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Il post-lockdown apre nuovi orizzonti

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In questi mesi estivi molte persone si stanno avventurando alla scoperta di ecovillaggi, cohousing e realtà alternative all’insegna della collaborazione. L’incontro fra i curiosi e chi già da anni sperimenta e costruisce forme diverse di abitare e di stare assieme è spesso denso, ricco, emozionante per entrambe le parti, fin dai primi contatti. Eccone un breve assaggio scaturito da una conversazione con Alessandra Lombardo, maestra che dal 2013 ha trovato nella scelta comunitaria la chiave per una vita più consapevole e divertente e che attualmente si sta occupando di rispondere alle e-mail indirizzate ad Avalon, parte della comunità del Popolo degli Elfi.
Il post-lockdown apre nuovi orizzonti
Fra le numerose e variegate impronte lasciate da questi mesi di lockdown non è mancato un profondo ripensamento sugli stili di vita, sulle forme dell’abitare e dello stare assieme. Così qualcuno ha iniziato a leggere di più sulle realtà alternative presenti in Italia, ricercando quelle attive sul proprio territorio. Qualcuno ha progettato viaggi, esplorazioni e visite per scoprire di più direttamente sul campo. Qualcun altro ha perfino mosso i primi passi per la costruzione di un gruppo assieme al quale costruire ecovillaggi, cohousing e progetti all’insegna della collaborazione. È questo il caso, per esempio, delle sette giovani famiglie di Vicenza che hanno visitato la scorsa settimana l’Aia Santa – comunità da anni impegnata a livello sociale – alla ricerca di storie, spunti e riflessioni utili per dare forma al proprio progetto. O del gruppo di lombardi che dopo aver seguito il corso proposto da Francesca Guidotti «Ecovillaggi – Cosa li ispira, la loro storia, dove si trovano, chi li anima, come farne parte o realizzarne di nuovi» ha iniziato ad incontrarsi per assumere una maggiore consapevolezza sui propri desideri e per vedere se da questo confronto può nascere una qualche forma di comunità.
L’incontro fra chi ricerca e chi da anni inventa e costruisce nuovi sentieri per una vita più a misura d’uomo è spesso denso, ricco, emozionante per entrambe le parti, a volte fin dai primi contatti.
«Leggere le e-mail dei curiosi, dei nuovi a questo modo di vivere, incuriosisce molto anche me», racconta Alessandra, maestra che dal 2013, dopo un’esperienza a Ippoasi, ha trovato nella scelta comunitaria la chiave per una vita più consapevole e divertente, e che attualmente si sta occupando di rispondere alle e-mail indirizzate ad Avalon, parte della comunità del Popolo degli Elfi.
«Mi sorprende in particolare il fatto che chi scrive lo fa a cuore aperto, raccontandosi, mettendosi in gioco, pur senza sapere chi li leggerà e se riceveranno risposta. Per me vuol dire che le persone si fidano, o che forse percepiscono negli ecovillaggi la presenza di una sostenibilità anche relazionale, umana, oltre che ambientale ed economica», specifica.
A colpire in particolar modo sono le e-mail dei giovani. Giovani che dicono di voler uscire dalla stretta del capitalismo, che scrivono in punta di piedi, incerti se riceveranno risposta o meno, che mandano le loro richieste quasi come dei messaggi in bottiglia lanciati nel mare. Ma nel mare queste richieste non ci finiscono, anzi, capita che vengano lette collettivamente per apprezzarne la bellezza, per emozionarsi assieme e per scegliere con cura la risposta da dare.
Così le persone arrivano, e si sperimentano in un contesto spesso profondamente diverso da quello a cui sono abituati. Chi era già un amante della natura e che nei fine settimana si armava di scarponi da trekking per andare fra boschi e montagne scopre una natura diversa, da vivere, volendo anche scalzi. Chi proviene da una cultura rigida, all’insegna della performance e degli obiettivi da raggiungere trova ad accoglierlo una cultura flessibile e variegata, che lo incoraggia ad aprire nuovi sentieri, ascoltando i propri bisogni e quelli della comunità in cui si trova. Talvolta si scopre che si può fare a meno di tante cose che si davano per scontate, e altre volte che un percorso non è solo quello che va da un punto di partenza A fino ad un punto di arrivo B, ma che si può passare laddove l’erba è più alta, ci si può arrampicare sulle rocce o si può fare un giro, e che le strade aperte al di fuori di quelle preconfezionate sono, se non infinite, perlomeno tante.
Un ringraziamento a Luca Bertinotti per la foto.

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