Pubblichiamo un estratto dalla lettera aperta «The UN Food Systems Summit: How Not to Respond to the Urgency of Reform» («Il Food System Summit dell’Onu: come non rispondere all’urgenza di una riforma»), scritta congiuntamente da Olivier De Schutter, relatore speciale ONU sul diritto all’alimentazione dal 2008-2014 e attuale relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, Michael Fakhri, attuale relatore speciale ONU sul diritto all’alimentazione, e Hilal Elver, relatore speciale ONU sul diritto all’alimentazione dal 2014 al 2020.
Ci verrà detto che i risultati sono stati approvati dai gruppi della società civile che hanno partecipato, con «soluzioni» provenienti da decine di migliaia di persone in tutto il mondo. E se altre soluzioni non ci sono, ci verrà detto che questo è perché i loro proponenti hanno rifiutato di venire al tavolo. Ma venire al tavolo per discutere di «soluzioni» non è così semplice come sembra. E se la tavola è già apparecchiata, la disposizione dei posti non negoziabile, il menù altamente limitato? E se la vera conversazione avviene in realtà a un altro tavolo?
Le idee che avrebbero dovuto essere il punto di partenza per un «summit della gente» sono state effettivamente escluse. Per oltre un decennio, i contadini, i pescatori, i pastori e i lavoratori del cibo hanno chiesto una trasformazione del sistema alimentare radicata nella sovranità alimentare e nell’agroecologia. Questa visione si basa sulla riprogettazione, la diversificazione e la rilocalizzazione dei sistemi agricoli. Richiede che i presupposti economici siano messi in discussione, che i diritti umani siano protetti e che il potere sia riequilibrato.
Presumibilmente ci saranno cambiamenti ai margini: i diritti umani saranno menzionati in termini generali, l’agroecologia sarà inclusa come una delle tante soluzioni. Ma questo non sarà sufficiente a rendere legittimi i risultati del vertice. Avendo tutti servito come Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul Diritto all’Alimentazione, siamo stati testimoni di prima mano dell’importanza di migliorare la responsabilità e la democrazia nei sistemi alimentari, e del valore delle conoscenze locali e tradizionali delle persone.
È necessario un cambiamento radicale: il diritto all’alimentazione deve essere centrale in tutti gli aspetti del vertice, con l’attenzione a rendere responsabili coloro che hanno il potere; l’agroecologia dovrebbe essere riconosciuta come un paradigma (se non il paradigma) per trasformare i sistemi alimentari, insieme a raccomandazioni concrete per sostenere la transizione agroecologica; il Cfs dovrebbe essere designato come la casa dei risultati del Summit, e il luogo in cui si discute e si implementa, usando i suoi meccanismi di partecipazione inclusiva.
In altre parole, se si vuole fare un summit della gente, il tavolo deve essere urgentemente risistemato.
_____________________________________________________________________________________________________________________
Articolo tratto dalla rubrica Spunti di vista
SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DELLA RIVISTA