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Dagli stracci alla coppetta: vivere le mestruazioni

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Nel corso dei secoli sono cambiati i metodi utilizzati dalle donne per raccogliere il flusso mestruale. Ecco un breve elenco, dai più comuni a quelli che rispettano maggiormente l’ambiente.
Dagli stracci alla coppetta: vivere le mestruazioni
Nell’antico Egitto si usava papiro ammorbidito, nell’antica Roma lana o stoffa, nelle campagne venivano usate anche pelli di pecora, bollite dopo l’uso. Solo alla fine del 1800 la Johnson & Johnson inventò i primi assorbenti usa e getta destinati esclusivamente al pubblico femminile. Per molti anni però, per via del costo elevato, le donne continuarono a fabbricarli da sole usando stracci. Quando il costo diminuì, alle donne venne data la possibilità di servirsi da sole nei negozi, mettendo i soldi in una scatola, per non dover chiedere il prodotto ai commessi. Ci vollero molti anni per far sì che gli assorbenti igienici sfatassero il tabù sul ciclo mestruale.
Nei primi anni ’30, ispirato da sua moglie e dal suo desiderio di avere una soluzione discreta, il Dr. Earl Haas inventò e brevettò il tampone interno e il suo applicatore, rivoluzionando il modo di vivere le mestruazioni. L’applicatore è stato fondamentale per il lancio e il successo del prodotto. Il prodotto fu poi registrato come Tampax e lanciato sul mercato nel 1934 da Gertrude Tendrich, un’imprenditrice che comprò il marchio e il brevetto e fondò la società Tampax (dal 1997 di proprietà di Procter & Gamble).
Qualche anno dopo, sempre negli Usa, Leona Chalmers brevettò il disegno della coppetta mestruale in lattice, dalle caratteristiche simili a quella che conosciamo oggi. Fu messa in commercio nei primi anni ’50 dalla società Tassette, ma non ebbe un immediato successo, perché ritenuta dalle donne dura e pesante. Inoltre, così come lo era stato per il tampone interno, l’ostacolo maggiore era dato dai tabù sessuali: l’idea di mettere qualcosa in vagina con le dita era vissuta con pudore.
Ci vollero diversi anni per migliorare il progetto e per superare le barriere legate ai tabù, finché negli anni Settanta in Finlandia e negli Usa iniziò una piccola produzione di coppette mestruali usa e getta. Negli anni Ottanta, fu la volta della creazione della coppetta mestruale The Keeper, realizzata in lattice e ancora in vendita oggi. All’inizio del Ventunesimo secolo, ecco una svolta importante per la coppetta mestruale: l’introduzione di un nuovo materiale, il silicone a uso medico.
Ecologica, pratica ed economica, a differenza degli altri dispositivi, la coppetta inserita internamente al canale vaginale permette di raccogliere il sangue mestruale senza assorbire nulla. Una coppetta può durare dai tre ai dieci anni e il suo utilizzo permette di non produrre rifiuti, consentendo un grande risparmio economico nel rispetto dell’ambiente. Gli assorbenti usa e getta sono infatti tra gli oggetti più inquinanti che ci possano essere, oltre a costare cifre spropositate, in realzione a quanti ne usiamo nella nostra vita.
Un altro modo per ovviare a questo problema è rappresentato dagli assorbenti lavabili. Ce ne sono tantissimi tipi e, nonostante quello che si potrebbe pensare, assorbono quasi meglio di un assorbente usa e getta; inoltre a contatto con la pelle non danno irritazioni, non fanno sudare, sono asciutti e, se tenuti con un po’ di cura, durano anni. I materiali con cui sono fatti sono tanti. In genere prevedono uno strato superficiale (cotone, flanella, bamboo, micropile) a contatto con la pelle, uno strato assorbente (spugna) e uno strato impermeabile (tessuto poliuretano laminato – pul).
Per rispettare l’aspetto ecologico, esistono anche altri metodi naturali. La spugna di mare, ad esempio, molto assorbente, oltre ad essere economica è anche amica dell’ambiente, può essere riutilizzabile da 3 a 6 mesi. Essendo un prodotto naturale può variare leggermente in forma e dimensione, si può tagliare su misura, in modo da non accorgersi d’indossarla e non è necessario toglierla durante un rapporto sessuale.
Se si ha un grande controllo del proprio pavimento pelvico, si può arrivare a non usare nessun dispositivo per le mestruazioni, praticando il flusso istintivo libero. Questo metodo si basa sull’autocontrollo del proprio corpo, facendo colare il flusso sanguigno quando si va alla toilette. Per una buona efficacia sono indispensabili un buon allenamento (simile a quello di un bambino con lo spannolinamento) e la disponibilità di un wc nelle vicinanze. Non si tratta quindi di “spingere” per eliminare il flusso, ma di prestare attenzione a quando l’utero “propone” il flusso, tenendo allenati i muscoli della vagina e del perineo indispensabili per trattenere e rilasciare il sangue.
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Articolo tratto dal libro La luna sono io

La luna sono io è un diario mestruale da compilare su base giornaliera come momento di pausa e riflessione su ciò che accade durante le quattro fasi del ciclo, su come le energie si muovono e cambiano, anche in relazione alla luna. Non si tratta solo di un’agenda su cui registrare inizio e fine della mestruazione, ma di un percorso di consapevolezza alla scoperta del proprio ritmo creativo, biologico ed emotivo legato al ciclo mestruale e lunare. Uno strumento per la fioritura personale, grazie al quale riconoscere la propria essenza.

La compilazione giornaliera è semplice e intuitiva, ed è resa piacevole da una grafica chiara e originale. Per ogni giorno è possibile indicare l’umore, lo stato di salute generale, il sonno, la temperatura basale, la fase del ciclo mestruale e molto altro. In più, c’è un ampio spazio da dedicare alle note personali.
Le pagine sono arricchite da approfondimenti sui temi del femminile, dei suoi archetipi e delle sue illustrazioni simboliche, che offrono preziosi spunti di riflessione per l’introspezione e la comprensione di sé.
Un regalo utile e bello per tutte le donne, per trovare nella propria ciclicità e lunaticità il modo di vivere ed esprimere la propria unicità.
La luna sono io è stato ideato dalle madri di Custodi del Femminino: Maria Chiara Spadoni, Marika Novaresio, Alessia Pugliese e Laura Capossele, con il prezioso contributo creativo di Eleonora Lorenzoni. Un progetto che ha unito ostetriche, educatrici mestruali, donne per le donne, insieme per un obiettivo comune: una rete attiva sul territorio nazionale per promuovere la consapevolezza e l’empowerment in tutti gli aspetti del femminile.
 

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