione per i soci produttori sulle pratiche biologiche.
A Ottobre 2020 l’Ezln ha annunciato un viaggio che attraverserà il mondo con prima tappa in Europa per incontrare e ascoltare i movimenti dal basso, favorendo il confronto sulle reciproche esperienze di lotta. La pandemia ha reso più complicato il loro viaggio, ma nel mese di ottobre è finalmente previsto il loro arrivo anche in Italia.
PER INFO: www.yabasta.it
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Brano tratto dall’articolo L’orto senza fatica: il “Non-Metodo” di Gian Carlo Cappello

Leggi l’articolo completo sul mensile Terra Nuova Ottobre 2021
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