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Riforma della Politica agricola comune: un’ecotruffa?

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Occorre riprendere la mobilitazione per fare in modo che sia l’attuale Commissione Europea a presentare un testo coerente con la nuova strategia per un sistema agroalimentare in linea con gli obiettivi del New Green Deal e del Farm to Fork.
Riforma della Politica agricola comune: un’ecotruffa?
Da ecologisti integrali tendiamo all’ottimismo nonostante la pandemia, ma le proposte della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per il New Green Deal e gli indirizzi per un’agricoltura sostenibile, in difesa della biodiversità e per diminuire l’impatto del settore sui cambiamenti climatici, ci avevano fatto parlare di svolta storica, di rivoluzione ecologica dell’Unione europea.
In estrema sintesi le proposte della strategia definita Farm to Fork («dal campo alla tavola») prevedono infatti di aumentare le superfici agricole europee coltivate a biologico per arrivare a un 25% complessivo rispetto all’attuale 8%, di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi, di almeno il 20% i fertilizzanti, del 50% gli antimicrobici negli allevamenti e gli antibiotici per l’acquacoltura: tutto questo ed altro entro il 2030. Insomma, il primo vero piano dell’Ue per orientare decisamente la politica alimentare, dalla produzione al consumo passando per la distribuzione, verso un sistema agroalimentare equo, biologico, ecologico.
Mentre la commissione presentava la strategia opportunamente definita Next generation Eu, in parlamento giaceva dal 2018 la proposta di riforma della Pac (Politica agricola comune) elaborata dalla commissione presieduta da Junker, la quale, era opinione diffusa, avrebbe dovuto ora armonizzarsi con le nuove strategie e contribuire anche dal punto di vista finanziario a Farm to Fork, avendo una dotazione di 380 miliardi di euro (un terzo del bilancio europeo), spalmati dal 2021 al 2027. Contro ogni aspettativa, invece, i tre maggiori gruppi politici europei, il Partito Popolare Europeo (Ppe), i Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe (liberali, gruppo al quale aderiscono i renziani) hanno  concordato un maxi-emendamento, che definisco di controriforma della Pac, che è stato poi approvato dal Parlamento Europeo tra le proteste del gruppo parlamentare dei Verdi e dei gruppi e movimenti ecologisti con il seguente risultato: 425 favorevoli, 212 contrari, 51 astensioni.
Discuteremo a lungo sul perché il Partito Democratico, con il presidente David Sassoli e con l’eurodeputato Paolo De Castro, abbia avuto un ruolo così rilevante nell’operazione di controriforma della Pac, ma una cosa certa è che si è alienato così il consenso non solamente del vasto arcipelago ecologista, ma anche quello del mondo agricolo che da anni è impegnato nella sfida per un’agricoltura compatibile con l’ambiente. Il Partito Democratico, in cambio, realizza una larga maggioranza parlamentare e probabilmente il consenso delle organizzazioni professionali agricole tradizionali. Ma il gioco vale la candela? E soprattutto, a chi giova?
Il gruppo dei 5 Stelle si è spaccato e 5 parlamentari su 14 hanno votato contro il maxi-emendamento e contro la linea ufficiale del Movimento, associandosi alla linea dei Verdi Europei. Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha dichiarato: «Il voto in parlamento europeo grazie ad un accordo scellerato tra i gruppi maggioritari, dissolve la speranza che la Pac possa essere parte integrante e sostanziale del Green Deal». Insomma, la maggioranza del Parlamento Europeo e il Partito Democratico non hanno voluto ascoltare la voce delle migliaia di cittadini e in particolare dei giovani del movimento Fridays for Future.
L’iter della riforma, tuttavia, non si è concluso con il voto del Parlamento Europeo, perché l’approvazione definitiva avverrà solo dopo l’intesa raggiunta in sede di «trilogo» (Commissione, Parlamento, Consiglio), incontro previsto nelle prossime settimane. Dunque occorre riprendere la mobilitazione sulla base della proposta politica avanzata dai Verdi Europei, il cui gruppo è stato quello più combattivo e coerente in sede di Parlamento Europeo: inviare come cittadini, associazioni, istituzioni, una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per chiedere il ritiro della proposta di riforma sulla quale ha votato il Parlamento, perché precedente al programma Next Generation Eu, in modo che sia l’attuale Commissione a presentare un testo coerente con la nuova strategia per un sistema agroalimentare in linea con gli obiettivi del New Green Deal e del Farm to Fork.
TESTO E INDIRIZZO ALLA PAGINA:
www.greens-efa.eu/dossier/ritiri-questa-cap
 
Alberto Bencistà è presidente dell’Associazione Firenze Bio e rappresentante della Toscana di Federbio.
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Articolo tratto dalla rubrica Spunti di vista

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Dicembre 2020
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