La legge sul biologico è stata approvata dal Senato e adesso passerà allla Camera per l’ultimo voto dopo le modifiche. Il resoconto di Maria Grazia Mammuccini di Federbio.
Finalmente il Senato ha approvato la legge sul biologico: adesso dovrà ripassare alla Camera per l’ultimo voto dopo le modifiche. È una legge che aspettavamo da anni e dopo tanta attesa l’approvazione alla fine arriva al momento giusto, dopo l’uscita della strategia Farm to Fork, che destina al biologico il 25% della superficie agricola europea, e del Piano d’azione europeo per il biologico che individua strumenti per raggiungere questo obiettivo, sia in termini di crescita della produzione agricola da parte degli agricoltori, che della domanda di cibo bio da parte dei cittadini.
Il biologico italiano, partendo dal doppio della media europea, si trova in ottima posizione per raggiungere e superare gli obiettivi indicati dall’Europa. Il testo approvato punta alla valorizzazione del bio nostrano, con la creazione di un marchio del bio Made in Italy. Ci sono poi i distretti biologici, perché il bio non è solo un modo di produrre, è un modo per tutelare le risorse ambientali e creare nuove relazioni sociali che valorizzino il territorio e la comunità locale.
I biodistretti potranno rafforzare la possibilità di «fare squadra» tra agricoltori e cittadini e avranno anche la possibilità di gestire in maniera innovativa le contaminazioni accidentali da pesticidi, per le quali sarà il convenzionale a dover adottare le opportune pratiche in sua tutela. La legge prevede inoltre l’adozione di un Piano d’azione nazionale per lo sviluppo del biologico ed il sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla formazione, che rappresentano strumenti fondamentali per il futuro del settore.
Un punto che ha suscitato polemiche è quello che prevede l’equiparazione tra biologico e biodinamico. Ma sono polemiche che falsificano la realtà, visto che la biodinamica è da sempre un’agricoltura bio, riconosciuta come tale dalla UE già trent’anni fa. Il biodinamico, usando esclusivamente prodotti di origine naturale, non solo rispetta i principi fondanti del biologico, ma con l’obiettivo del ciclo chiuso, attraverso la presenza di animali in azienda e con almeno il 10% di superficie agricola destinata alla biodiversità, rappresenta una delle punte più avanzate del sistema. È chiaro quindi che si tratta di un attacco strumentale al biodinamico con l’obiettivo di affossare l’intera legge sul bio.
La legge è, invece, un’occasione fondamentale, che non possiamo perdere, per impostare una programmazione nazionale collegata al Piano strategico nazionale della Pac che individui obiettivi ambiziosi di crescita del biologico e gli strumenti necessari per raggiungerli e per spingere un’eccellenza che ci ha aiutato a diffondere un modello agricolo che, oltre a contrastare la crisi climatica e a frenare la perdita di biodiversità, consente un maggior reddito per gli agricoltori e una maggiore incidenza del lavoro.
Cose di cui c’è assolutamente bisogno in questa fase di «ripresa e resilienza».
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio
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