Vaccini Covid, quello che gli studi non dicono. L’intervento di Adriano Cattaneo dei NoGrazie
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La prima cosa che salta agli occhi osservando la tabella è che non ci sono dati di mortalità né Covid-19 specifica né per tutte le cause, con l’eccezione del decesso registrato nel gruppo di controllo dello studio Moderna. Ovvio che non ci siano dati, visto che la mortalità non era tra gli esiti previsti dai protocolli di studio; sarebbero stati necessari campioni molto più grandi e tempi ben più lunghi, con logiche conseguenze sui costi. Tempi lunghi che sicuramente le ditte e i governi, che hanno finanziato parte degli studi, non erano disposti ad aspettare. Eppure ciò che tutti si aspettano dai vaccini anti-Covid-19 è che riducano i morti. Saremo mai in grado di rispondere a questa domanda?
Gli articoli non citano i NNV (number needed to vaccinate), cioè il numero di individui da vaccinare per evitare un caso o un caso grave di Covid-19. I dati forniti, però, ne permettono la stima, pur con qualche incertezza sul denominatore da usare; la scelta va dal numero di individui vaccinati con due dosi (opzione 1), al numero di quelli seguiti per tutto il tempo previsto dai protocolli (opzione 2), al numero totale di individui seguiti espressi in termini di persone/anno (opzione 3). Ho scelto l’opzione 2 e quindi la stima reale dei NNV potrebbe essere leggermente diversa. Il NNV per evitare un caso si aggira attorno a 100, per evitare un caso grave va da circa 500 (Moderna) a circa 2500 (Pfizer), per i pochi casi gravi registrati in quest’ultimo studio. Per evitare un decesso, ammesso che il vaccino eviti i decessi, questi ultimi numeri vanno moltiplicati almeno per 10.
Oltre che per stimare l’efficacia dei vaccini, i due studi sono stati condotti per valutarne la sicurezza. Le dimensioni dei campioni e le durate dei follow-up (circa due mesi) non permettono però di sapere qualcosa su eventi avversi rari e gravi, oppure tardivi. Sappiamo che le reazioni locali (dolore, arrossamento, gonfiore, linfoadenite) sono molto più frequenti nei vaccinati, ma sono passeggere, anche se in alcuni casi possono impedire di svolgere le normali occupazioni e possono richiedere cure mediche (i vaccinati hanno assunto molto più paracetamolo dei non vaccinati).
Anche le reazioni sistemiche (soprattutto stanchezza e mal di testa) sono più frequenti tra i vaccinati, anche se non ci sono differenze per quelle classificate come gravi. Ciò probabilmente significa che i vaccini stimolano molto il sistema immunitario. Questo è un bene, per quanto riguarda l’efficacia, ma potrebbe essere un male nel caso di reazioni eccessive, che potrebbero portare a malattie infiammatorie croniche o auto-immuni. In teoria potremmo saperne di più se i due studi mantenessero il follow-up per un paio d’anni, come previsto dai protocolli. Ma le ditte hanno annunciato che potrebbero vaccinare gli individui dei gruppi di controllo, per ragioni etiche. Se così fosse, sarebbe grave, visto che perderemmo la possibilità di comparare i vaccinati con i non vaccinati, e che per gli effetti avversi rari, gravi e tardivi dovremmo affidarci solamente alla sorveglianza di fase 4, sperando che le istituzioni decidano di instaurare una sorveglianza attiva.
Intanto negli USA e in Gran Bretagna, dove sono già state vaccinate milioni di persone, sono stati registrati alcuni casi di reazioni anafilattiche immediatamente dopo la vaccinazione. Reazioni rare, ma molto gravi e potenzialmente mortali, in mancanza di pronto intervento medico. Ne parla un editoriale pubblicato assieme ai due articoli di cui sopra. Le autrici ipotizzano che le reazioni anafilattiche siano associate ad alcuni eccipienti (glicoli polietilenici e polisorbati) presenti sia nei vaccini Pfizer e Moderna sia in quelli di Astra Zeneca, Janssen, Novavax e Sanofi Pasteur che saranno probabilmente autorizzati nel corso del 2021 (4). Se così fosse, e considerato che potrebbero essere vaccinati miliardi di individui, è necessario garantire che a ogni somministrazione sia presente personale medico in grado di intervenire prontamente ed efficacemente per salvare vite».