Vai al contenuto della pagina

Legambiente: «5G, firmiamo per dire no all’aumento dei limiti di esposizione»

homepage h2

Legambiente ha lanciato una petizione per dire no all’aumento dei limiti di legge per l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche. L’appello è rivolto al governo e al Parlamento: «Non esiste alcuna ragione tecnica per farlo, esistono invece ragioni sanitarie per evitarlo».
Legambiente: «5G, firmiamo per dire no all’aumento dei limiti di esposizione»
«Nel nostro Paese si discute sempre di più della necessità di innalzare i limiti di legge in tema di elettromagnetismo per cogliere appieno le potenzialità dello sviluppo della tecnologia 5G. Eppure non esiste nessuna ragione tecnica, se non quella economica, per farlo. Esistono invece ragioni sanitarie, anche ormai piuttosto evidenti, per evitare che questo accada. Per questo chiediamo al Governo italiano di mantenere inalterati i limiti vigenti»: è il contenuto dell’appello con raccolta di firme lanciato da Legambiente al quale hanno aderito anche il presidente di Isde Italia e Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini.
«Con lo sviluppo del 5G verrà a modificarsi il livello di esposizione complessivo della popolazione, per questo risulta di fondamentale importanza adottare un approccio fortemente cautelativo, in linea con quanto messo in evidenza dalla ricerca scientifica – scrivono i promotori – L’applicazione del principio di precauzione, al quale si richiamano esplicitamente sia l’Agenzia Europea per l’Ambiente di Copenaghen, sia il Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Bonn, prevede di non differire le misure di riduzione dell’esposizione umana fino al completamento di nuovi studi e ricerche che riducano le attuali incertezze e lacune delle conoscenze. Il che si traduce nella necessità – in attesa di nuove ricerche per colmare queste lacune – di perseguire da subito la riduzione delle esposizioni, da una parte mantenendo gli attuali i limiti di legge italiani, tra i più bassi in Europa, e dall’altra rendendo omogenei i livelli di esposizione nel territorio, evitando che gruppi di residenti in determinate aree siano soggetti a livelli di esposizione elevati, attraverso una corretta pianificazione delle stazioni radio base con appositi regolamenti comunali».
«La Monografia 102 del 2013 dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione definisce i campi elettromagnetici a radiofrequenza come “possibilmente cancerogeni per l’uomo” sulla base di una corposa serie di studi sul rischio di tumore cerebrale per gli utilizzatori di telefoni cellulari – prosegue Legambiente – ritenendo “credibile” questa relazione di causa e effetto, senza escludere però il ruolo di spiegazioni alternative. Dopo questo lavoro sono stati condotti numerosi studi, tra cui i due recenti relativi a esperimenti su animali di laboratorio, svolti dal National Toxicology Program negli USA e dall’Istituto Ramazzini di Bologna hanno mostrato eccessi di rischio per i tumori del sistema nervoso a livello cerebrale e cardiaco per livelli di campi elettromagnetici “elevati”, da qui la necessità esplicitata dalla IARC di una nuova valutazione del rischio di cancro associato ai campi elettromagnetici a radiofrequenza, posta come priorità per il 2020-24».
«In particolare, i ricercatori dell’Istituto Ramazzini hanno presentato i risultati della sperimentazione animale, che prende in esame lo standard 3G, da loro condotta, con risultati congruenti con quelli dello studio del National Toxicology Program (NTP), che mostrano criticità ad alte esposizioni (50 V/m), comparabili a quelle permesse nei Paesi Europei, per un elevato numero di ore al giorno (19 ore). A questi studi si devono aggiungere quelli più noti sull’uso dei cellullari» si legge ancora nell’appello.
Legambiente dunque chiede che:
1. Vista la già accertata pericolosità (alte esposizioni per lunghi intervalli di tempo) delle frequenze finora utilizzate per la telefonia mobile, simili a quelle che verranno utilizzate per il 5G (700 MHz e 3.600 MHz), si richiede che si mantengano tassativamente i valori di attenzione cautelativi per i valori di campo elettrico di 6 V/m, dato che negli studi sperimentali a questi livelli di inquinamento elettromagnetico non sono stati osservati effetti avversi.
2. È inoltre necessario modificare l’art. 14 del Decreto Sviluppo “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese” che impone la misurazione dei campi elettromagnetici sulla media di 24 ore riducendo questo intervallo di tempo ai 6 minuti nelle ore di maggior traffico telefonico.
3. Serve finanziare una ricerca indipendente, epidemiologica e sperimentale, sulle onde millimetriche del 5G a 26 GHz finalizzata ad approfondire i possibili impatti sulla salute».

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!