I movimenti che si sono radunati a Venezia per la protesta contro il G20 hanno definito «storica» la giornata di sabato. «Non era scontato riuscire a muovere duemila persone con la militarizzazione delle città e il terrorismo mediatico che era stato fatto – hanno spiegato – ma abbiamo affermato che il mondo diverso passa attraverso la critica radicale al sistema di potere che governa il mondo».
Mentre i big del G20 annunciano l’intesa sulla tassazione internazionale delle multinazionali e concordano sul fatto che sia “cruciale avere dati trasparenti, affidabili e paragonabili sul tema del rischio climatico” e delle emissioni di Co2 tra i vari Paesi, i movimenti e le associazioni di protesta che criticano l’impostazione stessa dei summit fanno il punto sulla manifestazione di protesta che, malgrado le fortissime restrizioni imposte su Venezia, sono riusciti comunque a organizzare sotto il nome el’identità unitaria di “We are the tide. You are only G20”. E hanno definito quella di sabato una «giornata storica».
«Lo schema dei vertici ormai lo conosciamo: militarizzazione della città, terrorismo mediatico e proclami su ipotetici grandi risultati ottenuti grazie ai potenti di turno. É in questo contesto che la nostra marea è riuscita a prendersi gli onori della cronaca: non era scontato riuscire a portare alle Zattere 2000 persone, non era scontato sfidare la narrazione della “calata dei barbari” in città» hanno scritto
sulla loro pagina Facebook.
«E invece in tanti abbiamo animato la riva delle Zattere, portando con noi i i movimenti che negli anni hanno costruito percorsi di lotta non compatibili: dal sindacalismo di base ai movimenti climatici, passando per i movimenti transfemministi e i comitati ambientali. Perchè di fatto la vera sfida è questa: delegittimare i summit partendo dal presupposto che nulla ci verrà regalato, e che sono i corpi ed i movimenti che dal basso possono pensare di spostare l’asse del discorso: il mondo diverso a cui auspichiamo passa attraverso la capacità di creare convergenza tra lotte apparentemente diverse ma che portano con se una critica radicale all’intero sistema di potere che governa il mondo. Ed è per questo che abbiamo sfidato la zona rossa della città: se qualcuno pensava che dopo un anno e mezzo di sindemia, con l’incombere di una crisi climatica che se non affrontata metterà in discussione la vita sul nostro pianeta, fosse ancora accettabile che le decisioni che pesano come macigni sulle nostre vite e sul nostro futuro vengano prese nel silenzio assordante dei palazzi del potere senza una forte e decisa contrapposizione, la piazza di ieri ha dato prova che non è così».
«Ancora una volta la radicalità della piazza ha messo a nudo il vero volto di chi sta nelle stanze dei bottoni: dietro i vestiti firmati e i sorrisi davanti alle telecamere c’è la ferocia di chi non ammette contraddittorio, ed è disposto ad usare le forze dell’ordine per reprimere qualsiasi voce di dissenso che metta in discussione non solo quanto viene deciso nei palazzi del potere, ma metaforicamente l’esistenza stessa di quei palazzi – proseguono dal movimento – Durante il fronteggiamento con la polizia un compagno, Andrea (detto Coldi), è stato arrestato: lo vogliamo libero subito, perché lottare per un mondo diverso, per l’abbattimento dei privilegi e delle ingiustizie è giusto e sacrosanto: ci sarà un presidio davanti al tribunale di Venezia alle 9.30 per chiedere la sua immediata liberazione».
«Come abbiamo sempre detto, il G20 di Venezia rappresenta il primo appuntamento di una estate e autunno in cui molte volte i potenti della terra, a vario titolo, ci verranno a trovare: dal G20 sull’ambiente di Napoli, passando per la Pre Cop sul clima di Milano, fino ad arrivare all’appuntamento del G20 vero e proprio di Roma di fine ottobre. La giornata di sabato ha mandato un messaggio chiaro: esiste una opposizione sociale al modello di governo che prevede il privilegio per pochi e la miseria per tanti, una opposizione sociale colorata, determinata e fluida che non ha paura di contrapporsi, anche in modo conflittuale e radicale, a chi ci governa e a chi li protegge. Su di loro abbiamo un eccezionale vantaggio: la nostra marea può ingrossarsi fino a sommergerli, mentre loro rappresenteranno sempre e solo quell’1% privilegiato: a noi il compito di essere all’altezza della sfida che abbiamo davanti!».