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“Il futuro non si tocca. No CCS”: manifestazione nazionale a Ravenna contro lo stoccaggio Eni

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Mercoledì 12 maggio sarà mobilitazione nazionale a Ravenna, in Piazza del Popolo dalle ore 17, contro il CCS (Carbon Capture and Storage – o Sequestration) di ENI nel Mar Adriatico: a promuoverla dieci associazioni e movimenti. Nella stessa data Eni terrà l’assemblea degli azionisti e tutta l’Italia sarà attraversata da proteste contro l’azienda.
“Il futuro non si tocca. No CCS”: manifestazione nazionale a Ravenna contro lo stoccaggio Eni
Mercoledì 12 maggio sarà mobilitazione nazionale a Ravenna, in Piazza del Popolo dalle ore 17, contro il CCS (Carbon Capture and Storage – o Sequestration) di ENI nel Mar Adriatico: a promuoverla dieci associazioni e movimenti. Nella stessa data Eni terrà l’assemblea degli azionisti e tutta l’Italia sarà attraversata da proteste contro l’azienda.
Le associazioni promotrici sono No CCS, Legambiente Emilia Romagna, Fridays for Future Italia e sezione di Ravenna, Extinction Rebellion, Rise Up 4 Climate Justice, Labas, Parents for Future, Rete Emergenza Climatica Emilia Romagna e Per il Clima Fuori dal Fossile.
La sigla CCS sta per Carbon Capture and Storage, indica gli impianti in grado di catturare la CO2 e stoccarla in depositi sotterranei.
«Da dove prende la CO2 il CCS di Eni? – si chiedono i promotori dell’iniziativa – A differenza di quanto si possa pensare, il progetto non prevede di catturare la CO2 dall’aria per abbassarne la concentrazione in atmosfera, ma da nuove attività di impianti inquinanti, scarti industriali e lavorazione di idrocarburi, che grazie al CCS potranno rimanere invariati. In particolare Eni, che possiede più di 60 piattaforme offshore nel Mar Adriatico, ha intenzione di continuare a estrarre metano per la produzione di idrogeno blu, processo che emette CO2 come scarto».
«Ecco perchè non approviamo il progetto – aggiungono le associazioni – Il CCS non diminuirà la CO2 in atmosfera, al mondo la potenza di cattura dei CCS è minima, specialmente se confrontata alle emissioni liberate dagli impianti ai quali vengono abbinati; il CCS non ci creerà alternative eco-compatibili per la produzione energetica; il CCS non cambierà Eni, che produce energia da fonti fossili ben oltre Ravenna, in ogni parte del mondo, devastando intere aree prima incontaminate (emblematico è il caso del Delta del Niger)».
E proseguono: «Il CCS di Eni rallenta la reale decarbonizzazione e riconversione del sistema energetico, sottrae fondi a ricerca e produzione da fonti rinnovabili, apre la strada all’era dell’idrogeno, che con sè porta nuovi gasdotti e monopoli. Chi affiderebbe la transizione ecologica a un’azienda leader nella devastazione ambientale?
Lanciamo pertanto un appello pubblico, aperto a tutte le organizzazioni, singoli, scienziati e personalità del mondo accademico per la costruzione di una grande campagna contro la costruzione del CCS di Ravenna per una allocazione dei soldi del Recovery Fund in progetti che permettono una transizione energetica e per un radicale cambiamento delle politiche energetiche del nostro paese». 

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