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A New York il summit Onu per la biodiversità

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Si è tenuto mercoledì 30 settembre il Summit delle Nazioni Unite sulla biodiversità per cercare di definire punti comuni che saranno oggetto del confronto della Conferenza delle Parti alla Convention sulla diversità biologica che si terrà in Cina nella primavera 2021.
A New York il summit Onu per la biodiversità
Si è tenuto mercoledì 30 settembre il Summit delle Nazioni Unite sulla biodiversità per cercare di definire punti comuni che saranno oggetto del confronto della Conferenza delle Parti alla Convention sulla diversità biologica che si terrà in Cina nella primavera 2021 e successivamente alla Convention sugli oceani.
il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha affermato che “biodiversità ed ecosistemi sono essenziali per il progresso e la prosperità umana”, tuttavia “i nostri sforzi non sono stati sufficienti per raggiungere nessuno degli obiettivi globali fissati per il 2020”. “È necessaria un’ambizione molto maggiore, non solo da parte dei governi, ma di tutti gli attori della società”, ha sottolineato, ribadendo che “il degrado della natura non e’ una questione puramente ambientale”.
Lunedì scorso, a due giorni dall’apertura del summit, era arrivato l’annuncio del ministro dell’ambiente Sergio Costa riguardo l’adesione, da parte del premier Giuseppe Conte a nome dell’Italia, alla ‘Promessa dei Leader per la Natura’, la “Leaders Pledge for Nature”, un impegno globale per la protezione della natura, sottoscritto da leader politici e da stakeholders.
Tra gli impegni assunti dagli Stati e che dovranno trovare il modo di mantenere:
– fare in modo che la risposta all’attuale crisi sanitaria ed economica sia verde ed equa e contribuisca direttamente al migliore risanamento e alla realizzazione di società sostenibili;
– mettere la biodiversità, il clima e l’ambiente nel suo complesso al centro sia delle strategie e degli investimenti di risanamento per il Covid-19, sia nel percorso per conseguire su scala nazionale e internazionale lo sviluppo e la cooperazione;
– sviluppare e realizzare un piano globale, ambizioso, per la biodiversità post-2020, da adottare in occasione della XV Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla Diversità Biologica;
– assicurare la piena ed effettiva partecipazione dei popoli indigeni e delle comunità locali nei processi decisionali e per il riconoscimento dei loro diritti; supportare gli impegni con un forte sistema di monitoraggio e revisione;
– procedere alla transizione verso modelli di produzione, consumo e di sistemi alimentari sostenibili; intensificare in maniera significativa gli sforzi comuni per ridurre gli impatti delle specie aliene invasive;
– ridurre significativamente l’inquinamento dell’aria, dei campi, del suolo, delle acque dolci e di quelle marine; accrescere l’ambizione e allineare le politiche nazionali con quanto stabilito dall’Accordo di Parigi;
– porre fine ai crimini ambientali che possono influire seriamente sugli sforzi destinati ad affrontare il degrado ambientale, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico;
– eliminare o ridefinire i sussidi e gli altri incentivi che sono dannosi per la natura, la biodiversità e il clima e aumentare, nel contempo, significativamente gli incentivi che hanno un impatto positivo o neutro sulla biodiversità attraverso tutti i settori produttivi.
Nell’approvare questa Carta di Impegni per la Natura, gli aderenti «si impegnano a realizzare azioni significative con una responsabilità condivisa nell’affrontare l’emergenza planetaria, segnando una svolta significativa nell’assunzione di responsabilità verso questa e le future generazioni sulla base della buona volontà e dalla capacità di raggiungere gli obiettivi in essa dichiarati».
Naturalmente non mancano gli scettici che di fronte all’ennesimo summit dai buoni e necessari propositi serbano poche speranze per un esito efficace e impegni dichiaratamente solidi.
D’altra parte, come ormai molti studiosi hanno affermato, o si agisce subito o sarà troppo tardi.

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