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Prati, erbe, cucina e cultura: il nuovo libro di Dafne Chanaz

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È uscito il nuovo libro di Dafne Chanaz, personalità eclettica e vulcanica, cuoca, esperta di nutrizione, appassionata di natura, docente universitaria e ricercatrice: “Il prato è in tavola” è un manuale, ma anche un rituale, una storia, una sfida e una dichiarazione d’amore.
Prati, erbe, cucina e cultura: il nuovo libro di Dafne Chanaz
È uscito il nuovo libro di Dafne Chanaz, personalità eclettica e vulcanica, cuoca, esperta di nutrizione, appassionata di natura, docente universitaria e ricercatrice: “Il prato è in tavola” (Terra Nuova Edizioni) è un manuale, ma anche un rituale, una storia, una sfida e una dichiarazione d’amore.
Abbiamo intervistato l’autrice.
Questo libro Dafne è forse un po’ la summa della tua lunghissima esperienza costruita in tanti anni di studio, di raccolta e di pratica in cucina sulle erbe commestibili? Un amore nato quando?

«Io amo madre natura, che sento sempre vicina in ogni circostanza. La cucina poi è un rituale nel quale noi ci inselvatichiamo, ci sporchiamo, usiamo i sensi, mentre i cibi, che in origine sono tutti selvatici, vengono addomesticati e civilizzati. Quindi è un pò il punto di incontro tra natura e cultura. Inoltre sono cresciuta in campagna. Quindi le 80 piante che cito nel libro, le ho ‘masticate’ sin da piccola, viste, riviste, osservate, sminuzzate. Si può dire che ho passato buona parte dell’infanzia sdraiata su un telo nel prato ad osservare la vita tra i fili d’erba (esattamente il concetto di Microcosmos, il film della Disney). Nonostante ciò non avevo la benché minima idea di quanto quelle piante fossero ricche di dignità, preziose, interessanti e… buone! Proprio non immaginavo che ci fosse un’alternativa rispetto all’orto, al mercato o al supermercato. Poi un bel giorno ho seguito un corso di erboristeria, che è culminato in una passeggiata di riconoscimento. E’ stato subito incanto, senso di gratitudine, meraviglia… amore insomma».

Come può essere utile questo libro al lettore? Un alleato in cucina ma non solo?
«Intanto ho passato anni soltanto a realizzare le splendide foto che ci sono nel libro, su sfondo bianco, che danno l’impressione di poter toccare e sentire la pianta, ogni suo peletto e sfumatura. Quindi il libro è un solido alleato per chiunque voglia esplorare il proprio giardino o territorio. Le piante che racconto non sono solo buone da mangiare. Hanno molte sfaccettature. Per questo le ho dotate di soggettività, avevo addirittura pensato di farle parlare per sé, di scrivere il libro in prima persona. Non sono arrivata a tanto ma sarebbe stato più o meno così: “Sono il centocchio, ma mi chiamano anche stellaria, mordigallina, orecchio di topo ecc… Sono fresco, tenero e igienico: ho molte saponine e ti lascerò un bel sapore pulito con note di cetriolo in bocca. Sembro tenue e delicato ma ho ei filamenti fortissimi nascosti nel gambo che alla lunga mi permettono di espandermi strisciando e soffocare gli ortaggi se sto nell’orto. Che poi se ti invado l’orto è perché hai esagerato col letame… Sono molto ghiotto di azoto! Se mi dovessi attribuire un segno zodiacale sarei dei pesci o dell’acquario.. Provami in un cocktail con la vodka… ecc..”. E poi anche se non ho voluto dargli un peso eccessivo, c’è un lavoro mostruoso di raccolta di dati dalla letteratura scientifica e da quella etnobotanica (gli usi popolari), dati che ho poi vagliato

per realizzare una sintesi dettagliata delle proprietà curative di ogni pianta. Ne emerge un quadro stupefacente: intanto possiamo sostituire tutte le costose medicine esotiche con delle cose che abbiamo nel prato. La malva è un antinfiammatorio sistemico e un valido sostituto della curcuma, il fico d’india e la portulaca per via interna somigliano tantissimo all’aloe, la piantaggine sa di fungo potenzia il sistema immunitario ed è un “cerotto di campo” incredibile: blocca sul nascere le contusioni disinfetta e sfiamma le ferite, lenisce le tossi ed è un buon antistaminico… Potrei andare avanti per 250 pagine, quindi all afine del libro ho inserito un bell’indice dove si trovano i vari disturbi organo per organo e le piante utili. Idem per gli usi gastronomici: ho esplorato le tradizioni di mezzo mondo, per tornare al centocchio ad esempio ecco cosa ho scoperto: Si cucina comunemente in diverse parti del mondo, dai paesi del Baltico alla Turchia, passando per il Giappone, dove rientra tra le 7 erbe che si usano per preparare un porridge di riso che invoca la rigenerazione della terra e la longevità degli astanti, il Nanakusa no sekku. In questa festività, celebrata al mattino del 7 gennaio per depurarsi dalla stagione natalizia ed affrontare il nuovo anno con rinnovato vigore, si poggia su un tagliere un mestolo di riso e un mortaio, e vicino centocchio, daikon, borsa del pastore, rape bianche e altre tre piante specificatamente asiatiche. Nelle grandi città il mix di erbe viene venduto già pronto in sacchetti. Mentre si triturano le erbe, si intona un canto propiziatorio poi si mette il tutto a sobbollire lentamente con il riso. In Cina le foglie del centocchio vengono usate per curare le pelli acneiche e per alleviare i sintomi della febbre. Si dice sia in grado di schiarire le lentiggini».

Parlaci di te, delle tue scelte di vita e della passione che hai per la cucina e il cibo vero.
Quanto credi sia importante trasmettere ai giovani questo amore e come vedi possibile/auspicabile farlo?
«Wendell Berry mi diede un giorno una bella risposta a una domanda del genere, gli avevo chiesto “come spiegare alla gente (ecc ecc…)?”, e lui mi rispose: – “C’è un modo efficace. Aspettare che te lo chiedano…” Ecco, è importante che le persone inizino una loro ricerca di connessione con il proprio corpo e con la natura, che è la stessa cosa. E poi basta dare l’esempio, fare, cucinare, condividere, suggerire rimedi quando una persona sta male, farglieli preparare in 5 min con le piante che hanno nel giardino…. Questi sono i passi che permettono di far sbocciare quel senso di gratitudine al quale alludevo poc’anzi. E quel senso di gratitudine è il preludio per diventare un vero soldato che difende la propria terra. Un nativo».

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