«Con la conversione in legge del decreto “Cura Italia”, dobbiamo ora fare i conti con l’accelerazione che il Governo ha impartito all’installazione e all’avvio della tecnologia 5G e ciò malgrado le moltissime e preoccupanti questioni aperte sulla sua sicurezza»: con queste parole l’oncologa Patrizia Gentilini, componente del comitato scientifico dell’associazione Isde Medici per l’Ambiente si fa portavoce dei timori di un numero crescente di cittadini e comitati su un tema caldissimo all’ordine del giorno.
Il riferimento è all’articolo 82 del decreto, con cui si autorizzano le compagnie di telecomunicazioni allo «svolgimento di ogni utile iniziativa per potenziare le infrastrutture di comunicazioni elettroniche (…)». E ciò malgrado siano ormai oltre trecento i Comuni che, in forme e modalità differenti, hanno espresso contrarietà all’installazione delle nuove antenne.
Dottoressa Gentilini, cosa ritiene stia dunque accadendo in Italia su questa questione?
È chiaro che così facendo si concede un ulteriore potere alle multinazionali delle telecomunicazioni che già ora sono autorizzate a entrare nelle proprietà private o a procedere per l’espropriazione di terreni e quant’altro. Ciò è particolarmente grave in relazione al momento di grande criticità che stiamo vivendo in seguito alla pandemia perché, con il paese di fatto bloccato, le persone in molti casi isolate, tribunali e studi legali che sono rimasti chiusi, diviene estremamente difficoltoso opporre forme di resistenza o protesta.
Ci sono poi altri aspetti inquietanti che mi fanno pensare che si siano purtroppo create le condizioni ideali per portare a compimento un modello di società basato sulla tecnologia digitale, in cui anche i rapporti sociali, familiari ed affettivi verranno profondamente rivoluzionati. Per esempio, alla guida della task force governativa per uscire dall’emergenza Covid-19 c’è l’ex amministratore delegato di Vodafone. Poi, si è preferito ricorrere a una App di tracciamento piuttosto che cercare di imparare la lezione che Sars2 ci ha dato, ovvero che questa, come le altre pandemie che ci sono state e che verranno, è espressione di un ambiente malato. Se non si fa nulla per riequilibrare il rapporto con la natura, non potrà essere solo la tecnologia a salvarci.
Mi chiedo inoltre perché siano state riaperte le fabbriche e non le scuole, cosa che in altri paesi europei è avvenuta. Almeno qualche settimana di ritorno alla normalità per i nostri bambini credo sarebbe stata fondamentale, soprattutto per il loro equilibrio psichico ed emotivo, per le relazioni e le amicizie. Visto che, oltretutto, fortunatamente i bambini sono risparmiati dalla pandemia! Poi mi sembra che l’insistenza con cui si spinge sulla didattica digitale dimostri la volontà di sostituirla alla presenza e al rapporto umano. Temo che si voglia plasmare in questo modo una intera generazione, per la quale mondo reale e virtuale saranno sempre meno distinguibili.
In Italia a che punto è la consapevolezza dei potenziali rischi del 5G? La mobilitazione dei cittadini è massiccia? C’è un fronte critico tra gli amministratori negli enti locali?
La consapevolezza è certamente cresciuta, grazie soprattutto all’impegno di scienziati e medici che hanno messo a disposizione le loro conoscenze per fornire le basi scientifiche e le motivazioni che portano a chiedere quantomeno una moratoria sul 5G. A ciò si aggiunge il lavoro e l’impegno dei tanti comitati e associazioni, presenti ormai in ogni regione, che hanno svolto ampia e capillare opera di divulgazione sugli effetti e su rischi del 5G e delle radiofrequenze in generale. C’è da dire che se si confronta la potenza di fuoco messa in atto dalle compagnie telefoniche con quella di chi viceversa contrasta il 5G, c’è da impallidire, perché la seconda è infinitamente minore. Certo è che le persone hanno iniziato veramente a farsi domande. Basti pensare agli abbattimenti generalizzati di alberi nelle città, fenomeno che appare legato all’installazione del 5G, la cui funzionalità è ridotta o comunque ostacolata dalle piante, specie se alte e frondose1.
Per quanto riguarda le azioni di contrasto promosse dagli enti locali, mi risulta che numerosissimi comuni si siano espressi criticamente. Purtroppo la situazione di emergenza in cui viviamo e il ricorso sistematico a decretazioni di urgenza mina pericolosamente i più basilari diritti costituzionali. Come ha spiegato anche il professor Michele Carducci, ordinario di diritto costituzionale comparato all’Università del Salento2, in virtù delle incertezze che ruotano intorno al 5G, la questione dovrebbe essere collocata all’interno dei diritti costituzionali della persona umana: salute, diritto all’informazione e consenso informato. Carducci conclude affermando che: «Nessuna legge riconosce l’ignoto tecnologico come trattamento sanitario obbligatorio. Di conseguenza nessun privato può imporlo solo per il fatto di averlo inventato».
Esattamente quanto oltre trent’anni fa affermava Lorenzo Tomatis: «Adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi… evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico».
Quali effetti biologici può comportare il 5G? Quali sono i potenziali rischi?
Le conoscenze sugli effetti biologici del 5G sono piuttosto scarse e questo di per sé impone prudenza. Ma già quelle di cui disponiamo sono comunque sufficienti per giustificare la preoccupazione3,4. A rigor di logica si dovrebbe procedere con studi e approfondimenti, quali ad esempio quelli che l’Istituto Ramazzini si è reso disponibile a eseguire, visto che l’assenza di evidenze non corrisponde a evidenza di assenza.
La nuova tecnologia 5G andrà ad aggiungersi a tutte le altre sorgenti di radiofrequenze già oggi in essere e rappresenterà quindi una ulteriore fonte di esposizione. Inoltre porterà un cambiamento tecnologico enorme su scala globale, finalizzato da un lato a sviluppare l’intelligenza artificiale e dall’altro l’internet delle cose, ovvero oggetti in grado di «dialogare» fra loro, cosa anche questa sulla quale mai nessuno ci ha chiesto un parere!
L’obiettivo dichiarato è di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che nelle case di almeno l’80% della popolazione nazionale (il 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura 5G. Secondo l’Agcom, per raggiungere questi obiettivi, l’infrastruttura di rete del 5G sarà pienamente operativa con una densità di circa un milione di dispositivi connessi per chilometro quadrato. Il 5G, di cui la nostra associazione ha avanzato formale richiesta di moratoria già nel 2017, inizialmente userà le bande 700 MHz, 3.4-3.8 GHz, 26 GHz (onde centimetriche) e, successivamente, le bande comprese nella gamma tra 24.25 e 86 GHz (onde millimetriche). Questo tipo di onde penetra nella cute fino a 10 mm e per i fautori del 5G questa limitata penetrazione viene considerata scevra da rischi per la salute; ma non è affatto così, perché la penetrazione anche di pochi millimetri nel nostro corpo può generare effetti negativi sia locali che sistemici.
Esiste un grande dibattito a livello scientifico sugli effetti biologici delle radiofrequenze, perché da un lato le agenzie ufficiali, a cominciare dall’Icnirp, riconoscono come unici effetti quelli a breve termine di tipo termico, ma dall’altro una mole davvero imponente di studi, per lo più prodotti da istituzioni indipendenti, ha documentato, specie nel lungo periodo, rischi ben più gravi sia di tipo cancerogeno che non. Per esposizione a radiofrequenze si osservano infatti fondamentalmente (in base alle dosi, al tempo di esposizione e alla lunghezza d’onda) alterazioni a livello delle membrane cellulari, modificazione dei canali del calcio e dei meccanismi enzimatici di riparo del Dna, ma soprattutto stress ossidativo con formazione di radicali liberi, evento quest’ultimo che rappresenta uno dei più importanti fattori di danno biologico, in grado di innescare a cascata tutta una serie di gravi conseguenze sulle funzioni riproduttive e su quelle del sistema nervoso, endocrino, metabolico e immunitario.
Sul 5G specificatamente disponiamo di altre conoscenze derivanti da indagini sperimentali, ovvero condotte su colture cellulari o su animali, mentre mancano conoscenze adeguate sul piano epidemiologico, ovvero sulla popolazione umana, conoscenze che, se si procederà come sembra su larga scala, mai ci potranno essere visto che tutti saremo esposti e mancherà quindi la possibilità di confrontare esposti e non esposti. Le evidenze sperimentali oggi disponibili attestano che sia le onde centimetriche che quelle millimetriche del 5G inducono effetti biologici avversi che riguardano l’alterazione dell’espressione genica (effetti epigenetici), modificazioni delle membrane citoplasmatiche, della funzionalità dei sistemi neuromuscolari, la stimolazione della proliferazione cellulare e la produzione di proteine coinvolte in processi infiammatori/immunologici.
Inoltre l’esposizione di fibroblasti umani adulti e fetali a 25 GHz per 20 minuti ha comportato effetti sui cromosomi noti come predisponenti al cancro. Vi sono quindi tutti i presupposti per rinnovare la richiesta di moratoria che dalla società civile e da vasta parte del mondo medico e scientifico è stata già più volte avanzata, anche perché l’azione deleteria del 5G si esplicherà non solo sull’uomo, ma anche su altre forme viventi, in particolare sugli insetti. Già sappiamo quanto la perdita di insetti impollinatori, anche per altri motivi come l’utilizzo di pesticidi, rappresenti un problema di enorme rilievo a carattere globale.
Inoltre, come pubblicato su Nature nel 2019, il 5G renderà più difficile prevedere gli eventi meteorologici estremi a causa di interferenze con alcune delle frequenze utilizzate con le trasmissioni satellitari.
Note1. www.isde.it/wp-content/uploads/2019/09/Rapporto-indipendente-isde_ec-sui-campi-elettromagnetici-1.pdf2. www.isde.it/wp-content/uploads/2019/07/RevCarducci-su-5G.pdf3. Di Ciaula A., «Towards 5G communication systems: are there health implications?»,
Int J Hyg Environ Health, 221(3), 367-375 (2018).
4. Kostoff R. N., Heroux P., Aschner M., Tsatsakis A., «Adverse health effects of 5G mobile networking technology under real-life conditions»,
Toxicol Lett., 323, 35-40 (2020).
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