A causa dell’emergenza Coronavirus abbiamo imparato cosa vuol dire dover rimanere confinati nelle nostre abitazioni. Chi ha la fortuna di vivere in una casa in canapa, in questa situazione ha potuto scoprirne ancora meglio i vantaggi. Perché non si stratta solo di edifici sostenibili, con bollette vicino allo zero e dalle caratteristiche performanti, ma anche di abitazioni salubri dove la qualità della vita aumenta notevolmente.
«Il benessere e il comfort che si ha all’interno di una casa in canapa e calce ben costruita è straordinario. Sono materiali che, tra le altre cose, permettono di avere temperature costanti senza sbalzi tra il giorno e la notte, o tra la temperatura delle pareti e quella dell’aria, poca umidità e nessuna muffa, tutti ingredienti fondamentali per il benessere delle persone» racconta Olver Zaccanti, tecnico dell’Associazione nazionale architettura bioecologica (Anab), primo in Italia a portare questa tecnologia anni fa in Emilia Romagna. «Tra i cantieri attualmente attivi in Italia» puntualizza «due riguardano interventi di riqualificazione e restauro conservativo di edifici vincolati dalla soprintendenza dei beni culturali. Canapa e calce sono usati insieme per gli isolanti interni e i cappotti, e i massetti per gli interpiani nei solai, in modo da migliorare il comfort abitativo».
Ideali per la riqualificazione degli edifici
Canapa e calce sono materiali ottimi anche dal punto di vista delle ristrutturazioni e in particolare nel campo della riqualificazione energetica. Di recente, in quest’ottica, è stato attivato un progetto a livello europeo che vede Cuneo come sponda italiana. La Comunità Europea, infatti, per la prima volta ha stanziato dei fondi per stabilire e trovare sistemi costruttivi e materiali per l’efficientamento energetico di edifici esistenti, creando delle filiere locali con prodotti reperibili in un raggio d’azione di un massimo di 150 chilometri, con cui la canapa si sposa perfettamente. Parlando di edilizia, infatti, la sfida più a lungo termine è proprio quella di puntare a lavorare sugli edifici già esistenti e sul loro recupero, invece che costruirne di nuovi.
«La Camera di commercio di Cuneo, con il progetto Alcotra Eco-Bati e in particolare attraverso la realizzazione del proprio cantiere pilota, vuole accompagnare le tante piccole e medie imprese del comparto edile e impiantistico alla riqualificazione energetica, per essere competitive in un mercato che, dopo anni di crisi, oggi intravede nuove e interessanti opportunità legate alla necessità di conversione ambientale e di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare» ha sottolineato il presidente Ferruccio Dardanello, spiegando che con questa iniziativa si è data piena applicazione agli appalti «verdi» introdotti dal legislatore su impulso europeo, per contribuire a costruire un futuro sostenibile.
Una filiera «carbon negative»
Il punto da cui partire sono le stime che raccontano come a livello globale l’edilizia tradizionale sia responsabile del 30-40% delle emissioni totali di CO2. Al contrario, la filiera di canapa e calce è l’unica in edilizia ad essere carbon negative, cioè a togliere dall’ambiente più CO2 di quella che ne viene immessa in tutte le fasi, dalla produzione alla posa dei materiali. Questo accade per diversi motivi. Il primo è che già come pianta la canapa «sequestra» dall’atmosfera quattro volte più CO2 rispetto agli alberi. E poi continua a farlo anche quando viene mischiata alla calce per dar vita ai vari materiali per la bioedilizia. Lo spiega bene Gilberto Barcella, specializzato da anni nell’utilizzo di questi materiali per il restauro e la costruzione. «Sino ad oggi la possibilità di costruire a livello industriale con materiali a impatto negativo di CO2 era praticamente impossibile. La canapa invece è già disponibile in diverse soluzioni industrializzate ad alta efficienza energetica, facilmente fruibili e competitive. In termini di prestazioni ambientali, essa cresce velocemente: in soli quattro mesi un ettaro coltivato produce circa 12 tonnellate di questa pianta che, attraverso il processo della fotosintesi, assorbe anidride carbonica rilasciando ossigeno e immagazzinando carbonio in quantità pari alla produzione di quattro anni di un bosco delle medesime dimensioni».
La conferma viene dal Politecnico di Milano che, con uno studio1 sul ciclo di vita del prodotto (Lca), dimostra la capacità di un metro cubo di biocompositi in canapa e calce di sequestrare dai 20 ai 60 kg di CO2 a seconda della sua densità. E c’è una stima, fatta proprio da Barcella, che fa capire bene le potenzialità di questo comparto: «Dal 2011 a oggi, in Italia sono stati costruiti e ristrutturati edifici mono e plurifamiliari per un totale di circa 500 fortunati inquilini (dato in crescita). La loro edificazione è equivalsa alla piantumazione di circa 680 ettari di bosco (pari a circa 95 campi da calcio) e la conseguente sottrazione dall’atmosfera di circa 1700 tonnellate di CO2».
Bollette zero per le famiglie e per l’ambiente
Questa buona pratica edilizia si riflette anche sui nostri consumi, aiutandoci a diminuire eventuali sprechi. «Costruire con biocompositi in canapa consente di avere delle ottime prestazioni termotecniche, regolando e isolando dalle temperature esterne, mantenendo il calore all’interno in inverno e proteggendo dal caldo esterno in estate. Questo fa sì che i manufatti abbiano un consumo di energia prossimo allo zero (con conseguenti benefici economici per chi vi abita)» conclude Barcella.
E una testimonianza diretta arriva da colui che è il proprietario della prima casa in canapa e calce costruita in Italia e che la abita da ormai otto anni. «Va molto bene», sottolinea oggi il signor Franchini di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna. «I consumi sono più o meno 250 euro di riscaldamento per villetta all’anno. Dipende da quando inizia il freddo: a volte accendiamo i riscaldamenti a novembre, a volte a dicembre, ma non ci possiamo lamentare. Visto che noi abbiamo le pompe di calore e i pannelli solari fotovoltaici, sommando tutte le spese della casa con le varie bollette, riscaldamento compreso, e anche l’Imu e le varie tasse, io vado in pari, perché ho ancora un vecchio contratto con il quale mi viene pagata l’energia che produco in eccesso sul mio tetto».
Ma il vero cambiamento riguarda la vivibilità degli ambienti in rapporto, ad esempio, all’umidità. Qui questo fenomeno può diventare davvero fastidioso, eppure per il signor Franchini i disagi ad esso collegati sono soltanto un ricordo. «Solo se c’è una forte umidità per più di due settimane di fila, si inizia a percepire qualcosa, se no nulla. Noi non abbiamo l’aria condizionata e in queste settimane in cui siamo stati costretti a stare in casa, devo dire che da questo punto di vista siamo stati davvero bene».
Le proprietà antisismiche
La casa dei Franchini ha anche resistito indenne al terremoto che ha scosso l’Emilia Romagna nel 2012, dimostrando le capacità antisismiche di questo materiale. «Noi siamo venuti ad abitarci in dicembre, ma quando c’è stato il terremoto la casa era già stata completata, mancavano soltanto le finiture, eppure non ha subito nemmeno un graffio». Oliver Zaccanti, che è il responsabile del progetto ci dà la spiegazione. «La struttura portante è in legno, un materiale eccellente nel caso di sisma perché si deforma ma non crolla e prima di andare al collasso ha un’elasticità molto elevata. Inoltre, la canapa e la calce diventano un tutt’uno con questa struttura ed anch’essi sono abbastanza elastici.
San Giovanni in Persiceto, la cui costruzione è iniziata nel 2009, è uno dei comuni colpiti dal sisma e che ha subito diversi danni, ma la casa dei Franchini invece è rimasta perfettamente integra. E a riprova di queste proprietà la ricostruzione dell’Emilia-Romagna post terremoto ha visto anche la canapa come protagonista grazie a risorse pubbliche. La Regione infatti aveva finanziato al 90% la ricostruzione di due edifici distrutti dal terremoto, uno a Cavezzo, in provincia di Modena, e l’altro a Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara.
La bioedilizia in canapa in Italia
Oltre all’Anab ci sono ormai diverse aziende italiane che si occupano di edilizia con la canapa. Un’ottima notizia per il settore è arrivata nel 2019, quando la più grande azienda italiana per la realizzazione di prodotti a base di cemento ha deciso di puntare sulla bioedilizia, in particolare proprio su canapa e calce. Si tratta dell’azienda Senini, di cui Equilibrium, azienda italiana che ha portato canapa e calce alla conoscenza del grande pubblico, è entrata a far parte. Una scommessa partita nell’ottobre del 2018 che oggi, a un anno e mezzo di distanza, sta dando ottimi risultati. Se da una parte Equilibrium era stata protagonista insieme allo studio di architetti Pedone Working della costruzione dell’edificio ad uso abitativo più grande d’Europa – parliamo di Case di Luce, un condominio di 60 appartamenti che sorge a Bisceglie (Bt) – oggi Senini è protagonista di quello che è considerato il cantiere in canapa e calce più grande al mondo. Parliamo dell’ashram del guru Guruji Sri Vast, in Svezia.
Al termine dei lavori gli edifici in canapa e calce copriranno una superficie complessiva di 6300 m2 e saranno adibiti a ospitare le migliaia di persone che partecipano agli eventi per più giorni. Si tratta di una sala conferenze, un centro di accoglienza e trattamenti, caffè, ristorante, Spa e un tempio per seminari e corsi.
Messapia Style, azienda che ha costruito una casa in legno, calce e canapa a Supersano (Le), con lo slogan «edilizia etica», è talmente sicura delle doti di questi materiali da invitare i curiosi a passare una notte in una casa costruita con questa tecnologia, certi che al risveglio il potenziale cliente non avrà più dubbi. Si chiama Hemp experience ed è un’iniziativa pensata proprio per convincere chi sarebbe propenso a entrare in questo mondo, ma per un motivo o per l’altro resta diffidente.
Non dimentichiamo di citare anche Edilcanapa, azienda che si dedica alla bioedilizia, con grande attenzione alle tematiche ambientali, e che oltre ai vari prodotti in canapa e calce produce anche un pannello traspirante e dunque deumidificante che previene la formazione di muffe e non emette sostanze nocive.
Il futuro che nasce dal passato
Parliamo dunque di una tecnologia che si sposa perfettamente con l’ambiente e le tematiche che riguardano il futuro di tutta l’umanità, con soluzioni che nascono dal passato. La canapa, con un giusto mix di calce ed argilla, è infatti la base della miscela che ha fatto da scudo alle grotte di Ellora ad Aurangabad, in India, proteggendone i dipinti per oltre 1500 anni2. È una testimonianza incredibile delle proprietà della canapa in edilizia, portata alla luce dallo studio condotto dall’archeoilogo Rajdeo Singh. Un’evidenza fondamentale della resistenza e durata di questo materiale e di come possa regolare la temperatura e l’umidità, soprattutto in un ambiente sotterraneo come una grotta, mantenendo intatti dei manufatti molto delicati. Tutto ciò avviene perché il biocomposito in canapa e calce, mineralizzando, diventa inattaccabile dai batteri e dalle muffe, trasformandosi così in un materiale che può sopravvivere per millenni, e che soprattutto è biodegradabile e riutilizzabile.
Note
1. Asaro I., Spinelli M., Case Study SLCA: Biomattone Equilibrium.
2. Singh M., Sardesai M. M., «Cannabis sativa (Cannabaceae) in ancient clay plaster of Ellora Caves, India», Current Science, 110(5):884-891 (2016).
_____________________________________________________________________________________________________________
POTREBBERO INTERESSARTI
La
balla di paglia, come
materiale di costruzione, garantisce una notevole
riduzione dei costi e dei
consumi energetici, grazie alle
eccellenti caratteristiche di isolamento termico.
I primi edifici risalgono alla fine dell’Ottocento e si devono ai coloni inglesi delle pianure del Nebraska, i quali in mancanza di pietre e di legname utilizzarono con successo balle di paglia per costruire le loro case. Tale tecnica prosperò fino agli anni quaranta quando la diffusione del cemento ne causò il graduale declino. Attualmente, in tutto il mondo, vengono costruiti circa 1000 nuovi edifici in paglia all’anno.
In Italia, uno dei primi fabbricati in balle di paglia è stato realizzato nel comune di Pramaggiore (Ve): si tratta di un’abitazione su due piani, ognuno dei quali ha un’estensione di circa 140 metri quadri. L’edificio, munito di regolare permesso a costruire, è stato realizzato da Stefano Soldati, allievo di Barbara Jones. Egli stesso ha partecipato alla costruzione di una decina di edifici in balle di paglia in diversi paesi europei.
Realizzare
un impianto fotovoltaico di tipo domestico è molto più facile di quanto sembri. Lo può fare chiunque: basta un cacciavite, un trapano elettrico, un piccolo saldatore e un minimo di capacità manuali. Al resto pensa l’autore di questo
agile manuale che, con le sue
minuziose istruzioni e il
dvd allegato, accompagna il lettore passo passo attraverso le varie fasi: assemblaggio delle celle, montaggio e installazione del pannello.
Con l’aiuto di questo libro, chiunque sarà in grado di produrre dal sole l’energia elettrica necessaria per illuminare una baita di montagna o alimentare una piccola pompa per giochi d’acqua.
Autocostruzione dei pannelli fotovoltaici è rivolto a tutti coloro che ritengono l’alfabetizzazione al solare una scelta necessaria e irrinunciabile per il futuro del Pianeta.
A completare il libro, un’appendice per utilizzare al meglio gli incentivi statali stanziati a favore di chi installa un impianto fotovoltaico.