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Plastica negli oceani: entro il 2040 potrebbe triplicare

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La quantita’ di plastica che finisce negli oceani potrebbe triplicare entro il 2040, raggiungendo un peso complessivo di 600 milioni di tonnellate. Un’impennata alla quale sta contribuendo non poco l’attuale allarme Covid-19, durante la quale il consumo di plastica monouso e’ aumentato sensibilmente. A tracciare lo scenario e’ la ricerca pubblicata sulla rivista Science
Plastica negli oceani: entro il 2040 potrebbe triplicare
La quantita’ di plastica che finisce negli oceani potrebbe triplicare entro il 2040, raggiungendo un peso complessivo di 600 milioni di tonnellate. Un’impennata alla quale sta contribuendo non poco l’attuale allarme Covid-19, durante la quale il consumo di plastica monouso e’ aumentato sensibilmente.
A tracciare lo scenario e’ la ricerca pubblicata sulla rivista Science – riportata da e-gazzette.it -, coordinata da Winnie Lau, dell’organizzazione non governativa Usa The Pew Charitable Trusts.
Fra i contributi, quello dell’italiano Enzo Favoino, della Scuola Agraria del Parco di Monza. Sulla base di una simulazione, la ricerca indica che, se non saranno intraprese quanto prima azioni volte a ridurre la produzione e il consumo di plstica, nei prossimi 20 anni la quantita’ di questa sostanza inquinante e’ destinata ad aumentare da 11 milioni a 29 milioni di tonnellate: l’equivalente di circa 50 chilogrammi di plastica per ogni metro di costa in tutto il mondo. Secondo la simulazione, gli impegni presi da governi e industria potranno contribuire a ridurre di appena il 7% entro il 2040 la quantita’ di plastica che raggiunge gli oceani.
I maggiori colpevoli dell’invasione di plastica negli oceani sono, secondo la ricerca, i rifiuti solidi urbani non raccolti. Puntare a ridurli e’ quindi cruciale, ma per la coordinatrice della ricerca non esiste un “proiettile magico” in grado di risolvere il problema. Piuttosto sara’ indispensabile coordinare piu’ azioni, in un pacchetto che ne comprenda almeno otto. 
“Come dimostra il rapporto – rileva Tom Dillon, vicepresidente per l’ambiente di Pew – con un’azione rapida e concertata possiamo rompere l’onda di plastica. Possiamo investire in un futuro all’insegna della riduzione degli sprechi, migliori risultati sulla salute, maggiore creazione di posti di lavoro e un ambiente piu’ pulito e piu’ resiliente sia per le persone che per la natura”.

Nel numero di luglio-agosto di Terra Nuova trovate un dossier di approfondimento su questo grande problema del ritorno dell’usa e getta.

Con le misure dovute all’allarme Coronavirus è arrivato il boom dei materiali monouso, soprattutto in plastica. Una montagna di spazzatura, spesso gettata anche nell’ambiente senza accortezze, che sta già vanificando anni di sforzi per una gestione più green dei rifiuti.
 

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