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Un uso sostenibile dei pesticidi è possibile?

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Scaduti i termini della consultazione lanciata dalla Commissione europea per offrire a organizzazioni e cittadini la possibilità di dare un contributo alla redazione di una nuova normativa per ridurre l’uso dei pesticidi. L’articolo di Maria Grazia Mammuccini.
Un uso sostenibile dei pesticidi è possibile?
Sono scaduti il 7 di agosto .
La direttiva Ue sull’uso sostenibile dei pesticidi deve infatti essere rivista. Come la Corte dei conti europea ha messo in luce nella relazione uscita a inizio 2020, gli agricoltori sono poco incentivati ad adottare metodi alternativi considerato che non c’è collegamento efficace tra l’obiettivo di ridurre in maniera concreta e misurabile l’uso dei pesticidi e i pagamenti a titolo della Pac. E nessuno verifica la reale consistenza del fenomeno pesticidi considerato che mancano sistemi di monitoraggio adeguati sull’effettiva riduzione del loro utilizzo nel territorio dell’Ue.
FederBio è intervenuta nella consultazione per la campagna Cambia la Terra, di cui fanno parte anche Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente e Wwf, con un documento che indica le necessità principali per un cambio di rotta deciso nell’uso dei pesticidi.

Cosa vuol dire in pratica

Oggi è ormai evidente che usare in modo sostenibile i pesticidi significa in primo luogo puntare sulle alternative, a partire dall’agricoltura biologica, basata sull’utilizzo di prodotti fitosanitari naturali o minerali, e attivando procedure che facilitino e velocizzino l’ingresso sul mercato di prodotti per il biocontrollo.
Al tempo stesso vanno ridotti drasticamente i rischi connessi all’utilizzo dei pesticidi con norme più stringenti sulle distanze minime di sicurezza dalla popolazione e dalle coltivazioni biologiche, per tutelarle efficacemente dal rischio della contaminazione accidentale. Servono inoltre limiti più stringenti e sistemi di monitoraggio efficaci per verificare l’effettiva presenza di pesticidi nelle acque, nel suolo e nel cibo, attivando anche un sistema di controllo sulla loro presenza nel corpo umano a partire dagli agricoltori e dalle loro famiglie, che sono tra i soggetti più esposti.
Serve infine investire in studi e ricerche indipendenti per valutare gli effetti dei pesticidi sulla salute dei cittadini e sull’ambiente anche in relazione all’aspetto del multiresiduo fino ad ora non adeguatamente indagato.
La salute dei cittadini e la difesa dell’ambiente vengono prima di tutto e un’informazione adeguata e trasparente sui rischi da pesticidi è un diritto. Ecco perché l’Europa deve impegnarsi a sostenere le alternative adeguate che l’agroecologia offre.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Ottobre 2020
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