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L’alibi dell’emergenza plastifica la mensa

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Con la riapertura delle scuole, nelle mense i bambini sembrano essere destinati a pasti in monoporzioni di plastica.
L’alibi dell’emergenza plastifica la mensa
Lo scenario della mensa scolastica che si prefigura a settembre è quello del cosiddetto lunchbox, ovvero pasti in monoporzioni di plastica sigillate e menu semplificati stile fast food. Tradotto: cibo preparato a livello industriale in cucine centralizzate, tenuto al caldo a scuocere per ore (da 4 a 8) e infine veicolato a tutte le scuole, anche a quelle già dotate di cucine interne, che non verrebbero più utilizzate. Come dice il Piano Scuola, la semplificazione dei menu si tradurrà in: pasta in bianco o al pomodoro, bastoncini, prosciutto e pizza.
Il medico epidemiologo Franco Berrino ha subito sostenuto che non c’è nessuna ragione scientifica che giustifichi le monoporzioni, che rischiano di essere dannose per la salute dei bambini perché i menu semplificati sono sbilanciati e distanti dalla dieta mediterranea in termini di varietà e di qualità nutrizionale.
Il Piano Scuola per le mense, inoltre, si pone in netta antitesi con i nuovi Criteri ambientali minimi (Cam) per la ristorazione pubblica, comprese le mense scolastiche, varati lo scorso marzo dal Ministero dell’Ambiente, che prevedono fra le altre cose:
• una maggiore quota di alimenti biologici (dal 40 al 50%);
• una maggiore presenza di alimenti a filiera corta;
• una netta riduzione di sprechi e scarti e dell’utilizzo di prodotti usa e getta.
Le monoporzioni andrebbero dunque in deroga ai nuovi Cam appena resi legge! Ma al danno si aggiunge la beffa, perché:
• aumenterà la percentuale di cibo rifiutato in quanto scotto e meno gustoso (già oggi arriva al 30%);
• secondo gli stessi operatori questo sistema è più oneroso perché aggiungerà nuovi costi, come l’acquisto di stoviglie usa e getta e di termosigillatrici, a cui si aggiungono i maggiori oneri di pulizia;
è possibile somministrare il pasto in classe senza ricorrere alla monoporzioni, senza derogare ai Cam, dotandosi di carrelli termici» assicurano Foodinsider con Food Watcher e MenoPerPiù. «Il personale addetto allo scodellamento, opportunamente formato e dotato di guanti e mascherine, servirà il pasto ai bambini in classe e in sicurezza senza ricorrere alle monoporzioni».
Per questa soluzione si stanno organizzando già i Comuni più sensibili alla salute e all’educazione ambientale delle giovani generazioni. Per sostenerla a livello nazionale, è stata lanciata da Foodinsider, insieme ad altre associazioni, una petizione indirizzata alla ministra Azzolina: «La mensa scolastica non deve diventare un fast food: blocchiamo le monoporzioni in plastica e proteggiamo il pasto dei bambini a scuola».
Foodinsider merita tutta l’attenzione e il sostegno necessari a promuovere una campagna così importante, per la competenza e la credibilità acquisita come osservatorio non istituzionale che si occupa di mense scolastiche in costante dialogo con le famiglie, la scuola, l’economia e le istituzioni per promuovere la cultura di un’alimentazione buona e sana nel rispetto dell’ambiente.
La petizione si può firmare su www.foodinsider.it.
 
Alberto Bencistà è presidente dell’Associazione Firenze Bio e rappresentante della Toscana di Federbio.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Settembre 2020

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