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Fieno greco: il ricostituente

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Un antico rimedio, ottimo come ricostituente e nel trattamento delle malattie epatiche e renali.
Fieno greco: il ricostituente
Nei famosi papiri di Erbers e di Berlino, risalenti al secondo millennio a.C., il Fieno Greco viene descritto come pianta utilizzata nei rituali; i semi ritrovati nella tomba di Tutankhamon ne sono una testimonianza. Le donne egizie lo utilizzavano come ricostituente per ingrassare e come antielmintico. Fu introdotto e diffuso nell’Europa centrale, fra l’VIII e il IX secolo, grazie alla paziente opera dei monaci benedettini che si impegnarono per fare acclimatare la pianta nei giardini dei conventi, ritenendola efficace nel trattamento delle malattie epatiche, renali e nelle febbri.
È una pianta dalle molteplici azioni. Partendo dalla tradizione, possiamo confermare che la prima attività è quella ricostituente. Le altre sono quelle ipoglicemizzante e ipocolesterolemizzante, alle quali si affiancano ulteriori attività secondarie che determinano l’unicità del rimedio.
Uno dei componenti fondamentali dei semi è l’insieme delle saponine steroidi responsabili dell’azione a livello endocrino: infatti, questi principi attivi hanno una struttura simile agli steroidi e l’organismo li riconosce come ormoni. Vi sono presenti anche delle proteine di elevato valore biologico, fosforo in forma organica, sali minerali e vitamine. Questa sinergia sembra essere la responsabile dell’effetto ricostituente.
L’azione ipoglicemizzante del Fieno Greco pare sia da attribuire ad una sostanza, la 4-idrossiisoleucina, che aumenta la produzione di insulina da parte delle cellule del pancreas, con una conseguente riduzione del glucosio nel sangue. Gli studi clinici hanno dimostrato che la pianta produce effetti benefici sia nel diabete mellito di tipo 2, sia in quello giovanile di tipo 1. Sempre in questo ambito, non dobbiamo dimenticare l’attività delle fibre grezze dei semi, che rallentano lo svuotamento gastrico e riducono l’assorbimento intestinale di glucosio. Lo stesso meccanismo vale anche per la proprietà ipocolesterolemizzante: infatti, le mucillagini liberate dai semi determinano uno strato spesso di muco sulle pareti intestinali, ostacolando così l’assorbimento di colesterolo.
Tra le attività secondarie della droga sono da ricordare l’estrogenica, la diuretica e la galattogoga.

Per cosa è indicato

Si ricorre al Fieno Freco in caso di: debilitazione • magrezza, mancanza di appetito • iperglicemia, diabete di tipo 1 e 2 • ipercolesterolemia • per favorire la montata lattea • intensa attività sportiva • menopausa • eczema, acne, ulcerazioni (uso esterno) • tosse grassa.

Come usarlo

Per via interna

– Decotto: un cucchiaio di semi da pestare in un mortaio grossolanamente; si fanno bollire in due tazze di acqua fino a far evaporare della metà il composto e si beve la mattina a digiuno.
– Vino al Fieno greco: in 200 ml di vino bianco si fanno macerare per dieci giorni 10 g di farina con l’aggiunta di qualche scorza di limone per attenuare il sapore. Se ne assume un bicchierino prima dei pasti.

Per via esterna

– Decotto: 60 g di semi si fanno cuocere in un litro di acqua; il processo è lungo perché i semi sono duri. In alternativa si può usare qualche cucchiaio di farina e l’acqua necessaria ad ottenere una polentina consistente che ancora calda, ma non bollente, si applica sui foruncoli, gli ascessi o sul petto in caso di catarri, interponendo una garza.

Controindicazioni e avvertenze

Il Fieno Greco è ben tollerato. Bisogna fare attenzione in persone allergiche alle spezie e, a causa dell’azione delle fibre colloidali, non va assunto contemporaneamente a farmaci perché ne può diminuire l’assorbimento. Sono stati  registrati alcuni casi in cui l’applicazione topica ripetuta ha provocato irritazione della cute.
Il suo odore è particolarmente forte e, una volta assunto, passa nelle urine, nel sudore ed eventualmente nel latte materno; ciò può essere sgradito per il bambino, anche se a volte alcuni neonati lo apprezzano molto.
 
Tratto da Guida ai rimedi naturali (Terra Nuova Edizioni)
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Articolo tratto dalla rubrica Il Rimedio del mese

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Ottobre 2020

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