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5G: la storia sconosciuta

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Come nasce il 5G? Quali sono i progetti da cui ha avuto origine? Il giornalista Maurizio Martucci ci svela la storia sconosciuta del wireless di quinta generazione.
5G: la storia sconosciuta
La pietra miliare che segna l’inizio della storia del 5G parte da due ambiziosi progetti, entrambi del 2008. Intelligenza Macchina a Macchina (M2Mi) è il nome del primo, condotto in California dalla Nasa sotto la supervisione di Geoff Brown. Nel  2006 il direttore Pete Worden lo annuncia così, spingendosi nel transumano: «Siamo lieti di collaborare con M2Mi Corp per sviluppare intelligenza automatizzata per computer, veicoli spaziali e robot in modo che possano “fondersi mentalmente”, consentendo loro di prendere le proprie decisioni»1.
Il secondo progetto è invece un programma di ricerca e sviluppo di ingegneria delle telecomunicazioni promosso dal Governo dalla Corea del Sud e finalizzato alla costruzione di sistemi di comunicazione mobile 5G basati sulla divisione dei fasci elettromagnetici direzionali. Qui, a differenza della robotica, ci si sofferma di più sulla logistica, sull’infrastruttura di rete.
Perché già nel 2008 lo scopo è consentire un accesso multiplo, grazie ad antenne orientabili, cioè direzionali, in movimento. Proprio come il puntatore laser sparato su una presentazione o il seguipersone usato a teatro, un occhio di bue sulle tracce dell’attore quando è in scena, per seguirne ogni spostamento. Il fascio di luce lo punta e lo segue, senza mai perderlo di vista, irradiandolo. L’idea è questa. Lo stesso dovrà fare un’antenna 5G, perché anche l’irradiazione, come le macchine, viene pensata dinamica, fluttuante, variabile. «Facilitare implementazioni molto dense di collegamenti di comunicazione wireless» affermano i sudcoreani alla firma del memorandum d’intesa con l’Unione Europea «per connettere oltre 7 trilioni di dispositivi wireless che servono oltre 7 miliardi di persone»2.
A differenza di quello sudcoreano, il progetto americano punta invece sul sistema a griglia: una rete di molti computer in grado di lavorare insieme attivandosi nell’irradiazione wireless permanente e ubiquitaria, non più solo via Terra, ma trasmessa anche dallo spazio col lancio in orbita dei satelliti. Sopra le nostre teste la vera rivoluzione. «L’Ames Research Center della Nasa sta compiendo un rivoluzionario passo in avanti nel miglioramento delle telecomunicazioni e delle reti dallo spazio»3.
L’agenzia governativa civile per la ricerca spaziale ed aerospaziale americana si specializza nella microelettronica, nella produzione di piccoli satelliti che pesano da un minimo di 5 a un massimo di 50 kg. Entrare nell’era dell’internet delle cose significherà connettersi senza nemmeno rendersene conto, prendendo la rete dall’alto; da dove oggi arrivano i raggi solari domani pioveranno le microonde, come una cappa avvolgente proiettata verso il basso.
L’intuizione di mutare le regole naturali viene offerta ai privati, il dislivello prometeico è ora a portata di interessi planetari. «La Nasa vuole lavorare con le aziende per sviluppare una nuova economia nello spazio»4. […] «Le compagnie spaziali stanno investendo alla grande nella tecnologia 5G, internet via satellite sarà una cosa importante»5. Li chiamano nanosat, ovvero nanosatelitti da mandare in orbita terrestre attraverso costellazioni di rete globale, a metà strada tra la Terra e il Sole. Oltre che per gli oggetti dell’internet delle cose, sono pensati anche per ospitare il traffico prodotto da telefoni mobili, servizi wireless e video on demand di tutto il mondo. Sopra le nostre teste, il sistema «fornirà una rete robusta, globale, spaziale e ad alta velocità per la comunicazione, l’archiviazione dei dati e le osservazioni della Terra»6.
Progetto e sperimentazione superano l’Oceano, arrivando di gran carriera pure in Europa. Anche perché, per la più classica proprietà transitiva, le regole del mondialismo impongono ai mercati il superamento di ogni confine continentale. Così, nel 2012 mentre si svolge l’asta per l’assegnazione dello spettro delle radiofrequenze del 4G, il Governo a guida David Cameron decide di fare la sua parte e la Gran Bretagna annuncia la creazione del Centro per la ricerca sui sistemi di comunicazione presso l’Università del Surrey. Si tratta di un laboratorio hi-tech d’avanguardia, voluto per «guidare la ricerca di un successore della tecnologia di comunicazione mobile di quarta generazione (4G)».
Nel suo genere è il primo al mondo7, costato 35 milioni di sterline, 24 dei quali da fondi privati messi a disposizione da un consorzio di Telco comprendente pure Huawei e Samsung. Nello staff trovano lavoro 130 ricercatori e 90 studenti assegnati con il dottorato di ricerca, caricati di una forte aspettativa: ingaggiare un’inedita competizione tecnologica per assumere il ruolo di leader nel mondo. La corsa contro il tempo è iniziata. «I progetti riflettono il nostro obiettivo di essere all’avanguardia della tecnologia in un mondo interconnesso e in rapido movimento» dichiara Rahim Tafozolli, docente di comunicazioni wireless e direttore del centro. «I partner industriali dell’università hanno identificato questa proposta come la più grande opportunità per il Regno Unito di riconquistare una posizione di leader mondiale nello sviluppo di tecnologie 5G e per lo sviluppo di attività dinamiche intorno alle tecnologie»8.
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Articolo tratto dal libro #Stop 5G

Cosa sappiamo davvero del 5G e dei suoi effetti? Smart city, intelligenza artificiale, wi-fi irradiato dai satelliti, robotica e automazione, raccolta e controllo dei nostri dati… tutto questo verso quale futuro ci sta traghettando? Vogliamo veramente essere trasportati nell’era del cosiddetto transumanesimo?

Il giornalista Maurizio Martucci, passando in rassegna documenti inediti, studi, dichiarazioni di politici e di esponenti di spicco delle telecomunicazioni, ricostruisce le origini, le relazioni, i conflitti d’interesse e i pericoli del presente e del futuro ipertecnologico.
Un libro-inchiesta di stringente attualità che dà voce ai cittadini, agli esperti, ai medici e agli scienziati che si sono impegnati per evidenziare i lati oscuri del wireless di quinta generazione e del capitalismo della sorveglianza in cui ci stiamo abituando a vivere.
Nessuno è poi in grado di prevedere quali saranno gli effetti dell’accumulo così elevato di radiofrequenze sull’ambiente e la salute dell’uomo e degli animali. Allora perché non far valere il sacrosanto principio di precauzione, che dovrebbe essere applicato a ogni nuovo prodotto per limitarne la diffusione fino a quando non ci sono prove certe della sua innocuità?
Purtroppo con il 5G questo non sta accadendo, con il rischio di trasformare tutti noi in cavie inconsapevoli di un esperimento su larga scala.
 

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