L’Osservatorio permanente per la Legalità Costituzionali ha diffuso un documento in cui analizza criticamente il decreto che ha imposto il vaccino Covid al personale sanitario: «Ci sono diritti e princìpi violati e troppe contraddizioni e incertezze su questo vaccino».
L’Osservatorio Permanente della legalità costituzionale si interroga circa la compatibilità costituzionale della vaccinazione coatta, di recente introdotta dal decreto legge 44/21, prendendo atto, scrive, «che l’Italia è l’unico Stato in Europa ad aver adottato una simile misura».
In particolare, i giuristi che fanno parte dell’Osservatorio hanno ravvisato i seguenti «rilievi di incostituzionalità», come elencano:
1) l’introduzione di un trattamento sanitario obbligatorio a natura sperimentale, come tale connotato da incertezza scientifica circa i rischi connessi alla somministrazione per la salute di chi lo riceve, pare violare il diritto alla salute degli obbligati e il principio di precauzione;
2) l’introduzione di un trattamento sanitario obbligatorio in assenza di una significativa capacità schermante verso i terzi non giustifica la prevalenza dell’interesse generale sul diritto individuale alla libera scelta delle cure;
3) non può introdursi legittimamente un apparato sanzionatorio che, facendo leva sulla paura di perdere il lavoro, entri in contrasto con il principio lavorista, fondativo della forma stessa di Stato e come tale non bilanciabile, nemmeno con diritti di rango primario, qual è la salute;
4) la normativa introdotta viola il principio di ragionevolezza laddove esige un consenso, che si connota ordinariamente quale libero e volontario, a fronte dell’imposizione del trattamento sanitario. I giuristi lamentano, inoltre, la mancanza di un modulo del consenso contenente una terza formulazione: costretto, tuttavia accetta.
L’Osservatorio analizza poi ulteriori aspetti «relativi ai motivi per cui un soggetto potrebbe scegliere in questa fase di non sottoporsi al vaccino (paura, non necessariamente irragionevole, circa possibili rischi; attesa di più completa sperimentazione; sfiducia nelle multinazionali che traggono profitti; opacità dei contratti di approvvigionamento; intime convinzioni, ragioni di solidarietà verso i più fragili, motivi religiosi), contesta l’ordine sanzionatorio introdotto dal decreto, che avvantaggia in modo illogico i dipendenti dei grandi datori su quelli dei piccoli operatori del comparto sanitario -discriminandoli- e, soprattutto, si domanda se l’atto avente forza di legge, dotato di instabilità fino all’approvazione del Parlamento, possa essere uno strumento corretto per l’imposizione di un trattamento sanitario per cui la Costituzione prevede una stretta riserva di legge».
«Il presente lavoro ha lo scopo di porre in luce alcuni rilievi critici sorti intorno all’imposizione vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, introdotta con il D.l. n.44/21. In particolare, ci si soffermerà sulla incompatibilità ontologica del consenso richiesto per un trattamento farmacologico non scelto nel libero esercizio dell’autodeterminazione terapeutica, ma previsto dalla legge e, come tale, eventualmente accettato solo per la sua osservanza ovvero per il rischio delle sanzioni connesse alla violazione del dovere».
Anche altri organismi e gruppi hanno sollevato critiche sul provvedimento.
Maria Teresa Turetta, coordinatrice nazionale del sindacato CUB Pubblico Impiego,
ha dichiarato nei giorni scorsi: «Obbligare il personale sanitario a vaccinarsi e contemporaneamente introdurre lo scudo penale per i medici è una guarentigia giudiziaria che non sta né in cielo né in terra e conferma i dubbi di chi ritiene che, ad oggi, non vi sia alcuna sicurezza vaccinale!».
E l’associazione Comilva per la libertà di scelta terapeutica ha richiesto il parere del Garante per la protezione dei dati personali sulla gestione dei dati relativi allo stato vaccinale, dati raccolti sempre secondo le misure contenute nel decreto 44/21.
Una forte posizione critica è stata espressa nei giorni scorsi dal presidente di Assis, Associazione di Studi e Informazione per la Salute, il dottor Eugenio Serravalle, di cui
QUI potete leggere l’intervento integrale.
In genere, invece, i sindacati della sanità, a parte chi si è manifestamente espresso in modo critico, si sono dichiarati favorevoli all’obbligo, compreso l’Ordine dei Medici.