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Brucia la Sardegna: un disastro immane

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Un disastro immane che ha azzerato la biodiversità, distrutto interi ecosistemi, carbonizzato boschi secolari, sterminato migliaia di animali: dai mammiferi agli uccelli, dagli insetti agli anfibi e ai rettili. Enormi porzioni di paesaggio sono ormai irriconoscibili. Gli incendi che infuriano in Sardegna stanno causando una tragedia ambientale.
Brucia la Sardegna: un disastro immane
Un disastro immane che ha azzerato la biodiversità, distrutto interi ecosistemi, carbonizzato boschi secolari, sterminato migliaia di animali: dai mammiferi agli uccelli, dagli insetti agli anfibi e ai rettili. Enormi porzioni di paesaggio sono ormai irriconoscibili.
Un disastro per l’agricoltura, la pastorizia e le migliaia di persone coinvolte che ha alla base precise responsabilità umane che si chiamano assenza di cura e manutenzione del territorio (fondamentali per la prevenzione degli incendi) e cambiamento climatico.
«Dobbiamo smettere di pensare ai nostri boschi solo dopo che si verificano immani tragedie come questa, con costosi interventi straordinari o emergenziali. È necessario investire sulla prevenzione attraverso una quotidiana gestione e cura del territorio. Appena terminata l’emergenza dovranno essere accertate le responsabilità e puniti i colpevoli e si dovranno adottare tutte le misure previste dalla legge per il ripristino dell’ambiente come il divieto di pascolo e di caccia» ha detto il WWF.
Gli incendi che nelle ultime 48 ore hanno devastato l’oristanese (circa 20 mila gli ettari interessati dal fuoco) non hanno risparmiato nemmeno l’olivastro millenario di Cuglieri (circa 4000 anni), che era un vero e proprio biglietto da visita per la Sardegna occidentale e i suoi abitanti. Oggi di quel maestoso monumento naturale, colpito dalle fiamme anche perché circondato da erba alta, non restano che rami anneriti e fumanti.
Come emerge dal report WWF “Mediterraneo in fiamme”, l’Italia, con una superficie bruciata media annua di 72.945 ettari, si pone ben al di sopra della media (poco più di 62.000 ettari) ed è terza dietro a Portogallo e Spagna.A fronte di una diminuzione numerica degli incendi, aumenta purtroppo l’estensione delle superfici percorse dal fuoco.In Italia, nel 2020, si sono verificati 7 incendi che hanno coinvolto aree più estese oltre 500 ettari, il più grande dei quali ha bruciato oltre 3.000 ettari nella provincia di Trapani alla fine di agosto. A partire dal 2017 una nuova generazione di roghi è apparsa nell’Europa mediterranea: si tratta dei mega-incendi, che generano vere e proprie tempeste di fuoco.Dal 1° gennaio e fino al 14 luglio EFFIS (European Forest Fire Information System) ha registrato in Italia in totale 157 roghi con superfice maggiore di 30 ettari, mentre la media annua tra il 2008 e il 2020 si attesta a 66. nello stesso arco di tempo (1/1-14/7) la superfice totale incendiata ammonta a 26.931 ettari.In media, l’uomo è responsabile del 96% di questi roghi, solo il 4% è dovuto a cause naturali. Il progressivo abbandono delle aree rurali e il conseguente recupero della vegetazione spontanea creano condizioni estremamente favorevoli al diffondersi delle fiamme.L’aumento degli usi non agricoli dello spazio rurale – ricreazione, trasporto, vacanza, sub-urbanizzazione – facilitano l’innesco di fuochi accidentali e non. La presenza di una radicata “cultura del fuoco” diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo a causa della quale la gente usa bruciare per “gestire” i campi, o la fiamma per cucinare all’aperto. Determinante è inoltre l’aumento significativo delle temperature medie globali provocate dal cambiamento climatico.

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