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Portare i bambini: una pratica naturale

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Le tecniche del portare i bimbi nella fascia sono sempre più diffuse e accettate. Ecco perché possono avere benefici sulla salute e perché sono infondati i pregiudizi sul rischio di viziare i bambini.
Portare i bambini: una pratica naturale
Come mai il bambino piange in continuazione? E ora cosa gli manca? Ha cibo a intervalli regolari, una mamma che gli corre dietro a ogni sussulto, un orsacchiotto e una bella cameretta colorata tutta per sé. Ma basta lasciarlo un po’ solo nel lettino che si mette a strillare!
Chi ha sperimentato la fascia portabebè sa bene che i bambini preferiscono stare a diretto contatto con gli adulti. E si sarà anche accorto che questa pratica consente anche di svolgere con più facilità i più normali compiti quotidiani. C’è forse il pericolo di viziare i propri figli? Il dubbio è sconfessato dalla biologia. La pratica del portare i bambini ha una lunga storia e ha sempre accompagnato lo sviluppo del genere umano. I neonati, esseri indifesi e ancora incapaci di autonomia, sono sempre stati portati a contatto del corpo durante tutta la giornata e sono stati abituati a essere allattati a brevi intervalli di tempo. I nostri parenti più prossimi, come le madri degli scimpanzé, ancora oggi ce ne danno testimonianza.
Se guardiamo alle abitudini dei nostri antenati possiamo osservare che la vita quotidiana prevedeva una permanente mobilità dell’intero gruppo, basata sulla caccia e la raccolta di piante spontanee. In definitiva, abbiamo alle spalle una lunga epoca di circa 5 milioni di anni, contro l’ultima e breve fase di appena 10 mila anni, in cui gli uomini sono diventati lentamente sedentari e in cui abbiamo inventato carrozzine, passeggini, girelli e camere separate per i figli.
Non si tratta di tornare indietro. Le abitudini cambiano e la nostra cultura ha avuto un’evoluzione che ci ha inevitabilmente sradicato dalla vita comunitaria e dal nomadismo. Aver presente da dove veniamo e interrogarsi sui bisogni del bambino ha però un grande significato, che può persino migliorare la nostra vita di tutti i giorni e quella dei nostri figli.

Il valore della vicinanza

«La vicinanza dei genitori trasmette al bambino protezione, sicurezza e calma; anche al di là del periodo della prima infanzia» spiega Evelin Kirkilionis, autrice del libro I bambini vogliono essere portati, un vero classico per l’accudimento dei figli, già tradotto in una decina di lingue straniere, e appena pubblicato in Italia da Terra Nuova Edizioni, grazie alla collaborazione con il Centro studi scuola del portare di Roma.
«Nella richiesta di vicinanza di una persona di fiducia la biologia riveste un ruolo molto importante» scrive la biologa tedesca. «La predisposizione comportamentale del neonato si basa sul bisogno di avere vicino una persona che si occupa di lui. Un neonato, in realtà, non è conscio che è in un ambiente protetto e senza pericoli. Anche quando riposa solo nel suo lettino, non sa di essere al riparo dagli appetiti degli orsi o di altre belve primitive. Possiamo rigirarla come vogliamo: la nostra predisposizione genetica comportamentale è la stessa dei nostri antenati cacciatori-raccoglitori, di quell’era che lentamente si dissolse gradualmente soltanto 10 mila anni fa con i primi insediamenti del neolitico. Ovviamente, con il passare del tempo, lo spazio di azione di un bambino si fa sempre più ampio. A un certo punto, basterà avere la percezione che i genitori gli sono vicini, sarà sufficiente solo il fatto di sentirli. Il bimbo potrà allontanarsi e corrergli di nuovo incontro, per rassicurarsi della loro presenza.
Nelle situazioni di insicurezza, tuttavia, il contatto corporeo torna ad essere necessario. Secondo questa predisposizione biologica, il fatto di essere lasciato da qualche parte da solo, per il bambino significa non solo sentirsi trascurato dalle persone che si dovrebbero prendere cura di lui, ma sentirsi anche abbandonato, in una condizione di forte pericolo. Ecco perché un neonato, che dorme nel suo lettino o che viene lasciato solo in una camera, inizia subito ad agitarsi. Quando alle sue richieste di contatto di base non segue risposta, prova con tutte le sue forze a reclamare la presenza di una persona in grado di dargli protezione».

La diffusione del portare

Sempre più genitori fanno la scelta di acquistare un supporto per portare i bambini, di cui esistono numerose varianti tra fasce elastiche, fascia ad anelli, e fasce tradizionali come Mei Tai e Onbuhimo, e hanno la necessità di dover imparare vantaggi e svantaggi di ogni soluzione, insieme alle diverse tecniche di legatura.

«Credo si possa dire che il portare sia una pratica diffusa ben accettata» testimonia Evelin Kirkilionis. «Qualche anno fa quando si andava per la strada con il bambino rannicchiato nella fascia, le persone osservavano con diffidenza o facevano strani commenti. La cosa positiva è che sta venendo meno anche una certa caratterizzazione ideologica. Non sono più solo gli alternativi ecologisti ad usare la fascia. E trovo giusto anche che questa scelta abbia perso un po’ del suo assolutismo. Che si possa cioè decidere di portare nella fascia, alternando anche l’uso di altri strumenti convenzionali come carrozzine o passeggini, a seconda del bisogno del genitore. Anche medici e pediatri oggi raccomandano con disinvoltura questa pratica e si trovano diverse pubblicazioni scientifiche sui benefici per una crescita sana».
Rimane il fatto che la diffusione di queste tecniche non è del tutto indolore. In rete si trova di tutto e anche i più diffusi marchi di abbigliamento per neonati offrono supporti ergonomici e marsupi di vario genere, con il rischio di non dare informazioni appropriate. Per fortuna, ci rassicura Evelin, ci sono scuole competenti, ormai in tutta Europa, con diverse ostetriche che danno direttamente consulenza ai genitori. Anche in Italia ci si può rivolgere a valide scuole specializzate in consulenza e sostegno genitoriale. Un’attenzione che fa ben sperare rispetto a un rapporto più armonico tra genitori e figli e alla costruzione di un background emotivo più solido anche per gli anni a venire.

Benessere e difese immunitarie

«La vicinanza corporea è ciò che trasmette al bambino la sicurezza, il contatto corporeo calma più di ogni altra cosa e può avere un effetto anche sul lungo periodo» spiega Evelin Kirkilionis. «Per un bambino non è solo importante essere vicino a un adulto, ma è fondamentale essere inserito nel contesto sociale. Non c’è bisogno che sia sempre al centro dell’attenzione, ma che si senta integrato nella vita della famiglia e della società. Ricordiamoci però che i bambini hanno anche bisogno di altro: devono avere la possibilità di interagire in altro modo, gattonare, esplorare il mondo e le proprie abilità. Se siamo ricettivi possiamo capire molto bene quando un bambino vuole essere portato e quando preferisce fare altro. Ed è importante che non siano solo le madri a portare i piccoli. Anche nelle culture tradizionali ci sono diverse persone che si occupano di loro».
Il contatto corporeo, ma anche il movimento e le piccole variazioni di posizione, stimolano l’affinamento dei sensi e delle capacità cognitive. «In fondo» riflette la Kirkilionis «si cerca sempre di emulare il movimento attraverso il cullare, o il muovere su e giù la carrozzina. La pratica del portare, oltre a favorire la calma, stimola il movimento dei muscoli e determinati ormoni, attivando il sistema immunitario del bambino».

PER SAPERNE DI PIÙ:

Scuola del portare. Italian Babywearing School,
tel 348 4682078 – www.scuoladelportare.it
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Giugno 2020  

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IL LIBRO

I supporti per il trasporto fanno ormai parte dell’equipaggiamento di base di un bambino. Sono disponibili in numerosi design, colori e dimensioni, si trovano in tutti i negozi e vengono pubblicizzati un po’ ovunque. Ma come orientarsi tra le tante offerte di un mercato fin troppo ricco? A cosa bisogna prestare attenzione quando si decide di portare un bambino? Quali supporti preferire fra tutti quelli disponibili? Quando, per quanto tempo e perché scegliere il babywearing al posto del classico passeggino? Nelle pagine di questo libro si trovano tutte le risposte a queste e altre domande.

I genitori possono trovare tutte le informazioni di base sul babywearing, incluse importanti considerazioni che riguardano la salute e il corretto sviluppo dei bambini portati. L’autrice si sofferma sui diversi metodi di trasporto, sottolineando benefici e criticità, e dimostra come la scelta del babywearing favorisca lo sviluppo motorio, sensoriale e cognitivo del bambino, rinforzi il legame genitori-figli e permetta ai portatori di fare una bellissima esperienza.
Numerose fotografie accompagnano passo dopo passo i lettori e le lettrici, e aiutano a comprendere come indossare fasce, mai tai, marsupi ergonomici e tanti altri supporti.
 

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