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Da PeaceLink a Italia Nostra e Legambiente: «Con questa riforma della giustizia a rischio i processi per ecoreati»

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Anche le associazioni PeaceLink, Italia Nostra e Legambiente fanno sentire la loro voce critica sulla riforma della giustizia che è stata associata al nome della ministra della giustizia, divenendo “Riforma Cartabia” dopo la riformulazione del testo originario. Le associazioni denunciano come siano a rischio, tra gli altri, anche i processi per reati ambientali.
Da PeaceLink a Italia Nostra e Legambiente: «Con questa riforma della giustizia a rischio i processi per ecoreati»
«La riforma della giustizia proposta dalla ministra Cartabia rischia di vanificare il prezioso lavoro della magistratura nel perseguire i cosiddetti ecoreati, e in particolare quelli per “disastro ambientale”. Tali processi si rivelano spesso molto complessi dal punto di vista tecnico-scientifico. Applicare tempi eccessivamente stringenti alla fase delle indagini significherebbe non avere a disposizione elementi di prova tali da andare oltre il “ragionevole dubbio”. Così pure i tempi per l’appello e la Cassazione devono tenere conto necessariamente della oggettiva complessità dei processi e della quantità dei testimoni»: così l’associazione PeaceLink motiva la raccolta di fime che ha avviato per chiedere «al Parlamento e al Governo italiano di considerare, nella riforma in discussione, anche gli ecoreati, e in particolare il disastro ambientale, fra i reati per i quali prevedere una più realistica valutazione dei tempi necessari a far concludere i processi».
Anche Italia Nostra si è detta critica su questo fronte affermando che «potremmo assistere all’annullamento della sentenza storica di condanna emessa nei confronti dei proprietari e amministratori dell’ex ILVA di Taranto e del processo per la discarica RESIT in Campania. D’altro canto già altri processi ambientali, quali il processo ETERNIT e quello sulla strage di Viareggio, si sono conclusi con la prescrizione».
E ha aggiunto: «Indagini importanti, soprattutto per le ricadute in termini di rispetto dell’ecosistema, di salubrità, di igiene pubblica, rischiano di diventare carta straccia. E questa situazione potrebbe trasformare il Paese in un regno dell’impunità per quanti avvelenano l’aria, l’acqua, distruggono i polmoni verdi e gli ambienti marini. Una palese e gravissima contraddizione soprattutto in un momento come questo in cui, per la tutela dell’ambiente, arrivano fiumi di denaro dall’Europa. Una simile riforma della giustizia, infine, avrebbe anche una ricaduta sociale pesantissima: chiunque potrebbe impunemente commettere delitti sulla natura, sull’ambiente e sulla vita della comunità senza timore alcuno di condanna».
La Camera ha comunque votato la fiducia al  disegno di legge A.C. 2435 in questione. Ora il testo passerà all’approvazione del Senato.
Come denuncia anche Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, su Il Manifesto, la Camera ha bocciato l’ordine del giorno che vincolava il governo a cancellare i rischi di improcedibilità per i processi contro chi inquina l’ambiente.
«È stato commesso un grave errore politico e culturale, difficilmente comprensibile. Non può che essere questo il nostro commento al voto da parte della Camera dei deputati sulla riforma della giustizia in materia di ecoreati. E non possiamo che esprimere il nostro sdegno per gli esiti della votazione sull’ordine del giorno con cui s’impegnava il governo Draghi a rimediare all’errore commesso, insieme alla maggioranza parlamentare che lo sostiene» scrive Ciafani su Il Manifesto.
E prosegue: «Lo sdegno comunque non ferma la nostra azione. Dopo la bocciatura alla Camera, per soli 5 voti, dell’ordine del giorno che vincolava il governo a cancellare i rischi di improcedibilità per i processi contro chi inquina l’ambiente, il nostro impegno continua, in nome del popolo inquinato. Chiediamo al governo e alla maggioranza che lo sostiene di garantire che i procedimenti penali resi possibili grazie ai delitti ambientali inseriti nel Codice penale, dall’inquinamento al disastro fino al traffico illecito di rifiuti, possano beneficiare di tutto il tempo necessario per l’accertamento della verità. Dal 2015 al 2020 sono state più di quattromila le inchieste avviate dalle Procure, quasi 13 mila le persone denunciate e 4 mila circa le ordinanze di custodia cautelare. Si tratta di un lavoro straordinario, frutto di mesi, a volte anni, di faticose indagini operate da valorosi uomini dello Stato che, senza la modifica della riforma della giustizia approvata dalla Camera, rischia di essere spazzato via».
«Dopo aver ottenuto 6 anni fa una riforma del codice penale a dir poco epocale, che ha chiuso una lunghissima stagione di impunità per ecocriminali e inquinatori seriali, ancora oggi purtroppo molto attivi sul territorio nazionale, rischiamo ora un terribile passo indietro che i tanti territori massacrati da numerose illegalità ambientali, con evidenti impatti sulla salute di moltitudini di persone, non capirebbero affatto. E noi che siamo stati sempre al loro fianco continueremo a combattere per non permettere a nessuno di indietreggiare nella lotta ai “ladri di futuro”. A partire dal dibattito parlamentare che si riaprirà a settembre al Senato sulla riforma della giustizia».

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