Uno dei problemi alimentari della nostra epoca è l’eccesso di sterilizzazione dei cibi. Sulle nostre tavole arrivano prevalentemente cibi pastorizzati e sterilizzati e la diffusione del Coronavirus non ha fatto che accrescere la fobia della contaminazione di virus e batteri.
Le malattie che più aumentano nel mondo occidentale, oltre al diabete, sono le malattie allergiche (le dermatiti atopiche dei bambini, le riniti allergiche, l’asma) e le malattie autoimmuni (l’artrite reumatoide, la tiroidite di Hashimoto, la psoriasi, la celiachia, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino e così via). Fra le cause di queste patologie vi è un alterato rapporto fra noi e i microbi che vivono insieme a noi su questa Terra. Nel nostro intestino abitano normalmente migliaia di miliardi di microbi di diverso tipo che hanno svariate funzioni, fra cui digerire meglio il nostro cibo e le fibre vegetali, produrre sostanze che mantengono sana la mucosa, allenare il nostro sistema immunitario, in modo che sia efficiente per difenderci da microrganismi patogeni, ma che non sia, per così dire, troppo efficiente da attaccare anche i nostri stessi organi.
Da dove vengono? Nel feto sembra che non ce ne siano, ma già al momento della nascita, se abbiamo la fortuna di nascere con un parto naturale, li otteniamo a contatto con la vagina della mamma, dalla sua pelle e dal latte materno. Purtroppo, però, oggigiorno nasciamo in ambienti sterili, come la sala parto, e ci tengono sempre perfettamente puliti. Una volta a casa, poi, le mamme spesso hanno la mania di disinfettare tutto e così, quando cominciamo a gattonare, non incontriamo che pochi microbi. Se c’è un cane in casa, o un fratellino più grande, è più difficile che ci ammaliamo di asma, perché ci pensano loro a portarci un po’ di microbi utili.
Anche i medici spesso non comprendono l’importanza dei batteri per la nostra stessa salute. Se un pediatra ci prescrive antibiotici senza ragione rischiamo di esporci di più a malattie autoimmuni. Se i figli dei contadini una volta si ammalavano meno è perché la terra pullula di microbi e la stalla ne è ancora più ricca. Ovviamente, dobbiamo anche difenderci da un eccesso di proliferazione batterica e adottare le giuste misure igieniche, ma senza esagerare. Siamo arrivati a rendere del tutto sterili i cibi industriali di cui ci nutriamo, comprese le verdure, che sono già lavate e sterilizzate.
Lavarci le mani è utile per prevenire il contagio da virus respiratori se abbiamo stretto la mano di qualcuno che ha appena starnutito, ma continuare a disinfettare maniacalmente ogni cosa, e ogni alimento con cui veniamo a contatto, può essere nocivo. Ci dobbiamo anzi ricordare di fornire un nutrimento adeguato ai nostri amici microbi che coabitano nel nostro intestino. Il loro cibo preferito sono le fibre, soprattutto le fibre dei cereali che l’industria ha tolto di mezzo nei cibi che ci propone. Per questo motivo è essenziale mangiare cereali integrali e ricorrere solo eccezionalmente alle farine raffinate.
L’importanza dei cibi fermentati
Un altro grosso problema del modello di alimentazione occidentale è che si è completamente dimenticato degli alimenti fermentati, che sono frutto di una trasformazione ad opera delle diverse colonie batteriche che convivono insieme a noi su questo pianeta. La fermentazione migliora la qualità del cibo. Permette di moltiplicare i nutrienti attraverso i batteri, gli enzimi e i lieviti che trasformano per la nostra salute gli zuccheri semplici in acidi organici, le proteine in amminoacidi, moltiplicando le vitamine e favorendo la digeribilità.
Non occorre andare troppo lontano. Il vantaggio della fermentazione si vede anche nel caso di alimenti comuni come il latte. Un recente studio svedese, condotto su 6 mila donne, ha dimostrato come l’indebolimento delle ossa e in modo particolare le fratture, come quelle dell’anca, diminuiscano associando cibi fermentati a frutta e verdura. A passarci male è il latte di mucca: malgrado sia una buona fonte di calcio, il suo consumo provoca un aumento e non una riduzione del rischio di frattura nelle donne dopo la menopausa. Se non è sottoposto a fermentazione, come avviene nello yogurt e nei formaggi, il latte stimola lo stress ossidativo. Gli studi scientifici si susseguono, ma rimangono delle difficoltà nel capire fino in fondo certi meccanismi e certe funzioni specifiche dei batteri.
Come si legge nel libro
Il cibo ribelle, pubblicato da Terra Nuova, «siamo molto probabilmente a disagio di fronte a un’evidenza ormai incontrovertibile: il 99% del Dna presente nel nostro corpo non appartiene a noi, ma alle specie microbiche. Ciò ci impone di ripensare in modo diverso alla nostra identità (siamo forse una pluralità di batteri? Siamo noi che portiamo loro o viceversa?) E ci impone di ripensare al tema della salute. Non solo la nostra, ma quella dell’intera comunità microbica che abita il nostro organismo, da cui dipende la nostra salute e persino il nostro benessere psicofisico».
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Articolo tratto dalla rubrica La guida nomade
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